Dialetto brianzolo: differenze tra le versioni

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{{Citazione|Il parlar di Brianza è un suddialetto del Milanese, ed ha communi con quest'ultimo idioma le regole grammaticali considerate nella loro generalità, come anco buona porzione delle voci isolate. Molte però tra queste ultime, e in gran parte anco la pronuncia, differiscono essenzialmente dal milanese idioma|Francesco Cherubini, ''Vocabolario milanese-italiano'', Vol. 5}}
 
Nel periodo romano, il [[lingua latina|latino]] è stato deformato dal [[sostrato (linguistica)|sostrato]] celtico, in quanto gli abitanti della zona erano [[insubri]] lambrani romanizzati. Nel medioevo ha ricevuto influsso dalle lingue circostanti ([[superstrato]]: longobardo, arabo, lingue germaniche, celtiche). Poi le dominazioni spagnola, francese e austriaca hanno lasciato notevoli tracce nella lingua. Il francese ha contaminato specialmente il milanese, per la maggiore apertura cittadina, il quale ha a sua volta influenzato i dialetti circostanti. A partire dalla fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]], tutte le lingue d'Italia hanno ricevuto un piccolo influsso da parte della [[lingua italiana]], a causa della crescente [[diglossia]] (compresenza di italiano e lingua locale), causando, nelle generazioni più giovani, delle perdite del lessico originario.
 
Carlo Salvioni, nel suo ''Fonetica del dialetto moderno della città di Milano'' (1884), annota di passaggio una decina di caratteristiche fonetiche dell'idioma brianzolo, tra cui la possibilità di volgere verbi della terza declinazione alla quarta (n. 48) e la tendenza alla posteriorizzazione della "a" nasale. In generale, egli riscontra in esso una conservatività superiore rispetto al milanese<ref>{{cita|Salvioni, 1884|cap. II p. 54}}.</ref> e – sempre nel confronto con il dialetto della città – ne mette in luce la maggior varietà interna, specchio di una società più stratificata e tradizionale.