Coriolano Malingri di Bagnolo: differenze tra le versioni
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}} Fu [[senatore]] del [[Regno di Sardegna]].
== Biografia ==
[[File:Castello di Bagnolo.jpg|sinistra|miniatura|Il castello dei conti Malingri a Bagnolo]]
Coriolano di Bagnolo nacque a Torino il 17 agosto 1790, figlio del conte Luigi e di Laura D'Oria di Ciriè. La madre, proveniente da una delle principali famiglie del Piemonte, era scrittrice dilettante, autrice del Penitent du Mont-Viso, un racconto di discreto successo. Fu lei a preoccuparsi che il figlio ricevesse un'educazione di stampo umanistico, e lo fece esercitare fin da piccolo nelle lettere antiche e moderne e nella filosofia. Il giovane Coriolano, quando fu il momento, intraprese gli studi di Legge all'[[Università di Torino|universitá della sua cittá]], allora chiamata Accademia Imperiale di Torino. Al termine del corso di studi ottenne la laurea in Giurisprudenza. Sposò prima del 1820 Barbara Capris di Cigliè, da cui ebbe tre figli. Fu sottotenente di cavalleria e Sindaco di Bagnolo.
== Attività letteraria ==
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==== Maria di Sassonia ====
Nel 1833 Coriolano di Bagnolo pubblicò la tragedia Maria di Sassonia presso l'editore Gaetano Balbino<ref>{{Cita web|url=https://books.google.it/books?id=XXAEAAAAQAAJ&pg=PA282&lpg=PA282&dq=maria+di+sassonia+coriolano+di+bagnolo&source=bl&ots=b9tKdzfC4U&sig=ACfU3U1vcGMZ-7jBpXAWDK9lt0U3wpeqXQ&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjWxO-y0PXhAhVJ_qQKHfPsBUEQ6AEwA3oECAkQAQ#v=onepage&q=maria%20di%20sassonia%20coriolano%20di%20bagnolo&f=false|titolo=L'Annotatore Piemontese, citazione della Maria di Sassonia in una risorsa online}}</ref>. L'edizione era [[In ottavo|in-8°]], di 80 pagine. Attualmente se ne conservano due copie
==== I Maccabei ====
{{Citazione|Bagnolo ha stampato la sua tragedia: i Maccabei, e si reciterà questa primavera. Parmi che avrà buon incontro campeggiandovi l'amor materno, ch'è uno degli affetti più belli e più sentiti da ogni cuore.|[[Silvio Pellico]], lettera a [[Pietro De Rossi di Santarosa]] del 14 marzo 1834}}[[File:Maccabei Frontespizio.jpg|miniatura|Il frontespizio della prima edizione dell'opera]]Nel 1834 il Bagnolo pubblicò la sua opera meglio riuscita, ''I Maccabei'', una tragedia di stampo alfieriano in cinque atti ad argomento biblico scritta l'anno precedente. La storia della [[Maccabei|famiglia ebraica]] che guidò la ribellione contro i [[Dinastia seleucide|Seleucidi]] è narrata nel [[Primo libro dei Maccabei|Primo]] e [[Secondo libro dei Maccabei]] dell'[[Antico Testamento]]; tuttavia, l'autore concentrò l'argomento del dramma sulla triste fine dei sette fratelli Maccabei, messi a morte insieme alla madre Rachele da [[Antioco IV|Antioco Epifane]] per non aver rinnegato la loro fede piegandosi ad adorare Giove. Insieme a loro fu ucciso anche il vecchio scriba Eleazaro per essersi rifiutato di mangiare carni sacrileghe. Coriolano di Bagnolo, dunque, si ispirò principalmente alla storia del martirio per il quale i Maccabei sono venerati come santi dalla Chiesa Cattolica<ref>{{Cita web|url=http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_academies/cult-martyrum/martiri/009.html#agosto|titolo=Martirologio Romano, voce sui SS. Eleazar e compagni venerati il 1 agosto}}</ref>, narrata nel secondo dei due libri veterotestamentari.
La scelta dell'argomento biblico è certamente da ricercare nel successo che all'epoca ancora riscuotevano le tragedie alfieriane; il messaggio dell'opera è fortemente esemplare e ribadisce l'importanza di non scendere a compromessi con la propria fede e le proprie leggi di fronte all'oppressore. Lungo tutta la durata della tragedia Bagnolo dipinge con tinte eroiche i protagonisti ebrei, dei quali nessuno, neanche il bambino Gionata, vacilla di fronte al tiranno e alla morte. L'anziano sacerdote Eleazaro è temuto da Antioco e dal suo consigliere Filippo; Rachele e i figli danno prova di un tale coraggio nel momento del sacrificio che il dinasta ellenistico, ammirato, offre salva la vita a Rachele e Gionata, ultimi sopravvissuti. Questi, però, rifiutano la grazia. La tragedia si conclude con Antioco che afferma:
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==== Commedie di Aristofane ====
[[File:Aristofanes.jpg|miniatura|Aristofane in un busto agli Uffizi]]
Il più importante lavoro di traduzione del Bagnolo fu la sua versione delle commedie di [[Aristofane]] data alle stampe a Torino nel 1850 per i tipi di Marzorati. Essa è nota agli studiosi per essere la prima edizione italiana in versi delle undici commedie a noi note dell'ateniese. Fu inoltre la prima edizione completa moderna: dopo una prima edizione italiana dei fratelli Bartolomeo e Pietro Rositini del 1545<ref>{{Cita libro|autore=Bartolomeo Rositini|autore2=Pietro Rositini|titolo=Le comedie del facetissimo Aristofane|anno=1545|editore=[[Vincenzo Valgrisi]]|città=Venezia}}</ref>, in prosa, il clima rigido della [[Controriforma]] aveva limitato la fortuna letteraria di Aristofane per via della sua scurrilità. La versione del 1545, tra l'altro, era la mediocre traduzione di una traduzione, in quanto i Rositini, digiuni di greco, si erano avvalsi dell'edizione in latino di [[Andrea Divo di Capodistria|Andrea Divo]] del 1538.<ref>{{Cita web|url=https://www.academia.edu/7879088/M._Sonnino_LAristofane_scomparso_di_MichelAngelo_Giacomelli_ms._BCT_105-14_e_ms._BUB_3566_SemRom_n.s._1_2012_pp._95-128|titolo=L'Aristofane 'scomparso' di Michel'Angelo Giacomelli. pag. 95}}</ref> Intorno alla metà del 'Settecento erano state pubblicate varie traduzioni di singole commedie come ''Le nuvole'' e il ''Pluto'', ma l'opera più completa era stata una versione di quattro commedie (''Lisistrata, Ecclesiazuse, Tesmoforiazuse'' e ''Le rane'' rimasta incompleta) ad opera di [[Michelangelo Giacomelli|Monsignor Michel'Angelo Giacomelli]], tutt'oggi inedita.<ref>{{Cita web|url=https://www.academia.edu/7879088/M._Sonnino_LAristofane_scomparso_di_MichelAngelo_Giacomelli_ms._BCT_105-14_e_ms._BUB_3566_SemRom_n.s._1_2012_pp._95-128|titolo=L'Aristofane 'scomparso' di Michel'Angelo Giacomelli}}</ref> Infine, [[Vittorio Alfieri]] aveva dato una sua versione delle sole ''Rane''.
L'opera di Coriolano di Bagnolo uscì nel 1850 in due volumi, il primo contenente ''[[Gli acarnesi|Gli Acarnesi]], [[I cavalieri (Aristofane)|I cavalieri]], [[Le nuvole (Aristofane)|Le nuvole]], [[Le vespe]]'' e ''[[La pace]]'' e il secondo ''[[Gli uccelli (Aristofane)|Gli uccelli]], [[Le donne alle Tesmoforie|Le tesmoforieggianti]]'' (''Tesmoforiazuse''), ''[[Lisistrata]], [[Le rane]], [[Le donne al parlamento|Le arringatrici]]'' (''Ecclesiazuse'') e il ''[[Pluto (Aristofane)|Pluto]]''. Il più grande limite di questa prima traduzione completa in versi fu l'intenzione del conte, da lui stesso resa nota nella prefazione, di eliminare le oscenità per adattare le commedie alla sensibilità dell'epoca. Inoltre, la resa stilistica si orientò verso toni aulici non pensati per una rappresentazione, quanto per la sola pubblicazione.<ref>{{Cita web|url=http://www.riccardoquaglia.it/Traduz_Aristoph_per_web.pdf|titolo=Su alcune traduzioni italiane di Aristofane|autore=Riccardo Quaglia}}</ref> Nonostante ciò, permane il grande merito del Bagnolo di "fare dono d'una veste italiana"<ref>{{Cita libro|autore=Coriolano di Bagnolo|titolo=Commedie di Aristofane|anno=1850|p=XXXIII}}</ref> ad Aristofane, riportandolo all'attenzione dei letterari dell'epoca. Prova ne è la pubblicazione, solo un paio di anni dopo e nella stessa città, di una nuova edizione completa in due volumi ad opera di Domenico Capellina, mista di prosa e versi.<ref>{{Cita libro|autore=Domenico Capellina|titolo=Commedie di Aristofane tradotte dal prof. Domenico Capellina|anno=1852-1853|editore=Stamperia Reale|città=Torino}}</ref>
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