Piemonte d'Istria: differenze tra le versioni
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Fino al [[1945]] Piemonte d'Istria fu un attivo centro agricolo. Alla fine della [[seconda guerra mondiale]], con la cessione dell'Istria alla [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|Jugoslavia]], a causa del clima di violenza etnica e politica sostenuta anche dal nuovo governo comunista di [[Josip Broz Tito|Tito]], gran parte della popolazione di Piemonte d'Istria esodò in [[Italia]], specialmente a [[Trieste]] formando la [[Comunità di Piemonte d'Istria]] in esilio. L'[[esodo istriano|esodo]] provocò l'abbandono dell'abitato che nel [[anni 2000|2000]] contava soltanto una trentina di abitanti, contro gli oltre mille censiti prima della [[seconda guerra mondiale]].
Gli eventi seguiti alla fine della guerra portarono anche a numerosi processi sommari e condanne di cittadini accusati di aver cercato o favorito la fuga in Italia. Il caso più eclatante fu l'eccidio che avvenne la notte deL 20 febbraio 1949, ben quattro anni dopo la fine delle ostilità. Le vittime erano tutti giovani di età compresa dai venti ai trent'anni e provenivano dieci su dodici da [[Cerreto]], piccolo paesino all'interno dell'Istria, nei dintorni di [[Pisano]]. Probabilmente vennero traditi da una delle guide alle quali si rivolsero per la fuga in Italia. I militari dell'UDBA li aspettarono al varco e, dopo aver lanciato una serie di razzi luminosi per schiarire il buio della notte, furono tutti quanti mitragliati. Le salme furono poi gettate in una fossa comune del cimitero di S. Andrea di Piemonte. Solo da pochi anni una lapide ricorda i nomi dei giovani assassinati.<ref>''Cinqunt'anni fa l'eccidio di Piemonte'' in la Voce del Popolo 22 febbraio 1999</ref>
L'abitato, attualmente quasi del tutto abbandonato e con la quasi totalità degli edifici crollati, è al centro di alcuni programmi di recupero finanziati anche dall'[[Italia]] (precisamente da [[Marche]], [[Friuli-Venezia Giulia|Friuli Venezia Giulia]] ed [[Emilia-Romagna|Emilia Romagna]]).
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