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===Generalità===
Tralasciando gli aspetti mitologici, la cui influenza ha permeato per secoli la visione anche artistica dello Stretto di Messina, [[Image:Messina Straits Jean Houel 1785.jpg|left|200px|thumb|Fig.
Finalmente, a distanza di quasi un secolo dalle osservazioni di Ribaud, il particolare regime delle correnti dello Stretto di Messina fu studiato per la prima volta con grande dettaglio scientifico mediante la raccolta sistematica di dati mirati ad una conoscenza completa dei fenomeni, durante le campagne di studio della Nave Marsigli Nel corso degli anni sono state effettuate periodiche verifiche di tali misure, con strumenti sempre più sofisticati, che hanno di fatto confermato l’ottimo lavoro svolto nel 1922-1923. Anche le ulteriori elaborazioni di Defant ([[1940]]) hanno contribuito all’aumento delle nostre conoscenze ed alla migliore comprensione dei fenomeni dinamici dello Stretto di Messina.
Nel [[1980]], al fine di valutare la possibilità di uno sfruttamento delle correnti dello Stretto di Messina per la produzione di energia, è stata condotta dall’OGS (Osservatorio Geofisico Sperimentale) di Trieste una campagna di misure su lungo periodo per conto dell’ENEL, con il posizionamento in 9 punti dello Stretto, nell’area di minore ampiezza compresa tra le congiungenti Ganzirri-Punta Pezzo e Capo Peloro-Scilla, di una serie di ''catene correntometriche'' con 3 moderni correntometri ciascuna, per un totale di 27 strumenti di misura operativi in situ per un periodo di 4-6 mesi.
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Lo Stretto di Messina è il punto di separazione tra due bacini (Ionio e Tirreno) contigui ma distinti fisiograficamente, aventi acque con caratteristiche fisico-chimiche ed oscillatorie diverse. Per tale ragione, correnti stazionarie e di marea, anche in funzione della particolare geomorfologia dell’intera area, determinano l’insorgenza di peculiari fenomeni idrodinamici.
Per rappresentare in modo molto semplice quanto avviene nello Stretto si pensi che quando il Mar Tirreno presenta bassa marea al confine settentrionale dello Stretto, il contiguo Mar Ionio si trova in fase di alta marea ed il contrario avviene al successivo cambio di marea. Il dislivello che si viene a creare (fino a 27 cm) determina che periodicamente le acque dell’uno e dell’altro bacino si riversino in quello contiguo. Più in particolare, in fase di “corrente scendente” (Nord-Sud) le acque tirreniche più leggere (a minore densità) scorrono sulle ioniche più pesanti (a maggiore densità) fino a che l’intera parte centrale dello Stretto è riempita da queste acque fluenti verso Sud. All’opposto, con il predominio della “corrente montante” (Sud-Nord), acque ioniche più pesanti interesseranno il centro del bacino affondando sulle acque tirreniche più leggere che, in precedenza, occupavano lo Stretto per versarsi quindi nel Tirreno una volta oltrepassata la sella Ganzirri – Punta Pezzo dove si riscontra la minore profondità (80-120 m) e la minore ampiezza (circa 3,4 km) dello Stretto di Messina.
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Image:Messina Straits Defant currents model sections.JPG|Fig.
Image:Messina Straits Defant currents distribution model.JPG|Fig.
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La "pendenza" che si viene così a creare fra le contigue superfici marine è in media di 1,7 cm per chilometro di distanza, con un massimo in corrispondenza della linea ideale di congiunzione fra Ganzirri in Sicilia e Punta Pezzo in Calabria (Figure
L’incontro delle due masse d’acqua (ionica e tirrenica) determina l’insorgenza di una serie di fenomeni che sono ascrivibili all’instabilità dinamica che si viene a creare e che si disperde nelle ben note spettacolari manifestazioni di turbolenza; questi “disturbi” della corrente possono presentarsi con sviluppo in senso orizzontale (nel caso dei ''tagli'' e delle ''scale di mare'') oppure verticale (nel caso di ''garofali'', ''bastardi'' e ''macchie d’olio''.
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Image:Messina Straits Punta Pezzo “tagli e scale di mare” (1).jpg|Fig.
Image:Messina Straits Punta Pezzo “tagli e scale di mare” (2).jpg|Fig.
Image:Messina Straits Capo Peloro “macchie d’olio e gorghi” (1).jpg|Fig.
Image:Messina Straits Capo Peloro “macchie d’olio e gorghi” (2).jpg|Fig.
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Per il primo gruppo (Figure
Le correnti stazionarie a livello della sella sottomarina fluiscono verso sud dalla superficie a 30 m ed in senso inverso da questa profondità fino al fondo, con velocità che possono raggiungere, in particolari situazioni meteo-marine, anche i 50 cm/sec. La co-oscillazione delle masse d’acqua dello Stretto con le maree dei mari adiacenti origina le correnti di marea che, con fase pressoché opposta e con uguale ampiezza, si sommano a quelle stazionarie prima descritte. Le velocità relative raggiungono, lungo la sezione corrispondente alla sella Ganzirri-Punta Pezzo, valori massimi di oltre 200 [[m|cm]]/s sia nel flusso verso nord (corrente ''montante''), sia in quello verso sud (corrente ''scendente''), interessando all’incirca con la stessa intensità la massa d’acqua nella sua interezza.
Secondo le ultime pubblicazioni di Mosetti (1988 e 1995), la velocità di spostamento delle acque, in particolari momenti e grazie alla coincidenza di numerose componenti, può arrivare fino ad un massimo di 20 km/h (
[[Image:Messina Straits Currents Values.JPG|center|Fig. 7: Velocità massima delle correnti e volumi d'acqua interessati]]
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