=== Il protocollo d'intesa ===
[[File:Marcel Lefebvre 1981.jpg|miniatura|Mons. Lefebvre nel 1981]]
Poco dopo (8 aprile [[1988]]) una lettera di papa Giovanni Paolo II al [[Joseph Ratzinger|cardinale Ratzinger]], il futuro [[Benedetto XVI]], allora prefetto della [[Congregazione per la dottrina della fede]], tracciava le linee di una proposta che permettesse alla FSSPX di ottenere una collocazione regolare nella [[Chiesa (comunità)|Chiesa]], in piena comunione con la [[Santa Sede|Sede apostolica]]. Su questa base ebbero luogo diversi incontri tra due apposite delegazioni, fino a raggiungere l'accordo su un protocollo firmato il 5 maggio [[1988]].
Il 5 maggio [[1988]] Lefebvre e il cardinale Ratzinger firmano un protocollo d'intesa per l'utilizzo dei libri liturgici approvati nel [[1962]] (gli ultimi che il movimento lefebvriano utilizza, poiché precedenti la [[riforma liturgica]]), per la costituzione della FSSPX in [[società di vita apostolica]] con particolari diritti e prerogative e possibilmente guidata da un vescovo. Il protocollo comprendeva una dichiarazione di ordine dottrinale e il progetto di un dispositivo giuridico nonché di misure destinate a regolare la situazione canonica della FSSPX e delle persone a essa collegate, e ipotizzava la creazione di una commissione vaticana per coordinare i rapporti con i dicasteri della [[Curia romana]] e con i vescovi diocesani, come pure per risolvere i futuri problemi. In tale documento, Lefebvre, a nome suo e della FSSPX, promette [[obbedienza]] alla Chiesa e al [[Papa]], dichiara di non voler più discutere il Vaticano II in termini polemici, accetta in particolare la sezione 25 della ''[[Lumen Gentium]]'' sul [[magistero pontificio]], riconosce la validità dei nuovi riti della Messa.
Il giorno dopo Lefebvre ritratterà, affermando di essere caduto in trappola e di non potersi astenere dall'ordinare un vescovo il 29 giugno successivo allo scopo di garantire un suo successore alla Fraternità.
Per evitare che Lefebvre proceda con l'atto ritenuto scismatico, il 24 maggio [[1988]] papa Giovanni Paolo II gli concede l'autorizzazione di ordinare un vescovo "alla prossima solennità mariana" (nel caso specifico si trattava del 15 agosto, solennità dell'[[Assunzione della Vergine Maria]]) ma Lefebvre risponde per iscritto che ha bisogno di non uno ma tre vescovi, e che intende ugualmente consacrarli il 29 giugno. Il cardinale Ratzinger gli risponde che permanendo questo atteggiamento di disobbedienza, il permesso di consacrare un vescovo il 15 agosto sarebbe stato ritirato.
Lefebvre ritorna in [[Svizzera]] e mette in discussione il protocollo insistendo, tra l'altro, sulla necessità di ordinare vescovi tre sacerdoti della Fraternità entro il 30 giugno 1988. Chiede inoltre di avere la maggioranza dei membri della istituenda commissione romana. Di fronte al rifiuto di Roma, ferma sulla concessione di un solo vescovo e sull'equilibrio prestabilito per la commissione, e di fronte all'invito a rimettersi in piena obbedienza alle decisioni del Papa, Lefebvre, in una lettera del 2 giugno, esprime l'opinione che il momento di una collaborazione franca e efficace non era ancora giunto e dichiara di voler procedere alle ordinazioni episcopali anche senza mandato pontificio.
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