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Per quanto concerne la Spagna andalusa sappiamo che nel 1149 Pisa possedeva a Denia e a Valencia un fondaco, cioè una “casa commerciale” (o un complesso di edifici), adibita a magazzino che funzionava da “base operativa” per la gestione dei commerci in loco da parte degli operatori economici pisani. Del resto, la frequentazione di Porto Pisano da parte di navi provenienti da queste aree potrebbe essere suggerita pure da un documento del 1160 circa riguardante i pedaggi del porto messo in luce da Constable<ref>{{cita|Berti - Renzi Rizzo 1997|p. 283}}; {{cita|Barcelo Torres 1984|p. 131}}.</ref>{{#tag:ref|L’originale cita: “Pisa would impose tolls on ships arriving from Malaga, Almeria, Denia, Valencia, Barcelona and Majorca. The Sources do not say whether these charges were levied on Italian or Andalusian vessels …”, vedi {{cita|Constable 1994|pp. 132-133}}. |group=N}}: {{Quote|Pisa avrebbe imposto pedaggi sulle navi che arrivavano da [[Malaga]], [[Almeria]], [[Denia]], [[Valencia]], [[Barcellona]] e [[Maiorca]]. Le fonti non dicono se questi oneri siano stati applicati a navi italiane o andaluse …}}<small>(O.R. Constable, Trade and traders in Muslim Spain, 1994)</small>.
Tito Antoni parla anche di un fondaco pisano presente a Maiorca sin dalla dominazione islamica, che fu distrutto durante gli scontri per la conquista cristiana voluta e capeggiata da Giacomo I d'Aragona tra il 1229 e il 1232<ref>{{cita|Berti - Renzi Rizzo 1997|p. 283}}; {{cita|Calisse 1904|pp. 9, 140-141, 145}}; {{cita|Antoni 1977|p. 5/nota 8}}</ref>{{#tag:ref|Tito Antoni espone notizie interessanti sulle relazioni commerciali tra Pisa e le Baleari in questo periodo e oltre, e afferma che a Maiorca erano presenti membri delle più famose famiglie dell’aristocrazia mercantile pisana (p. 4).|group=N}}.
Le prime migrazioni di alcuni musulmani lontano da Maiorca, e quindi verso Pisa, potrebbero essere state stimolate da questi rapporti commerciali{{#tag:ref|Altra testimonianza di questi stretti rapporti di scambio sono i materiali negoziati dai pisani a Maiorca, fra il 1315 ed il 1322. Tra le tante merci importate nella città toscana figurano anche lo stagno ed il piombo, elementi indispensabili per la creazione delle coperture vetrose (vedi {{cita|Antoni 1977|p. 13}}).|group=N}}. La presenza islamica nella città del resto è già palese sul finire dell’XI e all'inizio del XII secolo. Ce ne dà conferma l'invettiva lanciata dal monaco Donizone contro Pisa, luogo secondo lui indegno ad accogliere e conservare le spoglie della contessa Matilde di Canossa in quanto era frequentato da pagani (turchi e libici per esempio){{#tag:ref|Donizone nel primo libro della sua opera “Vita di Matilde” ([[Vita Mathildis]]), nei versi nn. 1370-1373 dice: “Qui pergit Pisas, videt illic monstra marina. - Haec urbs Paganis, Turchis, Libicis, quoque Parthis – Sordida Chaldei sua lustrant litora tetri” (vedi {{cita|Davoli 1888|p. 142}}).|group=N}}. Le migrazioni di artigiani musulmani potrebbero poi essersi intensificate in seguito alla “Reconquista” cristiana della Spagna andalusa e delle Baleari, che si compì proprio nei primi decenni del Duecento<ref>BERTI - RENZI RIZZO 1997, p. 283. CONSTABLE 1994, p. 140.</ref>.
== Cronologia della maiolica arcaica pisana ==
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