Caproni Ca.16: differenze tra le versioni

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{{citazione|[...] Noi abbiamo però fede in un latente entusiasmo sportivo della nostra industria nazionale; e poiché Roma è la mèta attuale agognata di grandi voli da farsi con apparecchi stranieri, la ''Gazzetta dello Sport'' istituisce un trofeo d'arte di [[Lira italiana|L.]] 1000 per quell'aviatore che pilotando un apparecchio italiano costruito in Italia effettuerà per primo il viaggio aereo da Milano a Roma nel tempo massimo di ore undici, inferiore a quello minimo degli altri mezzi di locomozione. E la Società italiana di Aviazione, che allo sviluppo dello sport aviatorio ha dato fin dal [[1908]] feconde energie e cospicui contributi, destina in premio per l'istesso viaggio la grande coppa d'argento che nel [[1906]] il sentatore [[Ettore Ponti|Ponti]], allora sindaco di Milano, istituiva per il ''récord'' di durata di 15 minuti di volo, allora non conquistato da [[Léon Delagrange|Delagrange]].<ref>{{cita|''Tre anni di aviazione''|p. 105.|Tre anni di aviazione}}</ref>}}
 
Il regolamento ammetteva che venissero effettuati scali, ma prevedeva che la durata del volo (che doveva rimanere sotto le 11 ore) fosse calcolata dal decollo a Milano all'atterraggio a Roma, senza che da questo valore fossero sottratte le soste per il rifornimento.<ref>{{cita|''Tre anni di aviazione''|p. 106.|Tre anni di aviazione}}</ref>}} Gianni Caproni e i suoi collaboratori, che già nell'aprile 1912 avevano ipotizzato, ma poi accantonato, un raid Milano-Roma, ritennero che la disponibilità del nuovo Ca.16 e quella dell'ottimo pilota Slavorossov rendessero accessibile l'impresa. Si scelse di impiegare un Ca.16 denominato ''Milano II'', che doveva essere consegnato a Roma, e per il quale il colonnello [[Maurizio Mario Moris]], in rappresentanza dell'[[Esercito italiano]], autorizzò il trasporto via aria anziché, come previsto, via terra.<ref>{{cita|''Tre anni di aviazione''|ppp. 108-109.|Tre anni di aviazione}}</ref>
 
La partenza fu pianificata per la mattina del 26 febbraio, e il 25 Slavorossov trasferì il ''Milano II'' da Vizzola Ticino all'aerodromo di [[Taliedo]], presso Milano; le condizioni meteorologiche previste erano buone, almeno per il tratto tra Milano e [[Pisa]], dove avrebbe dovuto essere effettuato l'unico scalo.<ref>{{cita|''Tre anni di aviazione''|p. 110-112.|Tre anni di aviazione}}</ref>
 
[[File:Slavorosoff's Caproni Ca.16 on the ground in Santa Marinella, Italy, 1913.jpg|thumb|Il Caproni Ca.16 di Slavorossov a [[Santa Marinella]], poco prima dell'arrivo a Roma al termine del raid Milano-Roma, fine febbraio-inizio marzo 1913.]]
 
La partenza fu pianificata per la mattina del 26 febbraio, e il 25 Slavorossov trasferì il ''Milano II'' da Vizzola Ticino all'aerodromo di [[Taliedo]], presso Milano; le condizioni meteorologiche previste erano buone, almeno per il tratto tra Milano e [[Pisa]],; dovequi avrebbe dovuto essere effettuato l'unico scalo.<ref>{{cita|''Tre anni di aviazione''|ppp. 110-112.|Tre anni di aviazione}}</ref>
 
Slavorossov decollò dal campo di volo di Taliedo alle 7.10, in direzione di [[Pavia]]; avrebbe dovuto raggiungere [[Genova]] dopo aver sorvolato [[Voghera]] e [[Novi Ligure]], per poi proseguire verso sud costeggiando il litorale tirrenico. Lungo il percorso erano state disposte stazioni di informazione meteorologica, e alcune navi della [[Marina militare italiana|Marina militare]] avevano ricevuto l'ordine di tenersi vicino alla costa per assistere, all'occorenza, il pilota.<ref>{{cita|''Tre anni di aviazione''|pp. 112-116.|Tre anni di aviazione}}</ref>
 
Slavorossov, che seguiva a vista la linea ferroviaria, sorvolò Pavia alle 7.29 e, raggiungendo una quota massima di 1700-1800&nbsp;m, superò gli [[Appennini]], arrivando su Genova alle 8.27; il primo tratto era stato disturbato da qualche banco di nebbia, mentre lungo la costa il tempo era sereno, benché ventoso; l'aviatore atterrò a Pisa alle 10.<ref>{{cita|''Tre anni di aviazione''|pp. 118-124.|Tre anni di aviazione}}</ref> A causa della posizione del sole che lo abbagliava, tuttavia, Slavorossov commise un errore e atterrò non nel punto prestabilito, vicino all'[[Ippodromo San Rossore|ippodromo]] di [[San Rossore]] (dove lo attendeva una cospicua folla), ma su un prato a circa 3&nbsp;km di distanza all'interno della tenuta reale. Raggiunto dai rappresentanti della ''Gazzetta dello Sport'' e dagli altri che lo aspettavano a terra, Slavorossov ebbe modo di rifocillarsi; alle 13 volle fare una telefonata alla famiglia per comunicare il buon esito della prima tappa, ma durante il ritorno in automobile dal luogo dov'era il telefono al prato in cui era rimasto l'aeroplano la vettura ebbe un incidente, in cui l'aviatore riportò una ferita al mento. La partenza per Roma subì dunque un ritado.<ref>{{cita|''Tre anni di aviazione''|pp. 121-124.|Tre anni di aviazione}}</ref>
 
[[File:Slavrosoff arrives.jpg|thumb|L'arrivo a destinazione del Caproni Ca.16 di Slavorossov al termine del raid Milano-Roma, 1913.]]