Seconda battaglia di Casteldelfino: differenze tra le versioni
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La '''battaglia di Casteldelfino''' talvolta anche denominata '''Battaglia di Pietralunga
== Mosse preliminari ==
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Chevert sapendo che il nemico aveva un numero equivalente di truppe, decise di attaccare. I granatieri francesi lottarono per entrare a Bondormir e dovettero attaccare diversi edifici difesi con fermezza. A quel tempo, Danois arrivò con la brigata di Poitou. Chevert ordinò una manovra di aggiramento per intrappolare il nemico, ma i sardi si ritirarono in ordine sotto la copertura di 300 dragoni. L'esercito francese scese a Celle di Bellino dopo aver distrutto gli edifici di Gardetta. Si dirissero poi a Bondormir ed ebbero difficoltà a prendere le trincee. Da qui si arrampicarono su Pietralunga e si unirono ad altri distaccamenti provenienti da sentieri paralleli. Chevert ora voleva un attacco immediato e un consiglio di guerra francese acconsentì a lanciare l'assalto il giorno dopo.
Non appena i piemontesi riuscirono a vedere il nemico in cima, distrussero le comunicazioni in partenza da Bondormir e prepararono le difese. Il nemico stava preparando un migliore percorso a zig-zag attraverso il burrone di Pietralunga sulla parete nord per raggiungere la cima della montagna. Chevert dovette preparare l'attacco con 1.500 uomini e prendere il Passo del Gatto, un profondo burrone con terreno scivoloso. Alla fine di questo divario, 400 granatieri piemontesi e una batteria di cannoni. Quando Chevert si mosse, la montagna era coperta da una fitta nebbia, e lui non riusciva a vedere le trincee. Ricevette lanci di granate da alcuni granatieri che lo avevano sentito
La colonna francese discese da Pietralunga senza grandi perdite, nonostante i bombardamenti di artiglieria pesante. Attaccò la seconda ridotta sulla cima del Battagliola, costringendo i sardi a fuggire. I francesi fermarono la loro avanzata a Battagliola e mantennero questa posizione per circa due ore per assistere alla messa e riposarsi un po'. In seguito avanzarono contro il fortino fortemente difeso di Monte Cavallo. I comandanti sardi erano Verger e il brigadiere Cavaliere Castagnole. Prima della battaglia Chevert mandò il suo aiutante di campo a Verger, un maggiore del Reggimento di Provenza, per intimare la resa o correre il rischio di far giustiziare l'intera guarnigione. Verger rifiutò l'appello alla resa. Chevert ordinò un attacco immediato, ma volle informare de Givrì affinché quest'ultimo venisse in suo aiuto. Chevert disse a de Givri di non fare nulla senza aver prima ricevuto ordini. Le scarse condizioni di approvvigionamento convinsero Chevert che per salvare la situazione era necessario un attacco massiccio.
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