Historia Augusta: differenze tra le versioni
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Che nell'opera si riscontrino queste caratteristiche è cosa abbastanza evidente. Costretta a subire, la classe senatoria trovò modo di sfogare tutto il suo risentimento in opere pseudostoriche, quale quella di Mario Massimo che, prendendo le mosse da Svetonio, ma solo per ciò che riguardava l'aspetto della vita privata degli imperatori, ridicolizzava e colpevolizzava gli imperatori per i mali dai quali era affetto l'Impero, nell'approssimarsi del proprio declino.
E a Mario Massimo molto deve la ''Historia Augusta'' soprattutto per ciò che di infamante, di ridicolo, di falso e anche di tragicamente vero nei confronti di taluni imperatori si potesse dire. Essa, nel complesso, si presenta come cronaca della vita, soprattutto privata, degli imperatori, aderendo, ma in modo esagerato, dichiaratamente, al modello [[Svetonio|svetoniano]], a cui si era già ispirato [[Mario Massimo]], discostandosene, però, quest'ultimo
Pertanto l'autore (o gli autori) della ''Historia Augusta'', pur prendendo le mosse da Svetonio, nello sviluppo delle argomentazioni fa riferimento, si basa e segue Mario Massimo, citato come fonte ben 18 volte e della cui opera non ci rimane altro. Di fondamentale importanza è la testimonianza dello storico [[Ammiano Marcellino]], fra altre, che sostiene che l'opera di Mario Massimo dilettasse parecchio i suoi lettori: all'epoca in cui fu scritta la ''Historia Augusta'', e ancor prima, a tenere banco, tra gli aristocratici era proprio l'opera storica, o per meglio dire, romanzesca di Massimo, unitamente alle satire di Giovenale, autore, quest'ultimo, quasi dimenticato, prima di questo periodo, e ritornato di moda in seguito, probabilmente, ai commenti che ne fece il grammatico [[Servio Mario Onorato|Servio]]. == Struttura ==
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== Analisi ==
Dall'incertezza generale, che tuttavia caratterizza l'intera opera, emerge un unico dato sicuro: essa è, senz'ombra di dubbio, espressione dell'opposizione senatoria all'istituto imperiale del quale si dà una rappresentazione ora banalizzata, con l'indugiare su particolari a volte esageratamente falsi e in ogni caso tendenziosi, che riguardano la vita privata dei singoli imperatori, ora un resoconto a fosche tinte con descrizioni aventi per oggetto la ''crudelitas'', l'''ebrietas'' e tutta la sequela delle umane aberrazioni: e ogni qual volta qualche notizia era estremamente esagerata fino all'inverosimile, se ne attribuiva la paternità a un certo Cordus, storico
La controprova che il filo conduttore dell'opera sia da ricercare nell'avversione all'istituto imperiale sta nel fatto che pochi imperatori, come [[Settimio Severo]] e [[Marco Aurelio Probo]] sono oggetto di lodi, lodi che danno agli autori (o all'autore) occasione di parlare di un ritorno dei vecchi tempi, sotto forma di ''laudatio temporis acti'' (rimpianto del tempo passato), di quella ''res publica romana'' dei tempi d'oro, quando a decidere delle sorti dello stato era la prestigiosa classe senatoria e non il capriccio o l'estrosità, come spesso è dato leggere in quest'opera, degli odiati imperatori: persino i rigidi appartenenti alla gens Catoniana, dice l'autore della ''Historia Augusta'', sarebbero stati lieti di vivere sotto i suddetti imperatori, lodati per il loro comportamento deferente nei confronti del senato. E, a ben considerare, l'atteggiamento ostile della classe senatoria nei confronti dell'istituto imperiale trovava una sua motivazione precisa, dovuta al fatto che in epoca repubblicana il ruolo di guida dello stato era esclusivamente nelle mani dell'aristocrazia senatoriale, e con esso tutta una serie di interessi che vedeva cointeressati alcuni clan di una ristretta oligarchia nella spartizione di incarichi, altamente remunerativi, sia in patria che soprattutto in territorio provinciale.
== Note ==
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