Fuoco alla paglia: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 27:
== Trama ==
Il [[protagonista]] della novella è Simone Lampo, un uomo caduto in rovina economica causata dall'attività estrattiva dello zolfo. Non appartiene né ad una classe sociale alta né ad una bassa, poiché non è più ricco, ma nemmeno i poveri lo vogliono riconoscere come uno di loro possedendo una casa e un poderetto che gli frutta solo tasse. Per avere qualche soldo, ha solo un po' di grano che gli permette di pagare il censo alla mensa vescovile. È ritenuto pazzo da tutto il paese poiché ha trasformato la sua casa in una "trappola" per uccelli, che cattura con un sistema di reti e canne, chiudendoli nella casa e successivamente nutrendosi di loro non avendo, a suo dire, altre alternative. Inoltre, la sua unica compagna è la mula Nina, che carica con un cestello di vimini contenente letame e con cui ha delle lunghe conversazioni. <br/>
È l'incontro con Nàzzaro, un vagabondo del Paese che si accontenta del minimo per tirare avanti, a cambiare la vita di Simone Lampo. Infatti, affascinato dalla bizzarra abitudine del senzatetto di guardare le stelle, Simone gli domanda perché egli non abbia mai voluto essere suo amico. Una volta appurato che Nazzaro è disgustato dalla quantità di uccelli rinchiusi a casa di Don Simone, egli accetta di salvarsi l'anima e avviare un percorso di espiazione con l'aiuto del vagabondo, guadagnando, così, anche la fiducia di un nuovo amico. Il patto prevede che egli liberi tutti gli uccelli e dia "fuoco alla paglia", liberandosi, quindi, del grano del suo poderetto. <br/>
Una volta fatto volar via gli uccelli dalle finestre, Simone è felice, ma Nàzzaro gli ricorda la seconda espiazione: guardare la paglia che brucia. Simone realizza che quel fuoco simboleggia la perdita di quei pochi averi che gli erano rimasti e, preso dall'ira e dall'avarizia che ancora lo contraddistinguono, accusa Nàzzaro di averlo mandato in rovina. Il vagabondo, che invece simboleggia la libertà d'animo, lo rassicura amichevolmente ricordandogli che, ora che ha trovato un amico, non deve più preoccuparsi di alcun tipo di ricchezza. <ref name=":0"></ref> <ref name=":1">{{Cita libro | Raffaele | Messina | Novelle | 1993 | Marco Derva | | capitolo=Fuoco alla paglia}}</ref>
|