Programma atomico sovietico: differenze tra le versioni
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[[File:Д.Ф. Устинов, Б.Л. Ванников, А.И. Ефремов, В.А. Малышев. 1943 год.jpg|thumb|upright=1.3|Quattro dei più importanti dirigenti del programma atomico sovietico; da sinistra: [[Dmitrij Ustinov]], capo del ministero degli armamenti, [[Boris Vannikov]], principale collaboratore di Berija per l'operazione Borodino, [[Aleksandr Efremov]], commissario all'industria dei macchinari pesanti, [[Vjaceslav Malyšev]], responsabile del ministero per la costruzione di "macchinari medi", denominazione eufemistica per designare l'industria nucleare sovietica.]]
Ebbe quindi inizio la cosiddetta "Operazione Borodino" che fu il nome in codice assegnato al programma atomico sovietico dopo la
Berija divenne subito il capo supremo del programma atomico e diresse il lavoro con grande energia impiegando anche metodi e sistemi basati sull'intimidazione e le minacce, a lui consueti dai tempi della direzione del sistema concentrazionario-repressivo dello stato sovietico<ref name="AG51"/>. Egli impiegò per dirigere il programma e accelerare al massimo la ricerca e la produzione, uomini a lui fedeli provenienti dagli apparati della polizia segreta del [[Ministerstvo vnutrennich del|MVD]]-[[Ministerstvo gosudarstvennoj bezopasnosti|MGB]] che ripresero i vecchi sistemi intimidatori, ed esercitò enorme pressione sui suoi collaboratori affinchè ottenessero i risultati richiesti da Stalin; in alcune occasioni minacciò di trasformarli, in caso di insuccesso, in "polvere di lager"<ref>A. Graziosi, ''L'URSS dal trionfo al degrado'', pp. 51-52.</ref>. I suoi principali luogotenenti incaricati degli aspetti organizzativi dell'operazione Borodino, furono il capace Boris Vannikov, sottoposto ad arresti e torture nel 1941 e ritornato poco dopo alla direzione dell'industria degli armamenti, che assunse anche la guida del cosiddetto ministero per la "Costruzione di macchinari medi", che divenne da quel momento la denominazione ufficiale dell'industria nucleare sovietica, e [[Avraamij Pavlovič Zavenjagin]], uomo di grande preparazione e abilità, duro, determinato, ma in precedenza costruttore di alcune delle più grandi strutture del sistema [[GULAG]]<ref name="AG51"/>.
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Berija era un capo brutale e inesorabile, ma nel suo incarico dimostrò anche notevoli capacità organizzative, preparazione e determinazione; gli scienziati sovietici in gran parte apprezzarono le sue qualità positive ed espressero giudizi favorevoli sul suo operato alla guida del programma atomico<ref name="AG52">A. Graziosi, ''L'URSS dal trionfo al degrado'', p. 52.</ref>. Berija fu in grado, grazie alla sua capacità di comprendere i problemi e le difficoltà della ricerca atomica, alla sue doti di organizzatore e amministratore spietato ma efficiente, ad accelerare i lavori e, secondo alcuni membri del programma, svolse un ruolo decisivo che permise di sviluppare con successo la super-bomba sovietica<ref name="AG52"/>. Il capo dell'operazione Borodino in generale mantenne rapporti diretti molto buoni con Kurčatov e gli altri scienziati del progetto; solo Kapica entrò in contrasto con Berija per questioni legate all'impiego della manodopera tratta dal GULAG e anche per alcune decisioni teoriche non condivise dal fisico sovietico<ref>A. Lattanzio, ''Atomo rosso'', p. 33.</ref>. Kapica scrisse a Stalin una lettera per esprimere le sue opinioni; il dittatore fu comprensivo e rispose di essere interessato agli argomenti dello scienziato, ma in pratica Kapica da quel momento venne emarginato dai programmi principali di ricerca<ref name="AG52"/>.
Nonostante il ritiro di Kapica, Kurčatov e gli altri scienziati sovietici lavorarono strenuamente e con grande impegno al programma atomico; questi eccellenti ricercatori non erano privi di dubbi
=== La corsa contro il tempo ===
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