Fininvest: differenze tra le versioni

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==Storia==
Il 21 marzo [[1975]] [[Silvio Berlusconi]] - che già possiede le [[società (diritto)|società]] edilizie [[Edilnord]] s.a.s. (fondata nel 1962) e Italcantieri s.r.l. (nata nel 1973)<ref>{{cita web|url=https://sottoosservazione.wordpress.com/2009/09/21/fiduciarie-svizzere-casalinghe-zii-cugini-e-p2-i-soci-di-silvio/|titolo=Fiduciarie svizzere, casalinghe, zii, cugini e P2: i soci di Silvio|accesso=16 maggio 2018}}</ref> - costituisce a [[Roma]] una [[società a responsabilità limitata]] denominata "Fininvest". L'11 novembre dello stesso anno la Fininvest diviene una [[società per azioni]] e trasferisce la propria sede a [[Milano]], assumendo il controllo delle altre società milanesi di Berlusconi. Successivamente, l'8 giugno [[1978]], a [[Roma]], nasce un'altra SRLs.r.l. denominata "Fininvest Roma" che ha tra i soci anche la [[Banca Nazionale del Lavoro]] ede ha come amministratore unico [[Umberto Previti]].{{citazione necessaria}} Nello stesso periodo Berlusconi acquisisce nel [[1977]] una quota della Società Europea di Edizioni, editrice del quotidiano milanese ''[[Il Giornale]]'', diventando nel giro di due anni l'azionista di maggioranza, e l'[[emittente televisiva]] locale [[Telemilano]] nel [[1978]].
 
La Fininvest Roma S.r.l. incorpora per fusione la Fininvest S.p.a. di Milano il 26 gennaio [[1979]] assumendone la denominazione e trasferisce la sede a Milano; il [[capitale sociale (economia)|capitale sociale]] ammonta a 52 miliardi di lire e a luglio Berlusconi ne assume la presidenza con amministratori delegati il fratello [[Paolo Berlusconi|Paolo]] e il cugino [[Giancarlo Foscale]]. Nello stesso anno Berlusconi fonda [[Reteitalia]] e la [[concessionaria]] di pubblicità [[Publitalia '80]] per sostenere il mercato televisivo di [[Telemilano 58]], nuova denominazione di Telemilano.
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===Altre attività===
[[File:Logo-standa-fininvest1.PNG|thumb|right|Logo della Standa nel periodo Fininvest.]]
Nel [[1986]] la Fininvest acquista il [[Associazione Calcio Milan|Milan]], una delle maggiori società calcistiche in ambito italiano e internazionale. Nel [[2018]] acquisisce l'intero pacchetto azionario del {{Calcio Monza|NB}}.
 
Nell'aprile [[1988]] la holding entra nel settore della [[grande distribuzione organizzata]] italiana, comprando la [[Standa]] (rilevato dalla [[Montedison]] e poi scorporato nel [[1999]]).
 
Negli [[Anni 1990|anni novanta]], attraverso la controllata [[Publitalia '80]], la Fininvest entra anche nellanel settore dei [[parco di divertimento|parchi di divertimento]], partecipando alla costruzione di ''[[Mirabilandia]]'', che aprirà nel [[1992]]. L'impresa tuttavia non si rivela sufficientemente redditizia: nel [[1997]] il parco passa infatti a una cordata italo-tedesca (costituita dal gruppo Löffelhardt - proprietario di ''[[Phantasialand]]'' - e da Giancarlo Casoli) grazie alla quale il parco romagnolo sarà un successo internazionale.
 
Nel [[1994]] la Fininvest debuttaesordisce nel settore della produzione e distribuzione cinematografica con la società [[Medusa Film]], che poi confluisce nel [[Gruppo Mediaset]] (a sua volta controllato da Fininvest) nel [[2007]].
 
Nel [[1997]] entra nel settore dei cataloghi distribuendo la prima edizione di [[Pagine Utili]].
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=== Società controllate e principali partecipazioni ===
*[[Mediaset]] 43 ,7% (azionista di maggioranza) '''quotata in borsa'''
**Grupo Mediaset España Comunicación S.A. (tramite Mediaset) (50,21%) '''quotata in borsa'''
*[[Arnoldo Mondadori Editore]] 53,7% (azionista di maggioranza) '''quotata in borsa'''
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*[http://www.albaservizi.com Alba Servizi Aerotrasporti] S.p.A.100%
*Fininvest Gestione Servizi S.p.A.
*Trefinance S.A. 100% finanziaria Lussemburgheselussemburghese
*[[Società Sportiva Monza 1912|Società Sportiva Monza]] 100%
 
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=== Lodo Mondadori / [[Guerra di Segrate]] ===
Nel 1991 gli eredi Formenton cedono a Fininvest il 25,7% della finanziaria Amef, co-controllante della [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]] e Silvio Berlusconi diviene presidente della casa editrice. L'altra co-controllante, la [[Compagnie Industriali Riunite|Cir]] di [[Carlo De Benedetti]], ha però rastrellato il 79% delle [[Azione privilegiata|azioni privilegiate]] Mondadori e detiene la maggioranza nell'assemblea straordinaria. La casa editrice è paralizzata da una doppia maggioranza che porta a una battaglia legale che arriva a sentenza il 14 gennaio [[1991]] quando la [[Corte d'appello (Italia)|Corte d'appello]] di Roma, giudice relatore Vittorio Metta, dà ragione alla Fininvest. Tale sentenza, come verrà definitivamente stabilito dalla Magistratura<ref>[http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/07_Luglio/13/lodo_mondadori_previti.shtml Lodo-Mondadori, confermate le condanne - Corriere della Sera]</ref>, è però frutto della corruzione da parte di Cesare Previti, allora avvocato della Fininvest, nei confronti dello stesso Metta. De Benedetti deve venire a patti con Berlusconi e, dopo un negoziato tra le parti, la Fininvest mantiene la Mondadori, dal canto suo De Benedetti conserva la proprietà dei suoi giornali come ''[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]'' e ''[[L'Espresso]]''.<br />Il giudizio definitivo che accerta la corruzione del giudice Metta e lo condanna insieme acon Previti e ad altri consente a De Benedetti di intentare causa per danni alla Fininvest. Il Tribunale Civile di Milano gli dà ragione e, con la sentenza 3 ottobre 2009, stabilisce che la Fininvest deve corrispondere alla CIR la somma complessiva di poco meno di 750 milioni di euro per il risarcimento del danno conseguente alla "perdita di opportunità" connesso al giudizio legato al cosiddetto «Lodo Mondadori». La Corte d'Appello di Milano conferma in secondo grado (8 luglio 2011) la precedente sentenza e impone alla Fininvest di risarcire la CIR di 560 milioni di euro. Marina Berlusconi dichiara di voler ricorrere in Cassazione. Alla fine dell'anno finanziario 2010, la Fininvest non ha previsto accantonamenti, ma ha anche negato la distribuzione di dividendi ai soci (nel 2009 per un valore di 200 milioni di euro) in vista di questa sentenza. Quindi, anche appoggiandosi alle entrate della quotazione in Borsa di Mediaset, la liquidità garantisce la possibilità finanziaria del pagamento del maxi risarcimento (a oggi garantito a CIR con una fidejussione di 806 milioni di euro).<ref name=":1" />
 
La [[Lodo Mondadori|vicenda legata alla acquisizione della Mondadori]] è stata chiusa il 13 luglio [[2007]] dalla [[Corte di cassazione]] che ha stabilito in via definitiva che la sentenza della Corte d'Appello che chiuse la vicenda Mondadori fu frutto della [[corruzione]] stabilendo che l'acquisizione della Mondadori da parte della Fininvest avvenne grazie alla corruzione del giudice [[Vittorio Metta]] della [[Corte d'appello di Roma]] da parte dell'allora avvocato della Fininvest [[Cesare Previti]], condannato per questo in via definitiva a un anno e sei mesi di reclusione; i reati a carico degli alti dirigenti Fininvest, fra cui lo stesso Berlusconi, sono invece caduti in prescrizione.
 
=== Origine dei capitali ===
Altre controversie esistono sull'origine dei capitali che permisero alla Fininvest di nascere alla fine degli anni settanta. Il capitale della società è custodito in un certo numero di holding denominate "Holding Italiane" nelle quali vennero depositati fino al 1983 centinaia di miliardi di lire, una grossa parte dei quali in contanti. Le operazioni finanziarie di queste aziende sono state investigate dalla guardia di finanza e dalla DIA di Palermo nell'ambito delle inchieste antimafia collegate alle [[stragi del '92 e '93]]. Nel novembre 2009 Marina Berlusconi ha affermato che la proprietà della Fininvest è sempre stata in mano a Silvio Berlusconi e alla sua famiglia<ref>{{Cita news|autore=|url=http://www.corriere.it/politica/09_novembre_28/marina-berlusconi-repubblica_ab820774-dc35-11de-abb8-00144f02aabc.shtml|titolo=Marina Berlusconi annuncia querele "Fininvest, nessuna zona d'ombra"|pubblicazione=La Repubblica|giorno=28|mese=novembre|anno=2009|accesso=8 dicembre 2009}}</ref>.
 
=== [[Lodo Rete 4]] ===
Nel 1999 Rete 4 perse la gara d'appalto per le frequenze nazionali adi trasmetteretrasmissione, vinte da [[Europa 7]] la quale, pur avendo vinto la concessione per le frequenze nazionali dallo stato italiano, non le ha mai potutopotute utilizzare per la mancata assegnazione delle stesse e, dopo un contenzioso durato dieci anni, nel 2012 l'Italia è stata condannata a pagare 10 milioni di euro di risarcimento alla società.<ref name=":0">{{Cita news|lingua=it|cognome=Elemedia|url=http://www.repubblica.it/economia/2012/06/07/news/europa7-36712597/|titolo=Europa 7, la Corte europea condanna l'Italia "10 milioni di euro per le frequenze negate" - Repubblica.it|pubblicazione=La Repubblica|accesso=2018-02-20}}</ref> Mediaset non ha mai liberato le frequenze illecitamente occupate da Rete 4 nonostante l'esito avverso delle numerose sentenze, italiane ed europee, che gli imponevano di trasferire Rete 4 sul satellite al fine di consentire a Europa 7 di trasmettere via etere. La legge di riordino del sistema radiotelevisivo varata dal [[Governo Berlusconi II|secondo governo Berlusconi]], [[legge Gasparri]], fissò per il 21 dicembre 2006 la data definitiva di passaggio della trasmissione con segnale analogico alla trasmissione con tecnica digitale e, così facendo, la normativa ebbe l'effetto di bloccare la riassegnazione delle frequenze delle concessioni analogiche in attesa del passaggio completo al [[digitale terrestre]] con una diversa assegnazione delle frequenze. Durante l'iter di approvazione della legge, il [[governo Berlusconi II]] intervenne con un [[decreto legge|decreto-legge]] (decreto-legge n. 352/2003, divenuto giornalisticamente noto come "''decreto salvareti''")<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2003/dicembre/24/Decreto_salva_reti_proroga_cinque_co_0_031224024.shtml Decreto salva reti, la proroga è di cinque mesi], articolo del Corriere della Sera, del 24 dicembre 2003</ref><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2004/gennaio/08/Riparte_legge_Gasparri_Cheli_conferma_co_9_040108030.shtml Riparte la legge Gasparri, Cheli conferma le critiche], articolo del Corriere della Sera, dell'8 gennaio 2004</ref>, convertito in legge nel febbraio 2004<ref name="conversionesalvarete4">[http://archiviostorico.corriere.it/2004/febbraio/18/Fiducia_governo_sul_decreto_salvareti_co_9_040218012.shtml Fiducia al governo sul decreto salvareti], articolo del Corriere della Sera, del 18 febbraio 2004</ref>, con cui venne anticipata la parte della legge Gasparri concernente il digitale terrestre indicando una moratoria di quattro mesi. In virtù di questi provvedimenti, il segnale di Rete 4 non fu spento, l'emittente non fu trasferita su satellite e continuò a trasmettere via etere fino al termine indicato dalla legge.
 
== Note ==