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<br> Questa prima chiesa rimase aperta al culto fino al 1632 quando venne demolita per lasciare il posto all'attuale chiesa sempre dedicata a San Francesco. Le ragioni per la quale la chiesa venne demolita non sono del tutto chiare anche perchè, dalle fonti a disposizione, appariva ancora in buone condizioni; erano passati però molti anni dalla costruzionedella prima chiesa ero in seguito all'aumento della popolazione Lericina si sentiva il bisogno di un edificio più grande per la celebrazione del culto.
<br> Subito dopo la demolizione della nuova chiesa iniziarono i lavori per la costruzione della nuova, durarono quattro anni e il 26 luglio 1636 la nuova chiesa potè essere aperta ai fedeli, non era del tutto finita infatti ci volle del tempo per raggiungerne il completamento. L achiesa venne poi consacrata il 25 settembre dal Vescovo [[Giovanni Battista Spinola]].
<br> La nuova chiesa è sicuramente più grande e spaziosa rispetto alla precedente, il soffitto è molto alto, l’interno è formato da una sola navata che poggia su sei pilastri, tra i quali sono presenti gli altari minori, in modo da lasciare libero tutto il grosso vano della chiesa. Probabilmente, proprio grazie a questo enorme spazio è dovuto il ruolo di chiesa parrocchiale che continua ad avere la costruzione. Sul sagrato della chiesa è presente una colonna crocifera che quasi sicuramente apparteneva all’edificio precedente mentre sul lato destro della facciata appare un epigrafe che ricorda la consacrazione ufficiale dell’edificio. All’interno, invece, lungo i muri, ci sono delle nicchie nelle quali stanno altari settecenteschi in marmo, tipici del tardo barocco ligure.
<br> Venne ritagliato anche un grande posto per il coro della chiesa. Inizialmente era di forma quadrangolare ma poi venne costruito in forma semicircolare con il suo conseguente ingrandimento e questo fu possibile grazie all’acquisto di una parte del terreno della [[Confraternita di San Bernardino]]. Oggi il coro è installato in una doppia fila a semicerchio di grandi [[stalli]] in noce scolpita e lavorata in modo eccelso.
L'interno conserva tra gli arredi sacri un [[piviale]], dono della famiglia locale Botti<ref name="TurismoSP"/>, e diverse pale d'altare di scuola pittorica genovese<ref name="TurismoSP"/>.
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