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Pisa e Genova avevano dei soldati molto ben addestrati al combattimento con balestre. I combattenti delle navi erano molto violenti e spesso non rispettavano l'ideologia cavalleresca che considerava le armi da lancio disonoranti<ref name = "p54">{{Cita | Del Punta | p. 54}}</ref>.<br />
Spesso le battaglie navali cominciavano con una raffica di pietre e proiettili lanciati a distanza durante l'avvicinamento delle navi<ref name = "p84">{{Cita | Del Punta | p. 84}}</ref>. Dopodiché cominciava l'abbordaggio e l'invasione delle navi avversarie<ref name = "p84" />.<br />
Nella battaglia della Meloria furono usate armi particolari come polveri per accecare i nemici e saponi scivolosi per far cadere gli avversari, in particolar modo quelli che indossavano un'armatura pesante<ref>{{Cita | Del Punta | pp. 85-86}}</ref>.
Molte galee pisane avevano sulla prua una ruota con attaccate delle lunghe spade che giravano ad alta velocità<ref name = "p86">{{Cita | Del Punta | p. 86}}</ref>. La loro utilità era quella di ostacolare l'abbordaggio dei nemici<ref name = "p86" />. Queste navi erano anche solidamente rinforzate sui fianchi da grandi scudi<ref name = "p86" />.
 
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{{Vedi anche|Benedetto Zaccaria}}
[[Benedetto Zaccaria|Benedetto Zaccaria]] era un ammiraglio genovese molto esperto di battaglie marittime<ref>{{Cita | Del Punta | p. 57}}</ref><ref>http://www.treccani.it/enciclopedia/benedetto-zaccaria/</ref><ref>http://www.treccani.it/enciclopedia/benedetto-zaccaria_%28Enciclopedia-Italiana%29/</ref>. Aveva cominciato a combattere contro i Pisani nei primi mesi dell'anno 1284 nel Mar Mediterraneo ed il suo obiettivo era quello di eseguire attacchi improvvisi alle navi avversarie per danneggiare l'economia pisana e la sua flotta<ref>{{Cita | Del Punta | pp. 61-62}}</ref>.<br />
Nel 1284 aveva il controllo diretto su trenta galee da combattimento<ref>{{Cita | Del Punta | p. 59}}</ref>, le quali furono riunite insieme al resto della flotta a Genova, pochi giorni prima della battaglia della Meloria<ref>{{Cita | Del Punta | pp. 69-70}}</ref>.
 
===Albertino Morosini===
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[[Albertino Morosini]] era un ammiraglio e [[Podestà (medioevo)|podestà]] molto esperto nell'ambito della navigazione e dei combattimenti con navi da guerra<ref>{{Cita | Del Punta | p. 64}}</ref>. Divenne podestà pisano nel marzo del 1284 (anche se era stato eletto a gennaio, arrivò nella città dopo tre mesi)<ref>{{Cita | Del Punta | p. 65}}</ref>.<br />
Proveniva da Venezia<ref name = "p65">{{Cita | Del Punta | p. 65}}</ref>. I Pisani lo elessero per la sua capacità militare e anche perché probabilmente speravano di coinvolgere il popolo veneziano nei frequenti contrasti fra Pisani e Genovesi<ref name = "p65" />.<br />
Prima della battaglia della Meloria, nei primi giorni del luglio 1284, partì con settantadue galee da combattimento per attaccare la flotta genovese<ref>{{Cita | Del Punta | pp. 67-68}}</ref>. Voleva eseguire un assalto rapido ed imprevedibile<ref name = "albmor">http://www.treccani.it/enciclopedia/albertino-morosini_(Dizionario-Biografico)/</ref>, che però fu impedito dal maltempo<ref>{{Cita | Del Punta | p. 68}}</ref><ref name = "albmor" />.<br />
La flotta pisana si diresse comunque ad occidente perché voleva attaccare le navi di Benedetto Zaccaria, ma non riuscì nell'impresa perché l'ammiraglio era già tornato a Genova. I Pisani non vollero combattere contro l'intera flotta avversaria e tornarono alla loro città<ref>{{Cita | Del Punta | pp. 69-70}}</ref>.
 
===Oberto D'Oria===
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A Pisa il 18 ottobre 1284 fu eletto come podestà il conte Ugolino della Gherardesca, che aveva simpatie per i Guelfi<ref name = "p96">{{Cita | Del Punta | p. 96}}</ref>. La sua politica avrebbe potuto portare alla pace con città guelfe come Lucca e Firenze<ref name = "p96" />. Per migliorare i rapporti con queste città cedette anche i castelli di Viareggio e Ripafratta a Lucca e Pontedera a Firenze<ref name = "p97">{{Cita | Del Punta | p. 97}}</ref>.<br />
Nel luglio 1286 Ugolino Visconti fu eletto Capitano del Popolo e nella primavera del 1287 Ugolino della Gherardesca e Ugolino Visconti ottennero entrambi l'incarico di podestà e di capitani per dieci anni<ref name = "p102">{{Cita | Del Punta | p. 102}}</ref>. Questa signoria deluse mercanti, artigiani, coloro che approvavano il regime di Popolo, e i cittadini di tradizione ghibellina<ref name = "p102" />.<br />
La situazione peggiorò con gli scontri fra i due podestà<ref name = "p102" />. Nel 1287 Ugolino Visconti cercò di far nascere una ribellione nella città contro Ugolino della Gherardesca ma fallì<ref name = "p102" />. Dopodiché i Capitani delle sette Arti Maggiori e i Consoli dei tre Ordini affidarono il governo ad un podestà forestiero, Guidottino Bongi<ref name = "p102" />, che fu cacciato nel 1288<ref>{{Cita | Del Punta | pp. 102-103}}</ref>, quando i due podestà, Ugolino Visconti e Ugolino della Gherardesca riconquistarono il loro potere<ref name = "p103">{{Cita | Del Punta | p. 103}}</ref>.<br />
La signoria donoratico-viscontea cadde quando l'arcivescovo Ruggeri degli Ubaldini fece un colpo di Stato, insieme a importanti famiglie nobili come quelle dei Gualandi, Lanfranchi, Sismondi<ref name = "p103" />. Il governo fu affidato a Guido da Montefeltro, un esperto capo politico che rimase in carica a Pisa dal 1289 al 1293<ref name = "p104">{{Cita | Del Punta | p. 104}}</ref>. Ebbe la capacità di organizzare abilmente l'esercito e di gestire le alleanze della città<ref name = "p104" />. Si fece il possibile per evitare screzi con i Genovesi, per evitare quindi attacchi da parte degli avversari e proteggere gli importanti territori della Sardegna che erano rimasti<ref>{{Cita | Del Punta | p. 105}}</ref>.