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Il fenomeno del '''reimpiego''' in [[architettura]] e [[storia dell'arte]] è costituito dal riutilizzo di materiale antico in costruzioni più recenti.
Il riutilizzo di [[Materiale da costruzione|materiale edilizio]] tratto da costruzioni precedenti non più in uso, è comune in tutta la storia umana, ma il fenomeno del reimpiego assunse precisi caratteri artistici nell'ambito dell'[[architettura romana]] di epoca [[Impero romano#La tarda età imperiale|tardoantica]] e in seguito in tutta l'epoca [[Medioevo|medievale]].
La pratica fu particolarmente diffusa a [[Roma]], ma anche a [[Costantinopoli]] (per esempio le sculture esterne della chiesa di [[Panagia Gorgoepikoos]] ad [[Atene]]), nell'occidente medievale (ad esempio i fusti in [[Porfido rosso antico|porfido]] della [[Carlo Magno|carolingia]] [[cappella
L'interpretazione del fenomeno si alterna tra l'ipotesi "ideologica" e quella "pragmatica". Il punto di vista "ideologico" descrive il riuso di elementi scultorei o architettonici tratti da monumenti di imperi o dinastie precedenti sia in senso "trionfale", come "spoglie" di nemici vinti, sia in senso di rinnovo, come riappropriazione delle glorie del passato, mentre il punto di vista "pragmatico" sottolinea l'economicità di riutilizzare materiali già pronti a confronto con la produzione di nuovi blocchi. Questi due aspetti, comunque, non si escludono a vicenda e ogni singolo caso deve essere valutato diversamente nel suo particolare contesto storico.
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[[File:Constantine arch datation.svg|thumb|I rilievi dell'arco di Costantino, reimpieghi da edifici degli imperatori precedenti: in verde di epoca traianea, in giallo di epoca adrianea, in azzurro dell'epoca di Marco Aurelio; a questi si aggiungono i rilievi di epoca costantiniana, appositamente scolpiti per l'arco, in rosso. Anche la maggior parte degli elementi della decorazione architettonica e persino dei blocchi della muratura, sono costituiti da materiale di reimpiego di diversa provenienza.]]
Il riutilizzo di materiali da costruzioni precedenti non fu molto diffuso in epoca tardo-[[Repubblica romana|repubblicana]] e nei primi secoli dell'[[Impero romano|impero]], a causa del carattere propagandistico di molte costruzioni pubbliche, destinate a celebrare i personaggi che le avevano finanziate. Una sempre maggiore disponibilità di pietre provenienti dalle cave, e in particolare di pregiate varietà di [[Storia del marmo nell'età antica|marmo]], provenienti dalle diverse [[Provincia romana|province]] dell'impero, rendeva inutile lo sforzo di riadattare materiali precedenti Fanno eccezione le parti della costruzione non visibili al pubblico, come le [[Fondazione (edilizia)|fondazioni]], o i ''coementa'' del nucleo in [[Opera cementizia|cementizio]] della muratura, dove i blocchi di edifici precedenti eventualmente disponibili sul posto potevano essere fatti a pezzi e riutilizzati nella funzione di materiale edilizio indifferenziato.
Nel [[III secolo]], tuttavia, con la [[Crisi del III secolo|crisi dell'impero]], si ebbe una minore disponibilità di pietre prodotte dalle cave e si iniziarono a riutilizzare blocchi di marmo provenienti da altre costruzioni. Quest'uso assunse forme sempre più visibili, in particolare per gli elementi degli [[Ordine architettonico|ordini architettonici]] (capitelli, fusti, trabeazioni) e per i rilievi scolpiti, che arrivarono ad essere riutilizzati nella medesima funzione che avevano nell'edificio originario.
Quest'uso ebbe una considerevole espansione in epoca [[Costantino I|costantiniana]], quando assunse anche valori simbolici, come riferimento esplicito ad un modello del passato che ci si propone di seguire: esempio paradigmatico ne è l'[[arco di Costantino]], dove rilievi scolpiti dell'epoca di [[Traiano]], [[
Il materiale proveniente da edifici antichi iniziò ad assumere, in aggiunta al valore intrinseco della materia prima, il valore che gli derivava dalla sua antichità
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