Utente:Cicognac/Sandbox/10: differenze tra le versioni

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Gli aggettivi qualificativi seguono il nome a cui si riferiscono e consistono in una radice aggettivale a cui si attacca un prefisso che dipende dalla classe e numero del nome. Alcuni aggettivi sono invariabili e un buon vocabolario li segnala. Per esempio, -zuri (bello) se riferito a nomi di classe 1 m-wa è “mzuri, wazuri” (bello/a, belli/e). Si disambigua subito che non ci sono segnetti (e.g. il trattino/hyphen o la sbarra/slash) che separano suffissi e infissi dalla radice, ma nella fase di esposizione e studio si possono usare a piacere per rendere i due distinguibili.
 
Il legame/concordanza riguarda pure tutti i numeri tranne il 6/7/9/10/100/1000multipli di dieci. Quindi, i numeri da imparare il prima possibile sono 1, 2, 3, 4, 5, 8. La concordanza (chiaramente sempre al plurale tranne con “uno”, a priori con il singolare/forma del vocabolario) riguarda non solo questi numeri precisi, ma anche quando si trovano come unità in altri numeri, e.g. 11, 12, 13, 14, 15, 18, 118, 1118… I numeri in esame sono: XXXX.
 
Gli aggettivi e pronomi possessivi hanno le seguenti radici:
 
-angu
 
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-ao
 
La preposizione “di”, più semplicemente, consiste nella radice preposizionale -a. La prima parte si accorda con il possessore, che sintatticamente è in prima posizione (e.g. “il libro del bambino, i libri del bambino”: il libro è il possessore e -a si accorda con la classe di “libro” > kitabu cha mtoto, vitabu vya mtoto). Anche l'avverbio interrogativo "dove?" si comporta allo stesso modo e la sua radice è -ko: "''X'' dove è? ''X'' dove sono?" si rende come "''X'' -ko wapi?".
 
Gli aggettivi e pronomi dimostrativi non hanno il genere e sono distinti in numero e in base alla deissi prossimale o distale, cioè se si riferiscono a oggetti vicini e lontani. Sono solo 2, contrariamente a lingue come lo spagnolo, portoghese, giapponese e dialetto fiorentino (“questo, codesto, quello”): ricalcano dunque l’italiano corrente “questo, quello”. Il deittico prossimale consiste in una radice in prima posizione che tipicamente è “hi-” e a volte “ha-” (in un solo caso, “hu-”). Ricorda vagamente la parola “qui, qua” pronunciata in fiorentino: “hui, hua”. In generale, ha un’aspirazione sorda. La deissi distale è basata sulla radice in seconda posizione “-le” e ricorda vagamente la parola “lì” in bergamasco, e.g. “quello lì” > “chèl lè”. In sintesi, la radice della deissi prossimale è hi-/ha- (tranne in “huyu”, “questo/a” riferito ai nomi di classe 1 m-wa), quella di quella distale è -le. L’aggettivo dimostrativo si usa sintatticamente dopo il nome a cui si riferisce. Le deissi, come seconda funzione fondamentale, in swahili rimandano al soggetto nella struttura “tema-rema/topic-comment”, che esiste in tutte le lingue. Si pensi alla frase in italiano molto colloquiale “Il mio amico -lui viene da Mozambico e parla portoghese” e a “Le mele e le arance… -quelle mettile vicino ai kiwi”: si introduce il topic di cui si parla e si riprende per aggiungervi informazioni di solito nuove. Ebbene, in swahili è normale sentire i pronomi dimostrativi in una simile struttura, e.g. “quell’uomo ricco viene da Angola > (l’)uomo ricco(,) quello viene (da) Angola”.
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=== Le 8 classi e trattazione completa della concordanza classe per classe ===
==== Classe 1 m-wa ====
La prima classe su otto, che raggruppa tutti gli esseri viventi eccetto le piante (quindi perlopiù uomini e animali, insetti inclusi), è detta “classe 1 m-wa”, tale per cui il singolare/la forma del dizionario inizia a priori in m-. Per formare il plurale, m- si sostituisce in blocco con il relativo prefisso del plurale wa-. Un esempio è “bambino/a > bambini/e”: mtoto > watoto (con i trattini utilizzabili in fase di esposizione e studio, m-toto > wa-toto. La forma base nel dizionario è “mtoto”. La radice nominale in questo caso è -toto, “la bambinità”). L'unica parola diffusa irregolare è "mwanafunzi > wanafunzi" (studente > studenti).
 
Attenzione: alcuni nomi di parentela appartengono a un’altra classe (la 3), ma non solo iniziano con altri suoni, ma in più quindi questo spiega che non tutte le parole riferite a esseri viventi sono di classe 1 m-wa e iniziano in m-. Anche degli animali appartengono a un’altra classe, che comunque inizia con altri suoni. Quindi, il fatto che una categoria semantica sia raggruppata in una classe non vuol dire che si limiti a essa. Laddove ci sono sovrapposizioni/overlap di prefissi (e.g. la classe 1, 3 e 5 hanno parole che iniziano in m- al singolare) o presenza della stessa categoria semantica in più classi, come appena dimostrato, non si crea confusione. Il principio base, in sintesi, laddove ci sono casi di overlap semantici o di prefissi, è quello di triangolare/intrecciare le conoscenze sulla classe con il prefisso che si ha davanti.
* Partendo dal presupposto che nella classe 1 m-wa i nomi singolari e plurali iniziano rispettivamente in m- e wa-, gli aggettivi qualificativi riferiti a tali nomi inizieranno anch’essi in m- o wa- in base al numero del nome. Si sentirà e vedrà dunque una struttura “m- m-” o “wa- wa-”, e.g. “-refu” (radice aggettivale per dire “alto”) > mtoto mrefu, watoto warefu (il bambino/a alto/a, i bambini/e alti/e). Riscritto con i trattini, m-toto m-refu, wa-toto wa-refu. Si ricorda che, in swahili, degli aggettivi qualificativi sono invariabili: si usano senza prefissi, così come appaiono, e.g. “pulito/a/i/e”: safi (“il bambino pulito, i bambini puliti” > m-toto safi, wa-toto safi). Un buon dizionario indica in qualche modo che sono invariabili. Tutti gli aggettivi riferiti a persone e animali prendono il prefisso m-/wa-, a prescindere dalla classe delle persone o esseri viventi (sono distribuiti in più classi ma ciò, in questo preciso contesto, è ininfluente).
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wa-le (quelli/e)
 
*Gli aggettivi possessivi prendono il prefisso w- (la radice spiega tutto il resto che serve, ciò il possessore: il prefisso spiega solo la classe del nome siccome c’è concordanza). Non c’è in questo preciso caso una distinzione di numero ma il contesto o il prefisso nel nome lo disambiguano: '''PAGINA 51'''
w-angu
 
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Pertanto, “il mio bambino, i miei bambini” è > m-toto w-angu, wa-toto w-angu.
* Quanto al verbo alla terza persona, prende a- e wa-: “il bambino spiega, i bambini spiegano; il bambino mangia, i bambini mangiano” > m-toto a-na-eleza, wa-toto wa-na-eleza; a-na-kula, wa-na-kula. Per grande coincidenza, i prefissi sono uguali ai prefissi personali dei pronomi personali soggetto “lui/lei; loro” (yeye a-, wao wa-): vedi avanti.
* La preposizione -a prende w-, diventando “wa”. Un inciso un po’ assurdo, “il bambino della foresta, i bambini della foresta”, sarebbe > m-toto w-a msitu, wa-toto w-a msitu. -ko invece al singolare prende yu-, mentre al plurale prende wa-: yuko, wako.
Come intuibile dalla triangolazione, “msitu” non è di classe 1 m-wa siccome, anche se inizia in m-, ha un altro campo semantico: è di classe 5 (m-situ > mi-situ. “Il bambino delle foreste, i bambini delle foreste” > mtoto wa mi-situ, watoto wa mi-situ). Questo è un primissimo esempio concreto di triangolazione (i casi totalmente irregolari comunque esistono, ma sono abbastanza rari. Per esempio, mbwa “cane” è un animale, ma non è di classe 1 m-wa, non vuol dire che tutti gli animali sono di classe 1 ed è uno di questi rari casi: molti altri non sono problematici a un esame tramite triangolazione).
* Con il numero uno e tutti gli altri numeri, XXX
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==== La classe 2 ki-vi ====
La seconda classe, che raggruppa degli oggetti non viventi, è detta “classe 2 ki-vi”: il singolare per nomi e aggettivi (forma del vocabolario) inizia in ki-, che per formare il plurale si sostituisce in entrambi con vi-. Non contiene i prestiti a meno che accidentalmente inizino al singolare con ki-, come un esempio celeberrimo derivante dall’arabo adattato e accomodato, “kitabu” (libro) > “vitabu” (libri). A questa classe appartiene anche la parola “testa” (kichwa), ma è una parte del corpo: non è un essere vivente. Vi appartiene pure il nome completo della lingua swahili, “Kiswahili”, ma ovviamente è invariabile, a meno che ci si rivolga a tutte le varietà di swahili con un nome poetico come “Viswahili”, le lingue swahili. Attenzione alla maiuscola. In sintesi, nella classe 2 ki-vi vi appartengono molti oggetti/non viventi (non svariati nomi comuni di persona e svariati animali, che sono di classe 1 m-wa), i nomi delle lingue e qualche prestito che accidentalmente inizia in ki-. Ovviamente, non raccoglie tutti gli oggetti/non viventi, nella stessa misura in cui tutti i nomi comuni di persona e animali non sono nella classe 1 m-wa. Come già intuito, la classe in questione non è nemmeno preconfezionata per accogliere i prestiti, ma ne esiste effettivamente un’altra ad hoc (vedi avanti).
*Gli aggettivi qualificativi riferiti ai nomi di classe 2 ki-vi prendono proprio ki- e vi-: “il libro nuovo, i libri nuovi” > ki-tabu ki-pya, vi-tabu vi-pya. L’inciso assurdo “il bambino nuovo, i bambini nuovi” per assurdo sarebbe > m-toto m-pya e wa-toto wa-pya.
*Con i nomi di classe 2 ki-vi, gli aggettivi e pronomi dimostrativi sono molto regolari (radice prossimale hi-, distale -le) e, al singolare e plurale, prendono ancora una volta “ki, vi”:
hi-ki (questo/a)
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vi-le quelli/e
 
*La preposizione -a al singolare prende *ki che, per palatalizzazione (si pensi al latino classico /’kikero, ka’elum/ > italiano moderno “Cicero(ne), cielo”), muta in ch-a. Al plurale, prende *vi-, che forma un dittongo: vy-a. “Il libro del bambino, i libri dei bambini” > ki-tabu ch-a mtoto, vi-tabu vy-a watoto. -ko prende direttamente ki-, vi-: kiko, viko.
*La stessa casistica si applica agli aggettivi e pronomi possessivi: *ki- > ch- al singolare e *vi- > vy- al plurale (stavolta c’è distinzione precisa di numero):
ch-angu, vy-angu
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==== Classe 3 N (i-zi) ====
La classe 3 N si può indicare con una generica lettera N perché include molti nomi miscellanei che iniziano con una consonante nasale: m-, n-, ny-, ng-. In più, non si limita solo a questa caratteristica: ha il grande pregio di essere la classe in cui si raccolgono gran parte dei prestiti dalle lingue straniere. Infine, contiene svariati animali e nomi di parentela (si dividono tra classe 1 m-wa e classe 3 N). Tutti i nomi di questa classe sono invariabili in numero: esso si capisce dal contesto o da altri elementi nella frase. Un punto confusionario deriva dalla presenza di una m- al singolare: è lo stesso suono della classe 1 m-wa, ma la triangolazione in quasi tutti i casi permette di capire la classe giusta. Per esempio, un oggetto che inizia in m- difficilmente sarà di classe 1 e viceversa. In caso di dubbio, un buon dizionario sbroglia il plurale (e dunque anche la classe e viceversa). Questa categoria, a causa del fatto che comunque le altre categorie grammaticali prendono dei suffissi, di fatto si può immaginare come "classe 3 i-zi":
 
* Gli aggettivi qualificativi riferiti a nomi di questa classe (si ricorda sempre che, in generale, alcuni aggettivi sono invariabili in swahili) prendono l'accordo invariabile come numero tramite un prefisso nasale ma, a differenza delle altre classi, sorgono delle variazioni e non tutti prendono il prefisso: XXXdavanti a d-, z-, g-, gli aggettivi prendono "n", tale per cui si formano i cluster consonantici a due membri nd-, nz-, ng-. In più, davanti a b-, per un fenomeno di assimilazione muta in pronuncia e ortografia in "m", formando il cluster "mb-": si pensi allo stesso fenomeno nell'italiano "u'''n d'''ado VS u'''n p'''allone". Di quelli che iniziano in p-, solo "pya" (nuovo) prende il prefisso: "mpya". Se inizia in r-, avviene una mutazione nella radice aggettivale tale per cui si ottiene il cluster "nd", e.g. refu > ndefu (lungo). Quelli che iniziano in w-, per esempio il numero due (-wili, che prende l'accordo di classe), inizieranno con il cluster "mb" (> mbili). In tutti gli altri casi, gli aggettivi restano indeclinati.
* Gli aggettivi e pronomi dimostrativi prendono "i" al singolare e "zi" al plurale. La radice prossimale è hi- e quella distale è sempre -le. Ergo, il primo elemento propriamente gramamticale da cui si ricava il numero è proprio il dimostrativo:
hi-i (questo/a)
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zi-le (quelli/e)
* La preposizione -a prende *i- > y- al singolare (si forma un dittongo) e z- al plurale: *ia > ya e za, e.g. "il computer del bambino, i computer del bambino" > kompyuta ya mtoto, kompyuta za mtoto. Quindi, anche dalla preposizione nel complemento di specificazione si ripesca il numero. -ko prende direttamente i-, zi-: iko, ziko.
* Gli aggettivi e pronomi possessivi prendono anch'essi *i- > y- e z-: anche il possessivo permette di ripescare il numero.
 
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y-ao, z-ao
 
* Con i numeri,
* Con i verbi alla terza persona, il prefisso è i-, zi-, senza nessuna irregolarità.
 
==== Classe 4 ji-ma (li-ya) ====
La classe 4 ji-ma, oltre a contenere qualche nome miscellaneo (e.g. il prestito inglese molto diffuso treni > matreni), di base contiene gli elementi della flora (piante e erba con fiori sono esseri viventi, ma considerati a parte rispetto a uomini e animali) e frutti (si noti la contiguità concettuale). Contiene pure i nomi usati per specificare le quantità di nomi sia contabili che non contabili, cioè i nomi di unità (e.g. due casse di mele) e qualche nome collettivo (e.g. un gregge di capre). Infine, raccoglie le parti del corpo che sono in coppia, e.g. occhi, orecchie, mani e piedi (più i denti). Si riconoscono, a livello morfologico, perché sono parole che iniziano in ji-, che al plurale si sostituisce con ma-. Qualche nome ha a prescindere la forma plurale, come i tre vocaboli molto diffusi "maji, maziwa, mafuta" (acqua, latte, olio). Altri vocaboli non iniziano in ji- ma con sillabe random, ma la loro sfera semantica e il plurale li rende identificabili: al plurale, si attacca direttamente ma-. La classe di base si chiama "classe 4 ji-ma", ma negli accordi, gli affissi di fatto sono "li, ya".
 
* Gli aggettivi qualificativi riferiti a nomi di questa classe al singolare restano invariati se sono almeno bisillabici (se monosillabici, prendono ji-). Al plurale prendono il prefisso ma-, ma se iniziano già per vocale, il prefisso è soggetto a caduta vocalica e si riduce in m-.
* Gli aggettivi riferiti a nomi di questa classe
* Gli aggettivi e pronomi dimostrativi prendono anch'essi li-, ya-; la radice prossimale è hi-, mentre quella distale è sempre -le:
hi-li (questo/a)
* La preposizione -a
* Gli aggettivi e pronomi possessivi
 
hi-ya (questi/e)
-ako
 
li-le (quello/a)
-ake
 
ya-le (quelli/e)
-etu
* La preposizione -a prende l-, y-: la, ya. -ko prende direttamente li- ya-: liko, yako.
* Gli aggettivi e pronomi possessivi prendono l-, y- (cadono le vocali):
 
l-angu, y-angu
-enu
 
l-ako, y-ako
-ao
 
l-ake, y-ake
* Con i numeri,
 
* Con i verbi alla terza persona,
l-etu, y-etu
 
l-enu, y-enu
 
l-ao, y-ao
 
* Con i numeri, XXX
* Con i verbi alla terza persona, si inserisce il prefisso li-, ya-.
 
==== Classe 5 m-mi ====
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* La preposizione -a
* Gli aggettivi e pronomi possessivi
 
-angu
 
-ako
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* La preposizione -a
* Gli aggettivi e pronomi possessivi
 
-angu
 
-ako
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* La preposizione -a
* Gli aggettivi e pronomi possessivi
 
-angu
 
-ako
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* La preposizione -a
* Gli aggettivi e pronomi possessivi
 
-angu
 
-ako
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* Con i verbi alla terza persona,
 
==== Classe 9 e 10 (in disuso) ====
Come già accennato, alcune grammatiche spiegano che ci sono 10 casi (o 10 coppie di casi) siccome ne calcolano due in uso nello swahili antico (una delle prime tracce scritte in alfabeto arabo di swahili è un poema epico del 1728) e oggi in disuso ma ancora in uso nelle altre lingue Bantu.
=== Pronomi personali soggetto e sistema verbale ===
==== Accenno all’infinito dei verbi; radice verbale affermativa-imperativa/negativa generale/imperativa negativa; verbi polisillabici/bisillabici; pronomi personali soggetto +prefissi personali ====
Prima di presentare i pronomi personali soggetto, bisogna necessariamente introdurre il concetto di radice verbale affermativa e negativa, anche se il sistema verbale viene spiegato più avanti.
 
Innanzitutto, i verbi si trovano come forma base nei dizionari all’infinito, che inizia con quello che in morfologia si chiama “prefisso” (in questo caso, il prefisso verbale dell’infinito). Il prefisso in questione, che è invariabile, è ku-, e.g. kutoka (“venire da”). Se si toglie ku-, si ottiene la sola radice del verbo in forma affermativa-imperativa, in questo caso “toka”, a cui si possono attaccare altri prefissi e infissi (e.g. il prefisso personale e l’infisso temporale). Un altro esempio basilare è il verbo kusema (“parlare”), che ha come radice verbale affermativa “sema”“-sema”. Gran parte dei verbi finisce in -a. La radice verbale negativa, usata per le forme negative, subisce un mutamento di -a finale in -i riflesso in pronuncia e ortografia (va effettuato un cambio, oltre all’aggiunta di un prefisso per la negazione: vedi avanti. Negli altri casi, non c’è alcun cambiamento di vocale finale). Per esempio, la radice negativa di kusema è -semi. Si anticipa che la radice verbale all’affermativo è già in partenza un tempo verbale utilizzabile: è l’imperativo affermativo singolare, per dare ordini (“Sema!” Parla!). Anche l’infinito è utilizzabile dove in italiano si usa l’infinito (e.g. "io so parlare swahili") e si ricicla per formare il passato negativo. Il terzo tipo di radice è quella imperativa negativa (al singolare), che è la seconda che si ottiene con la modifica di un suono a fine parola: si ottiene togliendo ku- alla forma base e sostituendo la -a finale con il suffisso dell'imperativo negativo -e (se finisce con altre vocali, non avviene nessun cambio). Per esempio, da kusema si ottiene -seme. Si anticipa che è già un tempo verbale, l'imperativo negativo per dare divieti e proibizioni. Al plurale (ma quella singolare è già sufficiente), diventa -eni (si aggiunge cioè "ni"). In sintesi, da kusema, le tre radici verbali (affermativa-imperativa/negativa generale/imperativa negativa [al singolare]) sono -sema, -semi, -seme.

Oltre alla distinzione in radice affermativa e negativa, la seconda distinzione è tra verbi che all’infinito sono bisillabici (e quindi avrebbero una radice monosillabica) e verbi polisillabici. Se la prima distinzione serve a formare tempi positivi e negativi, la seconda serve a imparare che i verbi bisillabici si coniugano senza togliere ku- dall’infinito/forma base; in quelli polisillabici, avviene il contrario, cioè si ritene -ku (una sola sillaba come radice sarebbe poco informativa e troppo breve e laconica).
 
Quanto dunque ai pronomi personali soggetto, sono parole a sé e contemporaneamente anche un prefisso personale attaccato alla radice dei verbi, ragion per cui deve essere capito come funzionano basilarmente i verbi (cosa avvenga quando alla terza persona c’è un soggetto diverso da un pronome personale soggetto, è già noto: si inserisce l’accordo con la classe del soggetto in questione, non il prefisso personale). Il prefisso personale, variabile per ogni persona, si mette prima dell’infisso verbale per indicare il tempo all’affermativo, ma se il verbo non è affermativo ma è negativo, avviene un’inversione.
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==== Presente indicativo di tipo 2 (momento preciso) affermativo ====
Il presente di tipo 2 affermativo, quello in cui si è molto più immediato di quello di tipo 1: si prende la radice verbale e si aggiunge il prefisso huHU- (non servono infissi personali), anche con soggetti che non sono pronomi personali. Come già accennato, la negazione è identica alla negazione del presente di tipo 1.
 
==== Passato affermativo e negativo ====
Il passato affermativo, per indicare azioni eseguite e finite nel passato, si forma con "prefisso personale o di classe del nome + infisso temporale del passato LI +radice verbale affermativa": si può pensare come il presente di tipo 1 affermativo ma con "li" al posto di "na".
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==== Futuro affermativo e negativo ====
Il futuro affermativo, per indicare azioni che devono ancora avvenire, si forma con "prefisso personale o di classe del nome + infisso temporale del passato TA +radice verbale affermativa": si può pensare come il presente di tipo 1 affermativo ma con "ta" al posto di "na" o come il passato affermativo con "ta" al posto di "li".
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==== Imperativo affermativo e negativo (forma singolare; forma plurale) ====
L'imperativo si usa per dare ordini e divideti/proibizioni. Si usa solo alla seconda persona singolare e plurale (e.g. Muoviti! Muovetevi!). L'imperativo affermativo singolare corrisponde in toto alla radice affermativa-imperativa della radice verbale: dalla forma infinita/base/del dizionario si toglie ku-. Se il verbo alla forma base è bisillabico (e.g. kula, "mangiare"), non si toglie nulla: "Kula!" (Mangia!), "Sema!" (Parla! < da "kusema"). L'imperativo negativo singolare corrisponde in toto alla forma imperativa negativa della radice verbale, e.g. "Semi!" (Non parlare!). Se il verbo alla forma base è bisillabico, basta sostituire ku- con il prefisso del negativo "ha" già combinato con l'infisso -u- della seconda persona singolare, ragion per cui si potrebbe anche pensare in modo meccanico e semplificato come un prefisso preconfezionato ad hoc "hu-" (in realtà ha la sua logica dietro, appena spiegata): "Non mangiare!" > Hula! I verbi di questo tipo non si comportano come i polisillabici, altrimenti sarebbero troppo laconici: "kula" per assurdo diventerebbe *"li!", ma è una singola sillaba troppo laconica.
 
====Quanto Imperativoall'imperativo affermativo eplurale, negativo'''PAGINA ====92'''
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==== Il verbo essere, avere e esserci affermativi e negativi ====