Ergisto Bezzi: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Figlio di Giovanni Battista, medico condotto, e Felicia Benvenuti, nacque a Cusiano di Ossana il 16 gennaio 1835.<ref name="trentino_cultura">{{cita web|url=https://www.cultura.trentino.it/archivistorici/soggettiproduttori/3849956|titolo=Bezzi, Ergisto, Cusiano di Ossana, 1835 gennaio 16 - Torino, 1920 agosto 3|accesso=1º febbraio 2017}}</ref> Dopo aver frequentato il Liceo nella città di [[Rovereto]] si trasferì a [[Milano]] ove si impiegò in un'azienda commerciale. Alla vigilia della [[Seconda guerra d'indipendenza italiana|seconda guerra d'indipendenza]] del [[1859]] dovette fuggire dalla polizia austriaca riparando in [[Piemonte]] e si arruolò volontario a Torino nelle Guide di Francesco [[Francesco Simonetta (patriota)|Francesco Simonetta]].
 
Nel [[1860]] partecipò alla [[spedizione dei Mille]], ancora tra le file del corpo delle Guide, e attorno a lui si riunivano tutti i trentini dell'esercito. Fu dei primissimi con [[Francesco Nullo]] a penetrare nelle difese di Palermo: primo fu a mettere il piede in [[Calabria]] con [[Alberto Mario]].
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Conquistò i galloni di ufficiale sul campo: sottotenente a [[Palermo]], luogotenente dopo la presa di [[Milazzo]], capitano dopo [[Reggio Calabria]], aiutante di campo del generale [[Stefano Türr]], del quale però non approvava la facile transigenza politica, ritornò a Milano inflessibile repubblicano rifiutando la croce di cavaliere di Savoia seppure assegnatagli. Il 13 novembre del [[1864]] tentò l'insurrezione del Trentino, difatti mosse con 150 uomini per la [[Val Trompia]], ma arrestato dai carabinieri fu rinchiuso nel carcere di [[Brescia]] poi di [[Alessandria]].
 
Nella [[terza guerra di indipendenza italiana|terza guerra di indipendenza]] del [[1866]], di nuovo arruolato volontario come capitano nelle Guide, partecipò da valoroso a tutti gli scontri di quella campagna: alla [[battaglia di Ponte Caffaro]], [[battaglia di Monte Suello|Monte Suello]] e alla [[battaglia di Bezzecca]] ove fu ferito alla gamba. Fu il promotore degli [[Indirizzi di fedeltà dei comuni trentini a Vittorio Emanuele II nel 1866|indirizzi di fedeltà che i comuni trentini liberati e il clero spedirono a Vittorio Emanuele II e a Garibaldi per essere uniti al Regno d'Italia]].
 
A guerra finita rifiutò un'altra volta la croce di [[Casa Savoia|Savoia]] e anche questa gli fu assegnata d'autorità. Nel [[1867]], nella [[battaglia di Mentana]], fu ferito ad ambo le cosce. I soldati francesi lo derubarono, ma poi resero il denaro al ferito, conducendolo a [[Roma]], ove fu rilasciato. A causa delle ferite portò le stampelle per tre anni e non poté accorrere nel [[1870]] in [[Francia]] al seguito di Garibaldi. Nel [[1890]] rifiutò il mandato di [[Ravenna]] che lo aveva eletto deputato scomparendo dalla scena politica italiana.<ref name="trentino_cultura" /> Mantenne relazione con i patrioti trentini tra i quali [[Cesare Battisti]]. Dal settembre del 1909 si stabilì a Torino con il nipote [[Mario Bezzi|Mario]], entomologo di fama. Di lui si scrisse che fu: «Caro a Mazzini e Garibaldi, sospirò col primo, combatté col secondo». Morì a Torino il 3 agosto 1920.<ref name="trentino_cultura" />