Nicolino Selis: differenze tra le versioni
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{{citazione|Alla richiesta di meglio precisare il movente dell'omicidio di Franco Nicolini, ribadisco quanto in proposito ho già dichiarato nei miei precedenti interrogatori: chi aveva motivi per volere la morte di "Franchino il Criminale" era Nicolino Selis, il quale ci chiese di aiutarlo nell'impresa per saggiare la nostra affidabilità nel momento in cui vi era la prospettiva di realizzare la fusione tra il nostro e il suo gruppo. All'epoca, stante l'interesse alla integrazione dei due gruppi, non chiedemmo al Selis di spiegarci puntualmente le ragioni per cui voleva commettere l'omicidio, d'altra parte il Selis ci disse che si trattava di un suo fatto personale e ci era noto, al riguardo, che tra il Nicolini e il Selis, vari anni prima, durante una comune detenzione dei due, vi erano stati dei violenti screzi, nel carcere di Regina Coeli. Al progetto del Selis di uccidere il Nicolini, non solo non ci opponemmo, ma lo aiutammo, sia per le ragioni sopra esposte, sia perché anche il Giuseppucci vi era in qualche modo interessato, essendo disturbato dalla presenza del Nicolini presso l'ippodromo di Tor di Valle. Per maggior chiarezza, il Giuseppucci riusciva quasi sempre a condizionare l'andamento di qualche corsa, il Nicolini, da parte sua, essendo un allibratore di un certo calibro e avendo un sostanziale controllo dell'ippodromo, spesso intralciava i programmi del primo|Interrogatorio di Maurizio Abbatino dell'11 febbraio 1993<ref>Interrogatorio di Maurizio Abbatino dell'11 febbraio 1993</ref>}}
Il 25 luglio 1978, nel parcheggio dell'ippodromo, Nicolini venne avvicinato da un gruppo di sette persone e freddato a morte. L'eliminazione di Nicolini fu un passo da gigante per la Banda che, da quel momento in poi, ebbe via libera per poter gestire una gigantesca fonte di guadagno. Nicolino Selis divenne ben presto uno dei capi riconosciuti della banda, a capo della fazione che si occupava della gestione del territorio e della vendita dello stupefacente nelle zone di [[Ostia (Roma)|Ostia]] ed [[Acilia]].
All'inizio degli [[Anni 1980|anni ottanta]], però, i rapporti in seno al gruppo criminale cominciarono a deteriorarsi e divisi da contrasti sempre più ampi e insanabili, da gelosie e rivendicazioni, le varie anime dell'organizzazione non riuscirono più a trovare una loro compattezza dando invece luogo ad una guerra fredda che col passare del tempo si trasformerà in una vera e propria faida interna. Lo stesso Selis, dal manicomio giudiziario dove si trovava in quel momento detenuto, iniziò a mandare messaggi minacciosi agli altri componenti e a pretendere di imporre una sua personale spartizione delle ingenti somme di denaro, provento delle varie azioni delittuose. La goccia che fece traboccare il vaso, però avvenne in merito alla spartizione di una nuova fornitura di eroina. Come raccontò in seguito il pentito [[Maurizio Abbatino]]:
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