Utente:Luppyo/Sandbox2: differenze tra le versioni

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L’ordine preciso ai partigiani fu: ogni distaccamento agisca in modo autonomo, si salvi l’equipaggiamento, si eviti il combattimento in paese per non compromettere i civili e gli innocenti, ci si sposti sulle alture di Col Palazzo con disposizione a raggiera. In mezzo ad un inferno di fuoco d’armi automatiche pesanti e leggere, i partigiani poterono guadagnare le posizioni prestabilite. Lo sbaglio di calcolo di una colonna nazi-fascista, quella che veniva da Ardesio, fu la salvezza dei partigiani. In Valzurio però i nazi-fascisti non trovarono che civili e bottino da catturare a quelle povere famiglie che, con immense fatiche e sacrifici, avevano raccolto un po’ di roba e di animali. Qui ferirono anche una povera ragazza.
 
Tutto quanto era asportabile lo portarono via, malmenando il Parroco di Valzurio, percuotendolo duramente, e sfogando la loro rabbia nel saccheggiare, devastare e infine distruggere col fuoco l’intera frazione. <ref>Don Giovanni Bonanomi in: Gabriele Carrara, ''Villa d’Ogna nel vortice della resistenza: diario del partigiano Carmelo'', 1987, pp. 52-53.</ref>}}
 
Don Giovanni Bonanomi in: Gabriele Carrara, Villa d’Ogna nel vortice della resistenza: diario del partigiano Carmelo, 1987, pp. 52-53
 
Con queste parole l’allora curato di [[Villa d'Ogna]] don Giovanni Bonanomi raccontava l’inizio di quel tragico 14 luglio [[1944]].