Robot: differenze tra le versioni

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Varie imprecisioni nell'origine della parola, l'opera di Capek era definita romanzo. La ricostruzione basata sul testo di Curtoni è comunque completamente sbagliata perché riguarda "robota"/"robote" e non la parola "robot", ma non l'ho corretto
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[[File:Automation_of_foundry_with_robot.jpg|thumb|[[Robot industriale]]]]
Il termine ''robot'' deriva dal termine [[lingua ceca|ceco]] ''robota'', che significa ''lavoro pesante'' o ''lavoro forzato'' (al plurale in ceco è ''roboty'', mentre in italiano è invariabile). L'introduzione di questo termine si deve allo scrittore ceco [[Karel Capek|Karel Čapek]], il quale usò per la prima volta il termine nel [[1920]] nel suo dramma teatrale ''[[R.U.R. (Rossum's Universal Robots)|I robot universali di Rossum]]'' per definire l'operaio artificiale. In realtà come affermato dall'autore stesso nel testo ''La parola robot'', non fu il vero inventore della parola, la quale infattiche gli venne suggerita dal fratello [[Josef Čapek|Josef]], scrittore e [[Robotica|pittore]] cubista<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Alessandro|cognome=Catalano|data=2020-12-31|titolo=I robot di Karel Čapek: 100 anni di metamorfosi. I testi dell'autore su "R.U.R." e i documenti della ricezione italiana negli anni Venti e Trenta|rivista=eSamizdat. Rivista di culture dei paesi slavi|volume=13|pp=195–218|lingua=it|accesso=2021-02-07|url=http://www.esamizdat.it/ojs/index.php/eS/article/view/87}}</ref>, il quale aveva già affrontato il tema in unalcuni suotesti scritti con il fratello e in particolare in un racconto del [[1917]], ''[[Opilec]]'' (''L'ubriacone''), nel quale però aveva usato il termine ''automat'', [[automa meccanico|automa]]. LaIl diffusionegrande delsuccesso romanzodelle rappresentazioni dell'opera di Čapek, moltoin popolaretutto sinil dalla sua uscita,mondo servì a darediffondere fama alil termine robot, che è stato poi assimilato in quasi tutte le lingue del mondo.
 
Secondo altre ricerche, tuttavia, la parola robot compariva già verso la metà del [[XIX secolo]]: in ''The Modern Vassal'' di John Wilmer (1849), in ''Elements of Political Economy'' di [[Henry Dunning Macleod]] (1848), in ''The Village Notary. A Romance of Hungarian Life'' di [[József Eötvös]] (1850), in ''Austria'' di Peter Evan Turnbull (1849), in ''Hungary in 1851'' di Charles Loring Brace (1852), in ''[[Le memorie di Sherlock Holmes|Il caso dell'uomo deforme]]'' di [[Arthur Conan Doyle|Sir Arthur Conan Doyle]] (1893). Il vocabolo risulterebbe dunque esistente oltre mezzo secolo prima che la adoperasse Čapek e ben diffuso in Europa centro-orientale per indicare la [[servitù della gleba]]. Esiste inoltre un vocabolario ceco-italiano stampato nel [[1831]] a [[Praga]] che registra la parola robot traducendola come "giorni di lavoro". In conclusione, il vocabolo non sarebbe stato coniato da Čapek ma risalirebbe, almeno, a quasi un secolo prima di questa sua attribuzione.<ref>{{cita libro|autore=[[Vittorio Curtoni]]|titolo=Robot 64|città=[[Milano]]|editore=[[Delos Books|Delos Digital srl]]|anno=2012}}</ref>
 
IlLa termineradice della parola non è solo della lingua ceca, infatti parole simili (derivate dalla stessa radice) esistono in varie [[lingue slave]]: ''robota'' significa ''lavoro'' anche in polacco, ed in russo ed ucraino è ''rabota''; in polacco esiste anche il termine ''robotnik'', operaio, mentre il verbo ''robić'' significa fare.
 
Anche se i robot di Čapek erano uomini artificiali [[organismo|organici]], la parola robot viene quasi sempre usata per indicare un uomo meccanico. Il termine [[androide]] (dal greco ''anèr, andròs'', uomo, e che quindi può essere tradotto ''a forma d'uomo'') può essere usato in entrambi i casi, mentre un [[cyborg]] (''organismo cibernetico'' o ''uomo [[bionica|bionico]]'') indica una creatura che combina parti organiche e meccaniche (uomo bionico).