Piacere: differenze tra le versioni
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Posizioni intellettualiste si trovano anche nel [[pensiero cristiano]], come in [[Tommaso d'Aquino]]<ref>Pierre Rousselot, ''L'intellettualismo di san Tommaso'', Vita e Pensiero, 2000</ref>; a esse, tuttavia, si contrappongono le correnti del [[volontarismo]] etico, che afferma la superiorità della volontà e degli elementi sentimentali ed emotivi come, ad esempio, in [[Blaise Pascal]], con la teorizzazione dell<nowiki>'</nowiki>''esprit de finesse'' («spirito di finezza»), prevalente sull'intelletto e sulle facoltà [[ragione|razionali]]).
In epoca medievale cristiana il dibattito morale sulla relazione tra piacere e significato della vita umana, che costituiva l'oggetto principale della filosofia antica, scompare completamente. La concezione cristiana del piacere si rifa alla tendenza [[ascetismo|ascetica]] del [[platonismo]] e dal [[neoplatonismo]] secondo un'ottica di disinteresse e condanna dei piaceri corporei come fonte di peccato e di esaltazione invece della castità. Movimenti ereticali nel corso del Medioevo mitigarono questa visione di rigido ascetismo quando prevalse nella [[Scolastica (filosofia)|Scolastica]] la dottrina aristotelica. <ref>''Enciclopedia Garzanti di filosofia'', 1981, p.700</ref>
Il tema del piacere, confinato al pensiero pagano, torna ad essere oggetto d'indagine filosofica solo nell'Umanesimo con [[Lorenzo Valla]] (1405-1447) che esalta il piacere come unico movente dell'azione umana <ref> L.Valla, ''De voluptate'', 1432</ref> opponendosi fermamente alla [[morale]] [[stoicismo|stoica]] e all'[[ascetismo]] [[Medioevo|medievale]], sostenendo la possibilità di conciliare il [[Cristianesimo]], ricondotto alla sua originarietà, con l'[[edonismo]], recuperando così il senso del pensiero di [[Epicuro]] e [[Tito Lucrezio Caro|Lucrezio]], che avevano sottolineato come tutta la vita dell'uomo sia fondamentalmente volta al piacere, inteso non come istintività, ma come calcolo dei vantaggi e svantaggi conseguenti ad ogni azione. Così anche [[Bernardino Telesio]] (1509-1588) pensa che l'animale uomo consideri bene supremo la sua stessa conservazione fisica. L'etica quindi consiste nel giudicare bene tutto ciò che favorisce la propria conservazione, male tutto quello che la ostacola. Il bene sarà quindi riscontrabile nel piacere, il male nel dolore.<ref>B. Telesio, ''De rerum natura'', IX, 2, 27</ref>
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