Lo scudo: differenze tra le versioni

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Intanto Smicrine ha dato la notizia ai familiari, ma in realtà l'animo dell'uomo è tutt'altro che infelice per la perdita del nipote. Avidissimo e crudele, Smicrine vuole infatti approfittare della morte di Cleostrato per appropriarsi del bottino del soldato che ora spetta alla sorella del defunto, da questi affidata prima di partire a un altro zio, il ricco e generoso Cherestrato. Così subito si fa avanti per sposarla, nonostante lei sia più giovane di molti anni: la legge ateniese - che prescrive che una ragazza rimasta senza congiunti maschi vada in sposa al parente più prossimo - glielo consente. L'avido vecchio cerca l'aiuto di Davo per compiere la sua opera, affermando di esser stato estromesso quando Cleostrato aveva promesso la nipote a Cherea, figlio di primo letto di sua moglie, ma Davo si tira indietro, adducendo come pretesto il fatto di essere ignorante in materia. In realtà Davo ha in mente un piano per soccorrere Cherestrato che, di fronte alle pretese di Smicrine, è precipitato nello sconforto. Il piano di Davo è questo: per distogliere Smicrine dall'idea delle nozze con la sorella di Cleostrato, Cherestrato - che è molto ricco - deve fingersi morto, in modo che sua figlia diventi l'erede di un patrimonio ben più consistente del bottino di guerra di Cleostrato, attirando su di sé l'attenzione del vecchio avido. Per dare maggior valore alla messinscena, arriva anche un (falso) medico, che diagnostica l'imminente morte di Cherestrato.
Qui, purtroppo, il papiro presenta una lacuna, dopo la quale si assiste al ritorno di Cleostrato. La commedia si conclude con doppie nozze: quelle di Cherea con la sorella di Cleostrato, e quelle di quest'ultimo con la figlia di Cherestrato. L'avido Smicrine rimane così a bocca asciutta.
 
== Commento ==
La trama della commedia è abilmente costruita e resa spettacolare: colpi di scena, travestimenti, un finto medico che parla in dialetto dorico, un cuoco che smania, una morte simulata, un'altra annunciata ma smentita alla fine del dramma, un intrigo per mettere alle strette il sordido Smicrine, un uomo abietto, arido e senza scrupoli, certo il personaggio più negativo che esca dalle commedie menandree.
 
Perciò è evidente come Menandro fosse un abile inventore di intrecci, capace di sorprendere il pubblico con sviluppi inattesi e appassionanti.
 
Una figura simbolicamente importante è quella del servo Davo, un uomo generoso e nobile malgrado il suo status e la sua origine barbara (Davo è uno schiavo frigio). Tuttavia egli è impegnato dei valori tipici della filantropia greca (onestà intellettuale e generosità umana soprattutto) tanto che non si distingue dai suoi interlocutori, che sono pure uomini della buona società ateniese.
 
Proprio alla figura di Davo si deve la creazione dell'intreccio che porterà allo smascheramento del malvagio e al trionfo dell'amore e della giustizia.
 
L'avere dato a uno straniero un ruolo di centralità morale è probabilmente la caratteristica più importante di questa commedia e si configura come un tratto culturale che sembra anticipare il cosmopolitismo dell'età ellenistica.
 
== Bibliografia ==
* Massimo Rossi, ''Il Pap.Oxy. Inv. 16 2B.52 e l'Aspis di Menandro'', in "Prometheus" anno III (1977), pp. 43–48.
* Umberto Albini, ''Nel nome di Dioniso'', Garzanti, Milano 2002. ISBN 978-88-11-67420-7
*Giulio Guidorizzi, ''Letteratura greca: dall'età ellenistica all'età cristiana'', Einaudi Scuola, Milano, 2011, ISBN 88-286-0950-6.
 
{{Commedia greca}}