Marija Aleksandrovna Spiridonova: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→Un'eroina martire: Aggiunta notizia di precisazione |
Ulteriori notizie sul ritorno dalla Siberia |
||
Riga 18:
}}
Entrata giovanissima in una squadra di combattimento del [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|Partito dei socialisti rivoluzionari]], nel [[1906]] ferì mortalmente, in un attentato, il responsabile della sicurezza di un distretto della provincia di [[Tambov]], Gavriil Nikolaevič Luženovskij (1871-1906),<ref group="info">Sul personaggio esiste una voce
==Biografia==
Riga 24:
=== I primi anni ===
Marija Aleksandrovna Spiridonova nacque nella città di [[Tambov]], situata 480 km. a sudest di [[Mosca (Russia)|Mosca]]. Suo padre, funzionario di banca, faceva parte della piccola nobiltà non ereditaria dell'[[Impero Russo]].<ref name=Rab182>{{cita|Rabinowitch 1997|p. 182}}.</ref> La giovane Marija frequentò il ginnasio cittadino fintantoché la morte del padre e un primo accesso di [[tubercolosi]] non la costrinsero a lasciare tale scuola; in seguito fu in grado di studiare per qualche tempo da dentista a Mosca. Rientrata a Tambov accettò un'occupazione come impiegata offertale dalla locale Assemblea della nobiltà, ma si lasciò coinvolgere dalla passione politica, venendo anche arrestata durante una manifestazione studentesca nel marzo del 1905, cosa che le costò il posto di lavoro. A settembre di quell'anno fece richiesta per essere ammessa ad un corso per assistenti paramedici (''fel'dšery''), ma la sua domanda fu rigettata per i suoi precedenti politici. Ella si iscrisse allora, seguendo l'esempio delle due sorelle maggiori, al partito dei [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|socialisti rivoluzionari]] (detti anche comunemente socialrivoluzionari, SR o esser), un'organizzazione politica a base contadina che si muoveva nel solco tracciato dal [[populismo russo]], divenendone attivista a tempo pieno e legandosi anche sentimentalmente a uno dei leader locali del partito, Vladimir Kazimirovič Volskij (1877-1937).<ref group="info">{{cita|Boniece 2010¹|p. 179}}. Sul personaggio di Volskij, giustiziato nel 1937 nel quadro delle [[Grandi purghe|grandi purghe staliniane]], esiste una voce
===Un'eroina martire===
L'obiettivo assegnato alla Spiridonova, la quale si offrì anzi volontaria, fu individuato in Gavriil Nikolaevič Luženovskij, un nobilotto di Tambov, membro elettivo dello [[zemstvo]] locale (una sorta di consiglio provinciale consultivo) e leader locale dell'[[Unione del popolo russo]], organizzazione reazionaria appartenente alla galassia dei [[Centoneri]], il quale era diventato stretto collaboratore del governatore della provincia, Vladimir Fëdorovič von der Launitz (1855-1906),<ref group="info">Sul personaggio esiste una voce
La Spiridonova, che era travestita da studentessa liceale, non avendo possibilità di fuga, cercò di volgere la pistola contro sé stessa, ma venne immobilizzata, brutalizzata e arrestata dalla guardia [[Cosacchi|cosacca]] di Luženovskij. Venne quindi tradotta alla locale stazione di polizia dove fu denudata, perquisita e sottoposta al ludibrio dei suoi carcerieri, e quindi, per oltre mezza giornata, interrogata e torturata da due ufficiali, P.F. Avramov, della guardia, e T.S. Ždanov, della polizia locale.<ref name="boniece"/> La notte fu trasportata a Tambov in treno e sottoposta, durante il viaggio, ad ulteriori maltrattamenti e a molestie sessuali, se non a un vero e proprio stupro, da parte di Abramov.<ref name="boniece"/>
Riga 55:
La situazione però cambiò notevolmente all'inizio del 1907, quando, probabilmente in connessione con il definitivo esaurirsi dei [[Rivoluzione russa del 1905|moti rivoluzionari del 1905/1906]], vennero emanate nuove disposizione per l'inasprimento delle condizioni di detenzione dei prigionieri politici e furono tra l'altro nominati nuovi governatori della ''Nerčinskaja katorga'' nel suo complesso e in particolare della colonia di Akatuj. Nel quadro della nuova politica, la colonia di Mal'cev fu trasformata in carcere femminile e alla fine di febbraio fu ordinato l'immediato trasferimento in esso delle detenute, trasferimento che venne realizzato in pieno inverno nonostante le gravissime condizioni di salute della Spiridonova e di una compagna, certificate dai medici stessi della ''katorga'', e il rifiuto ad eseguire l'ordine da parte del nuovo direttore di Akatuj.<ref group="info">{{cita|Steinberg 1935|pp. 81 e ss.}} Sia il nuovo direttore della ''Nerčinskaja katorga'', Mehtus, sia il direttore della colonia penale di Algači, Borodulin, che si era incaricato di effettuare comunque il trasferimento, caddero di lì a poco vittime degli attentati dei socialrivoluzionari che imputavano loro il grave incrudelimento delle condizioni carcerarie ({{cita|Marie Sukloff|p. 189, nota n. 10}}. Marie Sukloff era lo pseudonimo di Marija Markovna Škol'nik, l'unica del "Sestetto" che riuscì a fuggire, peraltro in modo spettacolare, dalla ''katorga'' nel 1911, poi stabilendosi per qualche anno negli Stati Uniti. Cfr. {{cita|Maxwell, p. 221}}).</ref>
Le condizioni di vita, comunque, non si rivelarono delle peggiori neppure nella nuova sistemazione. Secondo W. Bruce Lincoln, il regime carcerario negli istituti zaristi negli anni precedenti alla [[prima guerra mondiale]] dipendeva in gran parte dalle attitudini dei vari comandanti nell'applicare i regolamenti e «Mal'cev fu una rara eccezione ai regimi di punizione e maltrattamento che i "politici" dovettero sopportare altrove», dove «botte, frustate e isolamento in celle buie e gelate continuavano ad essere moneta corrente.»<ref>{{cita|Lincoln|p. 279}}.</ref> A Mal'cev, per le prigioniere «non c'era lavoro obbligatorio, ma solo forzato isolamento dal mondo esterno, nel quale ogni giorno era simile al successivo e simile a quello che lo aveva preceduto»,<ref>{{cita|Lincoln|p. 278}}.</ref> e le "politiche" avevano formato una vera e propria ''comune'', nella quale condividevano i pochi beni a loro disposizione e i pacchi che ricevevano dal'esterno, e si dedicavano soprattutto alla propria istruzione, utilizzando i libri che riuscivano a trovare e l'aiuto fraterno di quelle che ne sapevano di più sui vari argomenti. A Mal'cev, nel 1908, al "sestetto" si aggiunse anche, tra le altre prigioniere, una giovane ucraina, Irina Konstantinovna Kachovskaja (1887-1960), pronipote del [[Decabrismo|decabrista]] [[Pëtr Grigor'evič Kachovskij]] che era stato impiccato nel 1826 per aver pugnalato a morte il governatore di San Pietroburgo.<ref group="info">Anche sulla Kachovskaja esiste una voce
Nell'ambito di uno dei periodici tentativi di stringere le maglie della carcerazione dei "politici", nel mese di maggio 1911 la Spiridonova ed altre ventisette prigioniere furono di nuovo trasferite nella colonia penale di Akatuj: in occasione del trasferimento era stato organizzato un piano per la sua fuga che però non poté essere portato a termine, e, a una quindicina di chilometri dall'arrivo, lei dovette disfarsi della pistola che si era procurata allo scopo. Le condizioni di vita nella nuova colonia penale si rivelarono nettamente peggiori di quelle di cui avevavo goduto a Mal'cev, e, a fronte dei privilegi che avevano perduto, fu ora loro richiesto di lavorare all'interno una legatoria. Il lavoro manuale contribuì però a migliorare la loro situazione psicologica, anche se alla lunga in alcune di loro cominciarono ad apparire segnali di scoraggiamento e di cedimento nei confronti dell'oppressione zarista, segnali che furono da un lato compresi, ma certamente non approvati né incoraggiati dalla Spiridonova che esercitava un ruolo di leadership morale all'interno del gruppo.<ref>{{cita|Steinberg 1935|pp. 141, 143, 149 e 150}}.</ref>
Riga 65:
Dopo la [[Rivoluzione russa di febbraio|rivoluzione di febbraio]] del 1917, la Spiridonova fu rilasciata a seguito dell'amnistia generale proclamata dal nuovo governo provvisorio e, insieme alle altre nove prigioniere presenti a Mal'cev, ebbe la possibilità di raggiungere [[Čita]], la capitale della [[Transbaikal]]ia.<ref>{{cita|Boniece 1995|p. 204}}.</ref> Qui rimase per più di due mesi collaborando all'accoglienza degli ex deportati che arrivavano da tutte le prigioni del circondario e alla fondazione della sezione locale dei [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|socialrivoluzionari]], in una città dove predominavano invece i [[Partito Operaio Socialdemocratico Russo|socialdemocratici]].<ref>{{cita|Jackson, Devlin|p. 547}}.</ref>
Nel mese di maggio si mise in viaggio alla volta di [[Mosca (Russia)|Mosca]], ripercorrendo a ritroso il trionfale viaggio di unidici
Alla fine del congresso del partito socialrivoluzionario, la Spiridonova si trasferì a [[San Pietroburgo|Pietrogrado]], dove
Dopo la sconfitta dei moti, si distinse in particolare per la sua veemente opposizione di principio al ripristino della pena di morte disposto dal governo provvisorio nei confronti dei soldati disertori,<ref>{{cita|Knight|p. 158}}; {{cita|Radkey|p. 370}}.</ref> opposizione che trovò espressione in una serie di articoli pubblicati sulla rivista «Nas put» (''Il nostro cammino''), della quale era redattrice e che diffondeva le tesi dei socialrivoluzionari di sinistra. Tali articoli contribuirono probabilmente a favorire lo spostamento crescente delle simpatie dei soldati dal vecchio Partito socialrivoluzionario alla sua frazione di sinistra e ai Dopo il [[Lavr Georgievič Kornilov#L'Affare Kornilov|fallito golpe di Kornilov]], partecipò, in rappresentanza del Comitato Esecutivo dei soviet contadini, alla Conferenza Democratica e poi al cosiddetto Preparlamento ("Consiglio di stato") che di essa fu il prodotto, e attaccò sempre più vivacemente il governo provvisorio e la politica della direzione del Partito socialrivoluzionario favorevole ad alleanze che comprendessero anche il "borghese" [[Partito Democratico Costituzionale (Russia)|Partito dei cadetti]].<ref>{{cita|Boniece 1995|p. 251-255}}.</ref>
Riga 109 ⟶ 111:
Uscita di prigione riprese con lena l'attività politica cercando di rianimare le forze ormai calanti del suo partito, che aveva subito, dopo l'attentato a Mirbach, due scissioni da parte delle ali pro-bolsceviche, tra cui quella dei "comunisti rivoluzionari" guidati dal vecchio Natanson,<ref>{{cita|Kowalski 1998|p. 8}}.</ref> e che sperimentava anche un travaso diretto di forze verso il partito di Lenin. Dopo solo due settimane [[Feliks Ėdmundovič Dzeržinskij]], il vecchio compagno di lotta di [[Rosa Luxemburg]] diventato ora capo della Čeka, la polizia segreta del regime, avanzò il sospetto che la Spiridonova potesse stare cospirando per attentare alla vita di Lenin e dispose che «quest'isterica fosse tenuta sotto stretto controllo». Puntualmente il 22 gennaio 1919, nell'anniversario della [[Domenica di sangue (1905)|domenica di sangue del 1905]], dopo un discorso particolarmente infiammato, la Spiridonova venne nuovamente arrestata e di nuovo sottoposta a processo. Questa volta il dibattimento si svolse in sua assenza e con l'unica testimonianza a carico portata addirittura da Bucharin, il quale la dipinse sostanzialmente come un'isterica malata di mente, pericolosa per la società (stigma che continuò per decenni ad aleggiare su di lei). Alla fine di febbraio fu trovata colpevole di diffamazione contro il potere sovietico e i suoi capi, e quindi di oggettivo favoreggiamento della controrivoluzione, e venne condannata ad un anno di internamento in casa di cura.<ref>{{cita|Rabinowitch 1995|pp. 428-429}}.</ref> Secondo Steinberg, alla lettura della sentenza era presente la sua vecchia compagna della Siberia, Irina Kachovskaja, appena liberata dalla prigionia tedesca a [[Kiev]], dove aveva organizzato il riuscito attentato alla vita di [[Hermann von Eichhorn]], governatore militare dell'[[Ucraina]] occupata.<ref>{{cita|Steinberg 1935|p. 241}}.</ref>
Malgrado il tenore della sentenza e le sue ormai costituzionalmente deboli condizioni di salute, invece che in una casa di cura la Spiridonova venne però rinchiusa in uno "stretto buco" di cella ricavato in una caserma del Cremlino, dove ben presto si ammalò. Il 9 aprile fu liberata da una squadra di socialrivoluzionari di sinistra, grazie alla complicità di uno dei suoi guardiani, il giovane N. Malakhov, che era stato conquistato dal suo esempio e dalla sua parola. Riprese quindi la sua attività politica in clandestinità a Mosca spacciandosi per una contadina di nome Onufrieva.<ref>{{cita|Steinberg 1935|pp. 247-248}}.</ref> Durante questo periodo riuscì ad incontrarla segretamente e a passare due giorni con lei, l'[[Anarchia|anarchica]] [[Stati Uniti d'America|americana]] [[Emma Goldman]], la quale rimase sorpresa per la solidità intellettuale, la calma e l'equilibrio dimostrati da questa donna che le avevano descritto come affetta da [[isteria]].<ref>{{cita|Goldman|pp. 61-62}}.</ref> Restò in libertà per oltre un anno finché non venne scoperta il 20 ottobre 1920 mentre giaceva a letto ammalata di tifo, e di nuovo arrestata. Questa volta il trattamento riservatole fu apparentemente più umano: la lasciarono inizialmente in regime di carcerazione domiciliare, e quindi la ricoverarono prima in un'infermeria della Čeka, poi in un ospedale psichiatrico. Per garantire la sua assistenza, trasferirono immediatamente dalla [[prigione di Butyrka]] Aleksandra Izmajlovič, e consentirono di restarle vicino, almeno per quattro mesi, all'altro leader principale del partito, Boris Kamkov, che era con lei al momento dell'arresto.<ref group="info">Secondo l'impressione diretta ricavata da Emma Goldman durante il suo soggiorno con la Spiridonova, e pur non avendo ella ricevuto alcuna esplicita confidenza in proposito, è molto probabile che tra Marija Aleksandrovna e Kamkov esistesse all'epoca qualcosa di più che un semplice, per quanto profondo, rapporto di consonanza politica (''L'épopée d'une anarchiste: New York 1886-Moscou 1920'', Bruxelles, Éditions Complexe, 1984 e 2002, pp. 253-254, {{ISBN|2-87027-898-5}}).</ref> Quando sembrava ormai che la situazione potesse evolvere verso una possibile liberazione, lo scoppio della [[rivolta di Kronštadt]] determinò un nuovo irrigidimento delle autorità sovietiche e quindi un crollo psicologico della Spiridonova, che non riuscendo a sopportare la mancanza di libertà, iniziò uno sciopero della fame che la condusse sull'orlo della morte.<ref>{{cita|Steinberg 1935|pp. 265-273}}.</ref> Nell'estate del 1921 appelli per la sua liberazione giunsero dal secondo Congresso Internazionale delle Donne Comuniste che si teneva a Mosca, ma pare che [[Lev Trockij|Trockij]] rifiutasse sostenendo che «era ancora troppo pericolosa sia per essere messa in libertà, che per essere autorizzata all'espatrio». Tuttavia, a novembre la rilasciarono, affidandola alla custodia di due suoi compagni di partito, il segretario dell'ufficio centrale degli SR di sinistra "legalitari", Ilja Jurevič Bakkal (1894-dopo 1950),<ref group="info">Sul personaggio esiste una voce
=== L'esilio in patria e la morte ===
Nonostante il suo effettivo ritiro dall'attività politica, la Spiridonova venne di nuovo arrestata il 16 maggio 1923: proprio mentre un gran numero di dirigenti "borghesi" e socialisti moderati erano stati autorizzati o costretti all'espatrio,<ref group="info">Anche i due affidatari SR di sinistra della Spiridonova erano riparati all'estero.</ref> lei venne accusata "di aver fatto preparativi per fuggire all'estero" e venne condannata a tre anni di confino, poi ripetutamente prolungati. Fino alla fine del decennio, abitò a [[Kaluga]] (1923-25), a [[Samarcanda]] (1925-28) e a [[Tashkent]] (1928-30), costantemente affiancata dalla vecchia compagna Izmajlovič e spesso anche dalla Kachovskaja. In questo periodo, fra l'altro, si sposò con un dirigente [[Partito Socialista Rivoluzionario di Sinistra|socialrivoluzionario di sinistra]] che condivideva con lei la sorte dell'esilio interno, Il'ja Andreevič Majorov (1890-1941).<ref group="info">{{cita|Rabinowitch 1995|p.430}}. Su Majorov esiste una voce
Alla fine dell'estate del 1930, comunque, nel quadro di una ripresa della repressione nei confronti dei vecchi dirigenti socialisti non bolscevichi, la Spiridonova venne però ricondotta a Mosca e di nuovo arrestata (così come anche Kamkov), con l'accusa di mantenere contatti illeciti con l'estero: venne quindi condannata ad altri tre anni di confino questa volta a [[Ufa (Russia)|Ufa]], la capitale della [[Baschiria]],<ref>{{cita|Steinberg 1935|p. 295}}.</ref> condanna che venne poi rinnovata per altre due volte. A Ufa la Spiridonova condivideva un appartamento con il marito, il figlio adolescente di questi, il suocero ottantenne invalido, oltre ovviamente alla sempre presente Izmajlovič, alla Kachovskaja e a una zia molto anziana di quest'ultima. Il gruppo costituiva una sorta di "collettivo", la cui unica attività politica in senso lato era costituita dall'assistenza che veniva doverosamente prestata nei confronti dei vecchi compagni di partito inviati in esilio nella zona. Tale attività era svolta completamente alla luce del sole, ed era anche in certo senso fomentata dal ministero degli interni che continuava ad inviare ex-socialrivoluzionari di sinistra a Ufa. La Spiridonova lavorava alla pianificazione economica in una locale banca agricola, e considerava questo lavoro "come il suo modesto contributo all'edificazione del socialismo".<ref>{{cita|Rabinowitch 1995|p. 430}}.</ref> Secondo la testimonianza resa dalla Kachovskaja in epoca [[Nikita Sergeevič Chruščёv|krushoviana]], il gruppo aveva avuto notizia delle persecuzioni staliniane, ma le aveva ricondotte a regolamenti di conti intestini al [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica|Partito Comunista]], e non aveva quindi il minimo sospetto di poter essere in qualche modo coinvolto. Tuttavia, l'8 febbraio 1937 la polizia fece irruzione nell'appartamento, arrestando tutti i membri del "collettivo", con l'accusa di aver tentato di costituire un centro controrivoluzionario composto da tutti i vecchi gruppi e partiti oppositori dei bolscevichi, e di aver fatto preparativi per attentati terroristici contro la dirigenza della Repubblica della Baschiria.<ref group="info">{{cita|Rabinowitch 1995|pp. 430 e 431}}. Quando l'intera dirigenza comunista della Baschiria fu a sua volta arrestata, l'accusa per la Kachovskaja, ad esempio, fu tramutata nell'aver complottato per l'assassinio di [[Kliment Efremovič Vorošilov|Vorošilov]] ({{cita|Rabinowitch 1995|p. 432, nota 33}}).</ref>
|