Anglicismo: differenze tra le versioni

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Nel 1987, l’invadenza dell’inglese nell’italiano è stata posta come un problema da [[Arrigo Castellani]], attraverso un articolo, il “Morbus Anglicus” (“Morbus Anglicus”, in Studi linguistici italiani, n. 13, 1987, Salerno Editrice, Roma, pp. 137-153), che lanciava un allarme di denuncia dell’anglicizzazione della nostra lingua. Di parere contrario erano invece [[Luca Serianni]] e [[Tullio De Mauro]], che contrastarono le sue tesi sostenendo che l’interferenza dell’inglese era un fenomeno normale, tesi che si è affermata in seguito nel pensiero dominante tra i linguisti. De Mauro, in particolare, mostrò con le statistiche la scarsa incidenza dell’inglese nelle voci dei dizionari (a quei tempi intorno all’1% dei lemmi) e soprattutto la loro diffusione nei linguaggi di settore, e non nella lingua comune o di base.
 
Negli ultimi anni, al contrario, sia [https://www.huffingtonpost.it/giulia-carrarini/anglicismi-minacciano-italiano-quattro-chiacchiere-luca-serianni_b_6726950.html Serianni] sia De Mauro, hanno parzialmente riveduto le loro posizioni. Quest’ultimo, in particolare, dopo aver dichiarato che nenel nuovo Millennio “gli anglismi hanno scalzato il tradizionale primato dei francesismi e continuano a crescere con intensità, insediandosi (...) anche nel vocabolario fondamentale” (''Storia linguistica dell’Italia repubblicana dal 1946 ai nostri giorni'', Laterza, Bari 2014, p. 136) ha addirittura ammessocommentato che ai giorni nostri siamo di fronte a uno “[https://www.internazionale.it/opinione/tullio-de-mauro/2016/07/14/irresistibile-l-ascesa-degli-anglismi tsunami anglicus]” (È irresistibile l’ascesa degli anglismi?”, 2016).
 
Nel 2015, in seguito alla petizione di [[Annamaria Testa]], “Dillo in italiano” che ha raccolto 70.000 firme contro l’abuso dell’inglese, l’[[Accademia della Crusca]] ha costituito il Gruppo Incipit, proprio per monitorare il fenomeno e arginare gli anglicismi incipienti con sostituitivi italiani. In questo contesto, il tema del ruolo e dell’impatto degli inglesismi sulla nostra lingua è tuttora aperto e al centro di dibattiti. Tra i “negazionisti” che si dichiarano non preoccupati per il fenomeno ci sono linguisti come [http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/italiano_inglese/antonelli.html Giuseppe Antonelli] o [http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/ok/Sgroi.html Salvatore Sgroi]. Tra gli studiosi che si sono invece dichiarati allarmati ci sono autori come [http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/anglicismi/Valle.html Gabriele Valle] o [[Antonio Zoppetti]].
 
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