Alarico I: differenze tra le versioni

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I Goti tornarono nell'Illirico. [[Sozomeno]] ambiguamente afferma che nel 405 i Goti di Alarico erano insediati nella «regione dei Barbari ai confini di Dalmazia e Pannonia» e che Alarico aveva ricevuto dal suo alleato Stilicone una carica militare romana.<ref name=SozIX4>Sozomeno, IX,4.</ref> La maggior parte degli studiosi ha identificato questa «regione dei Barbari» con i distretti di frontiera a cavallo tra [[Dalmazia (provincia romana)|Dalmazia]] e [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]], quindi con province romano-occidentali, supponendo che in seguito alla battaglia di Verona del 403 Stilicone avesse concesso ad Alarico di insediarsi in quei territori in cambio del suo appoggio contro l'Impero d'Oriente, al quale intendeva sottrarre l'Illirico Orientale; la carica militare romana concessa ad Alarico, secondo questa ipotesi, sarebbe stata quindi quella di ''[[Comes Illyrici]]''.<ref>{{cita|Burns|p. 193.}}</ref> Altri autori invece sostengono che Alarico firmò un'alleanza con Stilicone solo nel 405, e identificano la «regione dei Barbari» di Sozomeno con province romano-orientali (''[[Praevalitana]]'' e ''[[Moesia I]]'') ai confini con la ''pars occidentis''.<ref name=Cesa98-99>{{cita|Cesa|pp. 98-99.}}</ref> Nel 403 Stilicone si sarebbe limitato unicamente a garantire ad Alarico un salvacondotto, e i Goti sarebbero tornati nell'Illirico Orientale.<ref name=Cesa98-99/> A confermare questo ritorno di Alarico nelle province sotto la giurisdizione di Arcadio sarebbe una lettera di Onorio del 404 indirizzata al fratello e collega Arcadio, in cui l'Imperatore d'Occidente deplorava lo stato delle province dell’Illirico Orientale devastate da non ben precisati Barbari, da identificare presumibilmente con i Visigoti di Alarico.<ref name=Cesa98-99/>
[[File:AD 0401 Pressure on the Roman borders EN.png|upright=1.8|miniatura|L'Impero romano d'Occidente agli inizi del V secolo e le invasioni barbariche che lo colpirono in quel periodo.]]
Nel 405 Alarico fu contattato da Stilicone, e stipulò con lui un trattato di alleanza contro la ''pars orientis'', suggellato da uno scambio di ostaggi. Secondo Zosimo, già nel 405 Alarico, istigato da Stilicone, avrebbe invaso l'Epiro, provincia sotto la giurisdizione di Costantinopoli, con l'intento di assistere Stilicone nella conquista militare dell'Illirico Orientale; Stilicone aveva promesso ad Alarico di raggiungerlo presto in Epiro con le truppe dell'esercito regolare per portare a termine insieme la conquista di quei territori ai danni della ''pars orientis'', ma sarebbe stato trattenuto in Italia dapprima dall'invasione di [[Radagaiso]] e poi dall'usurpazione in Gallia di [[Costantino III (usurpatore)|Costantino III]].<ref>Zosimo, V,26.</ref> Ci sono però forti dubbi sull'accuratezza di Zosimo in questo frangente, e molti autori collocano l’invasione dell'Epiro di Alarico su istigazione di Stilicone solo successivamente alla [[Battaglia di Fiesole (405)|sconfitta di Radagaiso]] avvenuta il 23 agosto 406.<ref name=Cesa100-102>{{cita|Cesa|pp. 100-102.}}</ref> Si può supporre quindi che Alarico avesse stretto un’alleanza con Stilicone contro l'Impero d'Oriente già nel 405, ma che l'invasione dell'Epiro avvenne solo tra la fine del 406 e l'inizio del 407.<ref name=Cesa100-102/> Secondo alcuni studiosi, come Heather, Stilicone, a corto di soldati, intendeva assicurarsi l'alleanza militare con i Goti di Alarico in modo da poterli impiegare contro le altre minacce (come i Barbari e gli usurpatori nelle province galliche); Alarico, tuttavia, chiedeva in cambio la concessione di terre di insediamento per il suo popolo, ma Stilicone non intendeva trasferirli in un territorio romano-occidentale perché ciò avrebbe comportato problemi con i proprietari terrieri, a cui avrebbe dovuto confiscare parte delle proprietà per concederle ai Goti; Stilicone allora propose ad Alarico di assisterlo nella conquista dell'Illirico Orientale, dove i Goti già si trovavano illegalmente, assicurandogli che, se la spedizione avesse avuto successo, avrebbe legalizzato il controllo dei Goti sui territori da essi già occupati nell'Illirico Orientale.<ref>{{cita|Heather|pp. 272-273.}}</ref> In cambio Alarico gli avrebbe assicurato l'alleanza contro qualunque altro nemico dell'Impero d'Occidente. Alarico restò in Epiro in attesa dell’arrivo di Stilicone, venendo raggiunto dal prefetto del pretorio d'Illirico [[Giovio (prefetto)|Giovio]], inviatogli da Stilicone affinché approvvigionasse l’armata gotica.<ref name=SozIX4/> Tuttavia Stilicone non raggiunse mai Alarico in Epiro perché fu costretto ad annullare la spedizione illirica contro la ''pars orientis'' a causa dell'invasione della Gallia da parte di Vandali, Alani e Svevi e dell'usurpazione di Costantino III.<ref>Zosimo, V,27.</ref> Infine Alarico ricevette da Onorio delle lettere che gli annunciavano l'annullamento della spedizione.<ref name=SozIX4/>
 
Contrariato di ciò senza che il suo esercito avesse ricevuto alcuna ricompensa per i servigi prestati alla ''pars occidentis'', nel 408 Alarico abbandonò l'Epiro e marciò minacciosamente in Norico, ai confini con l'Italia.<ref name=ZosV29>Zosimo, V,29.</ref> Inviò quindi ambasciatori a Ravenna presso Stilicone, richiedendo il pagamento di {{formatnum:4000}} libbre d'oro per i servigi resi, e minacciando l'invasione dell'Italia nel caso questa richiesta non fosse stata soddisfatta.<ref name=ZosV29/> Stilicone si recò allora a Roma per consultarsi con l'Imperatore e con il senato romano e alla fine riuscì a convincerli a pagare ad Alarico le {{formatnum:4000}} libbre d'oro richieste.<ref name=ZosV29/> Alarico ricevette la somma richiesta, ma rimase in Norico. Nel frattempo, Stilicone suggerì a Onorio di inviare gli alleati Visigoti di Alarico in Gallia insieme alle legioni romane per impiegarli nella guerra contro l'usurpatore Costantino III.<ref name=ZosV31>Zosimo, V,31.</ref> Onorio scrisse una lettera ad Alarico per informarlo del suo nuovo incarico al servizio dei Romani, ma Alarico non la ricevette mai.<ref name=ZosV31/> Infatti Onorio, convinto da cortigiani intriganti che Stilicone tramasse il tradimento, lo fece giustiziare alcuni giorni dopo.<ref>Zosimo, V,34.</ref><ref name=SozIX4/> In seguito alla decapitazione di Stilicone, avvenuta il 22 o 23 agosto 408, prese il potere a Ravenna il partito antibarbarico, che rifiutò la negoziazione con Alarico.
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D'accordo con Alarico, il senato romano decise di inviare una nuova ambasceria, condotta da [[papa Innocenzo I]], presso l'Imperatore, per sollecitarlo a concludere la pace.<ref name=ZosV45/> Alarico si offrì di munire l'ambasceria di una scorta di soldati visigoti per proteggerla da eventuali attacchi nemici durante il viaggio.<ref name=ZosV45/> Mentre l'ambasceria era presso l'Imperatore, a Ravenna giunse la notizia che le truppe di Ataulfo avevano attraversato le Alpi e stavano per ricongiungersi con quelle di Alarico.<ref name=ZosV45/> Onorio ordinò alle truppe a sua disposizione di attaccare Ataulfo prima che potesse rafforzare ulteriormente l'esercito di Alarico, ma, nonostante una modesta vittoria conseguita nei pressi di Pisa, le legioni romane non riuscirono a impedire ad Ataulfo di raggiungere Alarico nei pressi di Roma.<ref name=ZosV45/> In seguito a questo fallimento, Olimpio fu rovesciato e costretto a fuggire in Dalmazia.<ref>Zosimo, V,46.</ref>
 
Dopo la caduta in disgrazia di Olimpio, scalò rapidamente le gerarchie del potere il prefetto del pretorio d'Italia [[Giovio (prefetto)|Giovio]], che divenne in breve tempo la personalità più influente nella corte di Onorio.<ref name=ZosV48>Zosimo, V,48.</ref> Giovio, che aveva già conosciuto Alarico in Epiro intorno al 406-407, convocò il re goto a Rimini per riprendere le negoziazioni.<ref name=ZosV48/> Alarico richiese, in cambio della pace, un tributo annuale in oro e in grano e la concessione per il suo popolo di insediarsi nelle province di ''[[Venetia et Histria]]'', [[Norico (provincia romana)|Norico]] e Dalmazia.<ref name=ZosV48/> Giovio mandò le richieste per iscritto all'Imperatore, suggerendogli inoltre di nominare Alarico ''[[magister utriusque militiae]]'' per indurlo ad accettare la pace a condizioni più moderate.<ref name=ZosV48/> La risposta di Onorio per iscritto fu la seguente: che Giovio, in qualità di prefetto del pretorio, aveva la facoltà di garantire ai Goti il pagamento del tributo in oro e in grano, ma che Onorio, in qualità di Imperatore, non avrebbe mai concesso la carica di ''magister utriusque militiae'' né ad Alarico né a nessun altro goto.<ref name=ZosV48/> Giovio commise però l'errore di leggere la lettera ad alta voce proprio di fronte ad Alarico, facendolo inferocire al punto che interruppe ogni negoziazione e riprese la marcia su Roma.<ref>Zosimo, V,49.</ref> Quando la sua rabbia si placò, Alarico arrestò la sua marcia e inviò alcuni vescovi come ambasciatori presso la corte di Onorio, offrendo la pace a condizioni molto più moderate delle precedenti:
{{Citazione|Il barbaro infatti non aveva bisogno di un comando o una carica, né più desiderava le province richieste precedentemente come residenza, ma si accontentava dei soli due Norici, che sono situati all'estremità del fiume Danubio, sono devastati da continue incursioni, e sono in grado di fornire solo un modesto contributo alle casse dello stato. Oltre a questo, chiedeva annualmente grano, nella misura che l'Imperatore avrebbe ritenuto opportuno garantirgli. Rinunciava anche all’oro, e voleva che tra lui e i Romani ci fossero amicizia e alleanza contro chiunque prendesse le armi e scatenasse una guerra contro l'Impero.|Zosimo, ''Storia Nuova'', V,50.}}
Alarico rinunciava al tributo in oro, accontentandosi solo di un modesto tributo in grano; rinunciava alla Venezia e alla Dalmazia, accontentandosi del solo Norico, provincia continuamente devastata dalle invasioni e con gettito fiscale molto ridotto; in cambio di queste concessioni, Alarico si impegnava a fornire assistenza militare allo stato romano contro qualunque nemico.<ref>Zosimo, V,50.</ref> Anche queste proposte furono respinte, in quanto Giovio e gli altri ministri avevano giurato poco tempo dopo la precedente rottura delle negoziazioni che non avrebbero più accettato di negoziare con Alarico, per cui il re dei Goti riprese la marcia su Roma.<ref>Zosimo, V,51.</ref>