Marija Aleksandrovna Spiridonova: differenze tra le versioni

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Entrata giovanissima in una squadra di combattimento del [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|Partito dei socialisti rivoluzionari]], nel [[1906]] ferì mortalmente, in un attentato, il responsabile della sicurezza di un distretto della provincia di [[Tambov]], Gavriil Nikolaevič Luženovskij (1871-1906),<ref group="info">Sul personaggio esiste una voce, sulla Wikipedia in russo ([[:ru:Луженовский, Гавриил Николаевич]], sulla Wikipedia in russo).</ref> il quale aveva represso nel sangue gli scioperi agrari dell'anno precedente. Arrestata, subì gravi sevizie da parte delle forze dell'ordine, divenendo una sorta di eroina agli occhi del movimento rivoluzionario, e non solo. Condannata a morte con sentenza poi commutata nei lavori forzati a vita in [[Siberia]], fu liberata nel 1917 in seguito all'amnistia decretata dopo la [[Rivoluzione russa di febbraio|rivoluzione di febbraio]], e divenne ben presto uno dei capi dei [[Partito Socialista Rivoluzionario di Sinistra|socialisti rivoluzionari di sinistra]], l'ala scissionista del partito che si alleò brevemente con i [[Bolscevismo|bolscevichi]] dopo la realizzazione della [[rivoluzione d'ottobre]]. Fu, insieme ad [[Aleksandra Michajlovna Kollontaj|Aleksandra Kollontaj]], l'unica donna a svolgere un ruolo davvero di primo piano durante la rivoluzione, e fu anche la candidata della sinistra alla presidenza dell'[[Assemblea costituente panrussa|Assemblea costituente]], battuta però dal socialista rivoluzionario centrista [[Viktor Černov]].<ref>{{cita|Cole|IV<sub>1</sub>, p. 209, e IV<sub>2</sub>, p. 445}}.</ref> Dopo la rottura dell'alleanza con i bolscevichi nel [[1918]], la Spiridonova fu ripetutamente arrestata, imprigionata, brevemente internata in manicomio, inviata in esilio interno ed infine giustiziata sommariamente nel [[1941]], nella recrudescenza del [[Grandi purghe|terrore staliniano]] seguita all'[[Operazione Barbarossa|invasione tedesca]], venendo anche sottoposta ad una sorta di ''[[damnatio memoriae]]''.<ref group="info">La [[Grande enciclopedia sovietica]] ad esempio non faceva alcuna menzione del suo nome né nella prima edizione, pubblicata tra 1926 e il 1947, né nella seconda, che vide invece la luce tra il 1950 e il 1958. Solo nella terza edizione (volume 24, 1976) le venne finalmente dedicato un breve schizzo biografico ({{cita|Maxwell, p. 221}}).</ref> Le vicende degli ultimi vent'anni della sua vita si sono potute gradualmente tracciare solo dopo la fine dello stalinismo prima e dell'[[Unione Sovietica]] poi. Nella sua monumentale ''Storia del pensiero socialista'', nel 1958, [[George Douglas Howard Cole]] era stato costretto ad annotare, con riferimento al periodo successivo al 1920: «Che cosa le accadde in seguito non si sa».<ref>{{cita|Cole|IV<sub>1</sub>, p. 219}}.</ref> Ancora vent'anni dopo, Richard Stites non era in grado di precisare con certezza la data di morte, limitandosi a fornire due diverse ipotesi, 1937 e 1941.<ref group="info">{{cita|Stites|p. 313, nota 12}}. La data esatta comunque era già in qualche modo trapelata dalle fonti sovietiche ufficiali (per esempio era riportata nell'''Indice dei nomi'', in V.I. Lenin, ''Opere scelte'' (a cura dell'Istituto di marxismo-leninismo presso il CC del PCUS), Mosca, Progress, s.d. (ma degli anni settanta), p. 803. Le vicende sino al confinamento a Ufa, inoltre, erano note a grandi linee tra gli esuli socialrivoluzionari, grazie alla corrispondenza della Spiridonova e delle compagne che durò ancora per qualche anno ({{cita|Steinberg 1935|pp. 281 e ss.}}).</ref>
 
==Biografia==
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=== I primi anni ===
 
Marija Aleksandrovna Spiridonova nacque nella città di [[Tambov]], situata 480 km. a sudest di [[Mosca (Russia)|Mosca]]. Suo padre, funzionario di banca, faceva parte della piccola nobiltà non ereditaria dell'[[Impero Russo]].<ref name=Rab182>{{cita|Rabinowitch 1997|p. 182}}.</ref> La giovane Marija frequentò il ginnasio cittadino fintantoché la morte del padre e un primo accesso di [[tubercolosi]] non la costrinsero a lasciare tale scuola; in seguito fu in grado di studiare per qualche tempo da dentista a Mosca. Rientrata a Tambov accettò un'occupazione come impiegata offertale dalla locale Assemblea della nobiltà, ma si lasciò coinvolgere dalla passione politica, venendo anche arrestata durante una manifestazione studentesca nel marzo del 1905, cosa che le costò il posto di lavoro. A settembre di quell'anno fece richiesta per essere ammessa ad un corso per assistenti paramedici (''fel'dšery''), ma la sua domanda fu rigettata per i suoi precedenti politici. Ella si iscrisse allora, seguendo l'esempio delle due sorelle maggiori, al partito dei [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|socialisti rivoluzionari]] (detti anche comunemente socialrivoluzionari, SR o esser), un'organizzazione politica a base contadina che si muoveva nel solco tracciato dal [[populismo russo]], divenendone attivista a tempo pieno e legandosi anche sentimentalmente a uno dei leader locali del partito, Vladimir Kazimirovič Volskij (1877-1937).<ref group="info">{{cita|Boniece 2010¹|p. 179}}. Sul personaggio di Volskij, giustiziato nel 1937 nel quadro delle [[Grandi purghe|grandi purghe staliniane]], esiste una voce, sulla Wikipedia in russo ([[:ru:Вольский, Владимир Казимирович]], sulla Wikipedia in russo).</ref> Una delle tradizioni che il partito aveva mutuato dal populismo degli ultimi decenni dell'Ottocento era la pratica politica del terrorismo<ref group="info">Il terrorismo populista era cuminato nel 1881 nell'uccisione dello zar [[Alessandro II di Russia|Alessandro II]] ad opera dell'organizzazione [[Narodnaja volja]] (La volontà del popolo).</ref> contro esponenti dello stato russo che si fossero macchiati di gravi delitti contro il popolo, e, allo scopo, era stata creata un'«organizzazione di combattimento» (''boevaja organizacija''), parallela ma formalmente indipendente dal partito, la quale condusse, nel primo decennio del Novecento, una grande campagna di attentati contro ministri e altre personalità pubbliche di rilievo.<ref group="info">Oltre che dell'«Organizzazione», la leadership centrale socialrivoluzionaria poteva disporre di strutture più piccole e snelle come le "cellule di combattimento" (boevoie družini) o i "distaccamenti volanti di combattimento" (letučie boevoie otrjadi), nonché di singoli individui. A livello provinciale, i comitati zonali del partito utilizzavano delle squadre locali di combattimento (come quella di cui face parte la Spiridonova) o, anche in questo caso, singoli votati alla morte (Geifman, p. 58).</ref> Marija Spiridonova fece parte di una squadra di combattimento di Tambov e fu una delle centinaia di giovani socialisti, donne e uomini, che parteciparono agli attentati.<ref group="info">Presso l'archivio di «gettyimages»è disponibile, onerosamente, un [https://www.gettyimages.it/detail/video/maria-spiridonova-a-revolutionary-socialist-filmati-di-cronaca/97862655 brevissimo filmato] che, dalla somiglianza con le altre foto dell'epoca, sembra riprendere indubbiamente la Spiridonova e che viene fatto risalire al 1905, anche se pare quasi miracoloso che nella provincia russa di questo periodo fosse disponibile una macchina da presa utilizzata per girare scene di carattere familiare o personale.</ref>
 
===Un'eroina martire===
 
L'obiettivo assegnato alla Spiridonova, la quale si offrì anzi volontaria, fu individuato in Gavriil Nikolaevič Luženovskij, un nobilotto di Tambov, membro elettivo dello [[zemstvo]] locale (una sorta di consiglio provinciale consultivo) e leader locale dell'[[Unione del popolo russo]], organizzazione reazionaria appartenente alla galassia dei [[Centoneri]], il quale era diventato stretto collaboratore del governatore della provincia, Vladimir Fëdorovič von der Launitz (1855-1906),<ref group="info">Sul personaggio esiste una voce, sulla Wikipedia in russo ([[:ru:Лауниц, Владимир Фёдорович фон дер]], sulla Wikipedia in russo).</ref> venendo da questi nominato responsabile di pubblica sicurezza del turbolento distretto di [[Borisoglebsk]]. I due si erano distinti, insieme al vice di von der Launitz, Bogdanovič, per l'efficacia e la ferocia con cui avevano represso i moti contadini del 1905, ed erano conseguentemente entrati nel mirino dei [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|socialisti rivoluzionari]]. Bogdanovič fu ucciso per primo nel novembre del 1905, il turno di von der Launitz dovette attendere sino alla fine del'anno successivo per le difficoltà organizzative emerse per i terroristi a seguito del suo trasferimento a [[San Pietroburgo]], dove era stato promosso governatore.<ref>{{cita|Ternon|p. 166}}; {{cita|Boniece 2003|p. 577}}.</ref> Luženovskij invece diventò oggetto delle attenzioni della Spiridonova agli inizi di quello stesso anno 1906: fu pedinato per diversi giorni ed alla fine fu affrontato alla stazione di Borisoglebsk il 16 gennaio e colpito con cinque pistolettate. Rimasto gravemente ferito, morì alcune settimane dopo, il 10 di febbraio.<ref name="boniece">{{cita|Boniece 2010²|pp. 127-151}}.</ref>
 
La Spiridonova, che era travestita da studentessa liceale, non avendo possibilità di fuga, cercò di volgere la pistola contro sé stessa, ma venne immobilizzata, brutalizzata e arrestata dalla guardia [[Cosacchi|cosacca]] di Luženovskij. Venne quindi tradotta alla locale stazione di polizia dove fu denudata, perquisita e sottoposta al ludibrio dei suoi carcerieri, e quindi, per oltre mezza giornata, interrogata e torturata da due ufficiali, P.F. Avramov, della guardia, e T.S. Ždanov, della polizia locale.<ref name="boniece"/> La notte fu trasportata a Tambov in treno e sottoposta, durante il viaggio, ad ulteriori maltrattamenti e a molestie sessuali, se non a un vero e proprio stupro, da parte di Abramov.<ref name="boniece"/>
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La situazione però cambiò notevolmente all'inizio del 1907, quando, probabilmente in connessione con il definitivo esaurirsi dei [[Rivoluzione russa del 1905|moti rivoluzionari del 1905/1906]], vennero emanate nuove disposizione per l'inasprimento delle condizioni di detenzione dei prigionieri politici e furono tra l'altro nominati nuovi governatori della ''Nerčinskaja katorga'' nel suo complesso e in particolare della colonia di Akatuj. Nel quadro della nuova politica, la colonia di Mal'cev fu trasformata in carcere femminile e alla fine di febbraio fu ordinato l'immediato trasferimento in esso delle detenute, trasferimento che venne realizzato in pieno inverno nonostante le gravissime condizioni di salute della Spiridonova e di una compagna, certificate dai medici stessi della ''katorga'', e il rifiuto ad eseguire l'ordine da parte del nuovo direttore di Akatuj.<ref group="info">{{cita|Steinberg 1935|pp. 81 e ss.}} Sia il nuovo direttore della ''Nerčinskaja katorga'', Mehtus, sia il direttore della colonia penale di Algači, Borodulin, che si era incaricato di effettuare comunque il trasferimento, caddero di lì a poco vittime degli attentati dei socialrivoluzionari che imputavano loro il grave incrudelimento delle condizioni carcerarie ({{cita|Marie Sukloff|p. 189, nota n. 10}}. Marie Sukloff era lo pseudonimo di Marija Markovna Škol'nik, l'unica del "Sestetto" che riuscì a fuggire, peraltro in modo spettacolare, dalla ''katorga'' nel 1911, poi stabilendosi per qualche anno negli Stati Uniti. Cfr. {{cita|Maxwell, p. 221}}).</ref>
 
Le condizioni di vita, comunque, non si rivelarono delle peggiori neppure nella nuova sistemazione. Secondo W. Bruce Lincoln, il regime carcerario negli istituti zaristi negli anni precedenti alla [[prima guerra mondiale]] dipendeva in gran parte dalle attitudini dei vari comandanti nell'applicare i regolamenti e «Mal'cev fu una rara eccezione ai regimi di punizione e maltrattamento che i "politici" dovettero sopportare altrove», dove «botte, frustate e isolamento in celle buie e gelate continuavano ad essere moneta corrente.»<ref>{{cita|Lincoln|p. 279}}.</ref> A Mal'cev, per le prigioniere «non c'era lavoro obbligatorio, ma solo forzato isolamento dal mondo esterno, nel quale ogni giorno era simile al successivo e simile a quello che lo aveva preceduto»,<ref>{{cita|Lincoln|p. 278}}.</ref> e le "politiche" avevano formato una vera e propria ''comune'', nella quale condividevano i pochi beni a loro disposizione e i pacchi che ricevevano dal'esterno, e si dedicavano soprattutto alla propria istruzione, utilizzando i libri che riuscivano a trovare e l'aiuto fraterno di quelle che ne sapevano di più sui vari argomenti. A Mal'cev, nel 1908, al "sestetto" si aggiunse anche, tra le altre prigioniere, una giovane ucraina, Irina Konstantinovna Kachovskaja (1887-1960), pronipote del [[Decabrismo|decabrista]] [[Pëtr Grigor'evič Kachovskij]] che era stato impiccato nel 1826 per aver pugnalato a morte il governatore di San Pietroburgo.<ref group="info">Anche sulla Kachovskaja esiste una voce, nella Wikipedia in russo ([[:ru:Каховская, Ирина Константиновна]], nella Wikipedia in russo).</ref> Dopo un breve inizio tra i [[bolscevichi]], la Kachovskaja aveva aderito ai massimalisti, la frazione di estrema sinistra dei socialisti rivoluzionari espulsa dal partito nel 1906,<ref>{{cita|Cole|IV<sub>1</sub>, p. 206}}.</ref> ed era stata condannata per attività sovversiva in un gruppo di combattimento.<ref group="info">La Kachovskaja si sarebbe poi distinta anche nel terrorismo attivo, quale componente della cellula SR di sinistra che si incaricò con successo dell'uccisione del generale tedesco [[Hermann von Eichhorn]], nel 1918, e poi per l'organizzazione di un attentato al generale [[Armata Bianca|bianco]] [[Anton Ivanovič Denikin|Denikin]], l'anno dopo, che finì però nel nulla a causa del tifo che infierì all'ultimo momento sul gruppo. Della sua attività terroristica la Kachovskaja avrebbe tramandato un resoconto in un libretto uscito in Germania nel 1923 (''Attentate auf Eichhorn und Denikin: Erinnerungen'', Berlino, Verlag "Skythen").</ref> La Kachovskaja e la Izmajlovič si legarono alla Spiridonova di un rapporto profondo di sorellanza politica e di affetto personale che sarebbe durato per tutto il resto della vita di ciascuna di loro, e, nel caso della Kachovskaja, anche dopo la morte delle altre due. È stato solo per merito dell'incrollabile coraggio e della pertinacia di quest'ultima se non è andato perso per sempre il ricordo delle vicende umane degli ultimi anni delle sue compagne, grazie alle ''Note e Dichiarazioni'' che nel 1959, a settantadue anni, si ostinò a voler inoltrare al Comitato Centrale del [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica|PCUS]], al Consiglio dei Ministri e all'ufficio del Procuratore Generale, con l'unico scopo, quale ultima sopravvissuta, di mantenere vivo quel ricordo.<ref group="info">{{cita|Maxwell|cap. 12, ''Political Heroines in the Gulag'', pp. 306 e ss.}} L'anno indicato dalla Maxwell, per la precisione, è il 1961, ma a tale data la Kachovskaja risulta già deceduta ed avrebbe avuto settantaquattro anni. Si è quindi preferito retrodatare il tutto al 1959, quando l'interessata aveva effettivamente settantadue anni e si era già mossa per la riabilitazione delle sue compagne. Il testo della Kachovskaja, comunque, sotto il titolo originale di ''Zapiski i Zajavlenija'', circolò probabilmente nella forma del [[samizdat]] e fu poi pubblicato nella rivista clandestina dei fratelli Žores e [[Roj Aleksandrovič Medvedev|Roj Medvedev]], ''Političeskij Dnevnik'', stampata ad Amsterdam (Fondazione Alexander Herzen, n. 67, aprile 1970). L'articolo fu poi ripreso, sia pure non integralmente, con il titolo di ''Our Fate'', nella raccolta a cura di Stephen F. Cohen indicata in blibliografia.</ref>
 
Nell'ambito di uno dei periodici tentativi di stringere le maglie della carcerazione dei "politici", nel mese di maggio 1911 la Spiridonova ed altre ventisette prigioniere furono di nuovo trasferite nella colonia penale di Akatuj: in occasione del trasferimento era stato organizzato un piano per la sua fuga che però non poté essere portato a termine, e, a una quindicina di chilometri dall'arrivo, lei dovette disfarsi della pistola che si era procurata allo scopo. Le condizioni di vita nella nuova colonia penale si rivelarono nettamente peggiori di quelle di cui avevavo goduto a Mal'cev, e, a fronte dei privilegi che avevano perduto, fu ora loro richiesto di lavorare all'interno una legatoria. Il lavoro manuale contribuì però a migliorare la loro situazione psicologica, anche se alla lunga in alcune di loro cominciarono ad apparire segnali di scoraggiamento e di cedimento nei confronti dell'oppressione zarista, segnali che furono da un lato compresi, ma certamente non approvati né incoraggiati dalla Spiridonova che esercitava un ruolo di leadership morale all'interno del gruppo.<ref>{{cita|Steinberg 1935|pp. 141, 143, 149 e 150}}.</ref>
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Dopo la [[Rivoluzione russa di febbraio|rivoluzione di febbraio]] del 1917, la Spiridonova fu rilasciata a seguito dell'amnistia generale proclamata dal nuovo governo provvisorio e, insieme alle altre nove prigioniere presenti a Mal'cev, ebbe la possibilità di raggiungere [[Čita]], la capitale della [[Transbaikal]]ia.<ref>{{cita|Boniece 1995|p. 204}}.</ref> Qui rimase per più di due mesi collaborando all'accoglienza degli ex deportati che arrivavano da tutte le prigioni del circondario e alla fondazione della sezione locale dei [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|socialrivoluzionari]], in una città dove predominavano invece i [[Partito Operaio Socialdemocratico Russo|socialdemocratici]].<ref>{{cita|Jackson, Devlin|p. 547}}.</ref>
 
Nel mese di maggio si mise in viaggio alla volta di [[Mosca (Russia)|Mosca]], ripercorrendo a ritroso il trionfale viaggio di unidici peranni partecipareprima, comequesta delegatavolta in compagnia della Kachovskaja, aldella terzoIzmajlovič, congressodella nazionaleBicenko e di Nadešda Andreevna Terent'eva (1881-dopo il 1934),<ref group="info">Anche sulla Terent'eva esiste una breve voce nella Wikipedia in russo ([[:ru:Терентьева, Надежда Андреевна]]).</ref> altra loro compagna di prigionia, che proveniva, come la prima, del gruppuscolo dei massimalisti SR, ma che era evidentemente anch'ella rientrata , come la Kachovskaja, in seno all'originario Partito dei socialisti rivoluzionari. Le cinque ex-carcerate erano delegate al terzo congresso nazionale di tale partito e furono salutate, al loro arrivo, dalle ovazioni dei partecipanti, schierandosi peraltro immediatamente con l'[[Partito Socialista Rivoluzionario di Sinistra|ala di estrema sinistra]]: nessuna di loro, maperò, nonneppure riuscendola aSpiridonova, farsil'elemento eleggeresenza dubbio di maggior spicco, risultò alla fine eletta nel nuovo comitato centrale pera lacausa della debolezza dinumerica quest'ultimadella sinistra.<ref group="info">{{cita|Boniece 2017|pp. 79-80}}; {{cita|Rabinowitch 1995|p. 425}}. La sinistra riuscì ad eleggere un solo membro nel comitato centrale, il vecchio Mark Natanson (vedi ''infra''), uno dei padri nobili del partito ({{cita|Boniece 1995|p. 222}}).</ref> Nonostante la fermezza di carattere di cui tutte avevano dato abbondanti dimostrazioni – la Terent'eva, ad esempio, dopo il rilascio dalla ''katorga'', non aveva esitato ad affrontare, quasi da sola, un folla inferocita allo scopo di salvare dal linciaggio uno dei peggiori loro ex-aguzzini<ref>{{cita|Steinberg|pp. 156-157}}</ref> – le altre quattro furono ben presto ridotte ad un umile lavoro dietro le quinte, all'epoca ritenuto più consentaneo alla loro natura di donne, e la Spiridonova soltanto fu in grado di diventare una personalità di primissimo piano: l'unica a poter essere messa alla pari con l'altra grande figura femminile della Rivoluzione d'ottobre, anch'essa agitatrice piuttosto che leader politica, la [[Bolscevismo|bolscevica]] [[Aleksandra Kollontaj]], alla quale fu anche significativamente accomunata da acrimoniose accuse di estremismo irrazionale, di isterismo e di condotta sessuale spregiudicata.<ref>{{cita|Boniece 2017|p. 82 e ''passim''}}</ref>
 
Alla fine del congresso del partito socialrivoluzionario, la Spiridonova si trasferì a [[San Pietroburgo|Pietrogrado]], dove assunselavorò unnel ruolo di primo piano nella direzionequadro della locale sezione del partito (che era già in mano alla sinistra), distinguendosi nell'azione di propaganda e nell'attività all'interno delle organizzazioni sovietiche in formazione.<ref name=RabLast425 /> Fu membro del [[Soviet]] di Pietrogrado, eera poigià fu anchestata eletta da un'unità militare, nonostantediverse lesettimane sueprima posizionidel estremisticheritorno dalla Siberia, nel Comitato Esecutivo dei soviet contadini<ref>{{cita|Boniece 2017|p. 82}}</ref> e fu poi anche cooptata, malgrado le sue posizioni estremistiche, nella presidenza collegiale dello stesso, entrambi all'epoca saldamente controllati dalle correnti più moderate del partitosuo socialrivoluzionariopartito. Nelle [[Rivoluzione russa#Le giornate di luglio|giornate di luglio]] appoggiò fermamente le richieste di passaggio di tutto il potere ai soviet avanzate dai rivoltosi.<ref>{{cita|Boniece 1995|pp. 230-236}}.</ref>

Dopo la sconfitta dei moti, si distinse in particolare per la sua veemente opposizione di principio al ripristino della pena di morte disposto dal governo provvisorio nei confronti dei soldati disertori,<ref>{{cita|Knight|p. 158}}; {{cita|Radkey|p. 370}}.</ref> opposizione che trovò espressione in una serie di articoli pubblicati sulla rivista «Nas put» (''Il nostro cammino''), della quale era redattrice e che diffondeva le tesi dei socialrivoluzionari di sinistra. Tali articoli contribuirono probabilmente a favorire lo spostamento crescente delle simpatie dei soldati dal vecchio Partito socialrivoluzionario alla sua frazione di sinistra e ai [[Bolscevismo|bolscevichi]].<ref>{{cita|Boniece 1995|pp. 241-242}}.</ref> L'assoluta ripulsa per questo strumento di pena rimarrà comunque sempre un punto fermo nelle convinzioni più profonde della Spiridonova, apparentemente in contrasto con le sue attività terroristiche, certo non rispettose della vita umana. Ancora nel 1937, dopo oltre un quindicennio di assenza dalla scena pubblica, l'unica istanza politica di carattere generale che si sentirà in dovere di sollevare di fronte alle autorità comuniste nel corso dell'ultimo processo, sarà proprio quella della necessità imprescindibile dell'abolizione della pena di morte (cfr. '' infra'', sezione: ''[[Marija Aleksandrovna Spiridonova#Contro la pena di morte: l'«ultimo testamento»|Contro la pena di morte: l'«ultimo testamento»]]'').
 
Dopo il [[Lavr Georgievič Kornilov#L'Affare Kornilov|fallito golpe di Kornilov]], partecipò, in rappresentanza del Comitato Esecutivo dei soviet contadini, alla Conferenza Democratica e poi al cosiddetto Preparlamento ("Consiglio di stato") che di essa fu il prodotto, e attaccò sempre più vivacemente il governo provvisorio e la politica della direzione del Partito socialrivoluzionario favorevole ad alleanze che comprendessero anche il "borghese" [[Partito Democratico Costituzionale (Russia)|Partito dei cadetti]].<ref>{{cita|Boniece 1995|p. 251-255}}.</ref>
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Uscita di prigione riprese con lena l'attività politica cercando di rianimare le forze ormai calanti del suo partito, che aveva subito, dopo l'attentato a Mirbach, due scissioni da parte delle ali pro-bolsceviche, tra cui quella dei "comunisti rivoluzionari" guidati dal vecchio Natanson,<ref>{{cita|Kowalski 1998|p. 8}}.</ref> e che sperimentava anche un travaso diretto di forze verso il partito di Lenin. Dopo solo due settimane [[Feliks Ėdmundovič Dzeržinskij]], il vecchio compagno di lotta di [[Rosa Luxemburg]] diventato ora capo della Čeka, la polizia segreta del regime, avanzò il sospetto che la Spiridonova potesse stare cospirando per attentare alla vita di Lenin e dispose che «quest'isterica fosse tenuta sotto stretto controllo». Puntualmente il 22 gennaio 1919, nell'anniversario della [[Domenica di sangue (1905)|domenica di sangue del 1905]], dopo un discorso particolarmente infiammato, la Spiridonova venne nuovamente arrestata e di nuovo sottoposta a processo. Questa volta il dibattimento si svolse in sua assenza e con l'unica testimonianza a carico portata addirittura da Bucharin, il quale la dipinse sostanzialmente come un'isterica malata di mente, pericolosa per la società (stigma che continuò per decenni ad aleggiare su di lei). Alla fine di febbraio fu trovata colpevole di diffamazione contro il potere sovietico e i suoi capi, e quindi di oggettivo favoreggiamento della controrivoluzione, e venne condannata ad un anno di internamento in casa di cura.<ref>{{cita|Rabinowitch 1995|pp. 428-429}}.</ref> Secondo Steinberg, alla lettura della sentenza era presente la sua vecchia compagna della Siberia, Irina Kachovskaja, appena liberata dalla prigionia tedesca a [[Kiev]], dove aveva organizzato il riuscito attentato alla vita di [[Hermann von Eichhorn]], governatore militare dell'[[Ucraina]] occupata.<ref>{{cita|Steinberg 1935|p. 241}}.</ref>
 
Malgrado il tenore della sentenza e le sue ormai costituzionalmente deboli condizioni di salute, invece che in una casa di cura la Spiridonova venne però rinchiusa in uno "stretto buco" di cella ricavato in una caserma del Cremlino, dove ben presto si ammalò. Il 9 aprile fu liberata da una squadra di socialrivoluzionari di sinistra, grazie alla complicità di uno dei suoi guardiani, il giovane N. Malakhov, che era stato conquistato dal suo esempio e dalla sua parola. Riprese quindi la sua attività politica in clandestinità a Mosca spacciandosi per una contadina di nome Onufrieva.<ref>{{cita|Steinberg 1935|pp. 247-248}}.</ref> Durante questo periodo riuscì ad incontrarla segretamente e a passare due giorni con lei, l'[[Anarchia|anarchica]] [[Stati Uniti d'America|americana]] [[Emma Goldman]], la quale rimase sorpresa per la solidità intellettuale, la calma e l'equilibrio dimostrati da questa donna che le avevano descritto come affetta da [[isteria]].<ref>{{cita|Goldman|pp. 61-62}}.</ref> Restò in libertà per oltre un anno finché non venne scoperta il 20 ottobre 1920 mentre giaceva a letto ammalata di tifo, e di nuovo arrestata. Questa volta il trattamento riservatole fu apparentemente più umano: la lasciarono inizialmente in regime di carcerazione domiciliare, e quindi la ricoverarono prima in un'infermeria della Čeka, poi in un ospedale psichiatrico. Per garantire la sua assistenza, trasferirono immediatamente dalla [[prigione di Butyrka]] Aleksandra Izmajlovič, e consentirono di restarle vicino, almeno per quattro mesi, all'altro leader principale del partito, Boris Kamkov, che era con lei al momento dell'arresto.<ref group="info">Secondo l'impressione diretta ricavata da Emma Goldman durante il suo soggiorno con la Spiridonova, e pur non avendo ella ricevuto alcuna esplicita confidenza in proposito, è molto probabile che tra Marija Aleksandrovna e Kamkov esistesse all'epoca qualcosa di più che un semplice, per quanto profondo, rapporto di consonanza politica (''L'épopée d'une anarchiste: New York 1886-Moscou 1920'', Bruxelles, Éditions Complexe, 1984 e 2002, pp. 253-254, {{ISBN|2-87027-898-5}}).</ref> Quando sembrava ormai che la situazione potesse evolvere verso una possibile liberazione, lo scoppio della [[rivolta di Kronštadt]] determinò un nuovo irrigidimento delle autorità sovietiche e quindi un crollo psicologico della Spiridonova, che non riuscendo a sopportare la mancanza di libertà, iniziò uno sciopero della fame che la condusse sull'orlo della morte.<ref>{{cita|Steinberg 1935|pp. 265-273}}.</ref> Nell'estate del 1921 appelli per la sua liberazione giunsero dal secondo Congresso Internazionale delle Donne Comuniste che si teneva a Mosca, ma pare che [[Lev Trockij|Trockij]] rifiutasse sostenendo che «era ancora troppo pericolosa sia per essere messa in libertà, che per essere autorizzata all'espatrio». Tuttavia, a novembre la rilasciarono, affidandola alla custodia di due suoi compagni di partito, il segretario dell'ufficio centrale degli SR di sinistra "legalitari", Ilja Jurevič Bakkal (1894-dopo 1950),<ref group="info">Sul personaggio esiste una voce, sulla Wikipedia in russo ([[:ru:Баккал, Илья Юрьевич]], sulla Wikipedia in russo).</ref> e l'ex-ministro della giustizia (e suo futuro biografo) Isaac Nachman Steinberg (1888–1957), con la condizione che da allora in poi si astenesse da qualsiasi attività politica. «Non c'è alcuna prova - conclude Rabinowitch, - che ella abbia mai violato questa condizione.»<ref group="info">{{cita|Rabinowitch 1995|pp. 428-429}}. Su Steinberg esiste una [[:en:Isaac Steinberg|voce]] sulla Wikipedia in inglese.</ref>
 
=== L'esilio in patria e la morte ===
 
Nonostante il suo effettivo ritiro dall'attività politica, la Spiridonova venne di nuovo arrestata il 16 maggio 1923: proprio mentre un gran numero di dirigenti "borghesi" e socialisti moderati erano stati autorizzati o costretti all'espatrio,<ref group="info">Anche i due affidatari SR di sinistra della Spiridonova erano riparati all'estero.</ref> lei venne accusata "di aver fatto preparativi per fuggire all'estero" e venne condannata a tre anni di confino, poi ripetutamente prolungati. Fino alla fine del decennio, abitò a [[Kaluga]] (1923-25), a [[Samarcanda]] (1925-28) e a [[Tashkent]] (1928-30), costantemente affiancata dalla vecchia compagna Izmajlovič e spesso anche dalla Kachovskaja. In questo periodo, fra l'altro, si sposò con un dirigente [[Partito Socialista Rivoluzionario di Sinistra|socialrivoluzionario di sinistra]] che condivideva con lei la sorte dell'esilio interno, Il'ja Andreevič Majorov (1890-1941).<ref group="info">{{cita|Rabinowitch 1995|p.430}}. Su Majorov esiste una voce, sulla Wikipedia in russo ([[:ru:Майоров, Илья Андреевич]], sulla Wikipedia in russo).</ref> Verso la fine del 1929 lei e la Izmajlovič furono colpite da febbre tifoide e le loro condizioni, insieme alla pressioni che venivano dall'estero, indussero il governo a trasferirle a Mosca per migliori accertamenti. Qui, i medici riscontrarono un aggravamento della tubercolosi cronica da cui la Spiridonova era affetta e consigliarono per entrambe un periodo di cura in sanatorio a [[Jalta]] in [[Crimea]]. Il trasferimento fu autorizzato, ma lo stato non si assunse l'onere del trattamento e le due donne furono costrette a dipendere dalla rimesse che dall'estero i compagni esiliati riuscivano con grandi difficoltà a far loro pervenire; cosa che le poneva in una situazione di estremo imbarazzo. Appena possibile la Izmajlovic rientrò a Tashkent, mentre i medici trattennero la Spiridonova a Jalta dove le sue condizioni di salute e di spirito migliorarono sensibilmente.<ref>{{cita|Steinberg 1935|pp. 292-295}}.</ref>
 
Alla fine dell'estate del 1930, comunque, nel quadro di una ripresa della repressione nei confronti dei vecchi dirigenti socialisti non bolscevichi, la Spiridonova venne però ricondotta a Mosca e di nuovo arrestata (così come anche Kamkov), con l'accusa di mantenere contatti illeciti con l'estero: venne quindi condannata ad altri tre anni di confino questa volta a [[Ufa (Russia)|Ufa]], la capitale della [[Baschiria]],<ref>{{cita|Steinberg 1935|p. 295}}.</ref> condanna che venne poi rinnovata per altre due volte. A Ufa la Spiridonova condivideva un appartamento con il marito, il figlio adolescente di questi, il suocero ottantenne invalido, oltre ovviamente alla sempre presente Izmajlovič, alla Kachovskaja e a una zia molto anziana di quest'ultima. Il gruppo costituiva una sorta di "collettivo", la cui unica attività politica in senso lato era costituita dall'assistenza che veniva doverosamente prestata nei confronti dei vecchi compagni di partito inviati in esilio nella zona. Tale attività era svolta completamente alla luce del sole, ed era anche in certo senso fomentata dal ministero degli interni che continuava ad inviare ex-socialrivoluzionari di sinistra a Ufa. La Spiridonova lavorava alla pianificazione economica in una locale banca agricola, e considerava questo lavoro "come il suo modesto contributo all'edificazione del socialismo".<ref>{{cita|Rabinowitch 1995|p. 430}}.</ref> Secondo la testimonianza resa dalla Kachovskaja in epoca [[Nikita Sergeevič Chruščёv|krushoviana]], il gruppo aveva avuto notizia delle persecuzioni staliniane, ma le aveva ricondotte a regolamenti di conti intestini al [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica|Partito Comunista]], e non aveva quindi il minimo sospetto di poter essere in qualche modo coinvolto. Tuttavia, l'8 febbraio 1937 la polizia fece irruzione nell'appartamento, arrestando tutti i membri del "collettivo", con l'accusa di aver tentato di costituire un centro controrivoluzionario composto da tutti i vecchi gruppi e partiti oppositori dei bolscevichi, e di aver fatto preparativi per attentati terroristici contro la dirigenza della Repubblica della Baschiria.<ref group="info">{{cita|Rabinowitch 1995|pp. 430 e 431}}. Quando l'intera dirigenza comunista della Baschiria fu a sua volta arrestata, l'accusa per la Kachovskaja, ad esempio, fu tramutata nell'aver complottato per l'assassinio di [[Kliment Efremovič Vorošilov|Vorošilov]] ({{cita|Rabinowitch 1995|p. 432, nota 33}}).</ref>