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Nel luglio del 1944 entrò a far parte della direzione provvisoria del PCI "operativa" per l'Italia liberata. In quello stesso mese passò a dirigere, fino al giugno del 1946, l'edizione romana dell'[[L'Unità|organo comunista]]. Nel maggio del 1945 rappresentò la direzione nazionale al 2º congresso regionale sardo del PCI, sostenendo la necessità di saldare la lotta per l'autonomia a quella per le riforme sociali. Membro della direzione provvisoria nazionale costituita, l'8 agosto 1945, dai due gruppi dirigenti di Roma e Milano, fu membro anche della Consulta Nazionale per la Costituente e sottosegretario all'[[agricoltura]] nel [[Governo De Gasperi II]] (luglio 1946-gennaio 1947). Al 5º congresso del PCI (dicembre 1945) fu eletto nel Comitato Centrale e nella direzione, dove rimase fino al 9º congresso.
Eletto deputato alla Costituente per la Sardegna, dal 1947 al 1957 fu segretario del PCI nell'isola, partecipando alle grandi lotte contadine, all'occupazione delle terre, al duro [[sciopero]] di 72 giorni dei minatori di [[Carbonia]], e conducendo la battaglia per la rinascita sociale ed economica della Sardegna. Nelle [[elezioni politiche
Nel 1956 divenne responsabile esteri del PCI, nel 1958 segretario del [[Movimento Italiano per la Pace]], e quindi membro della Presidenza Mondiale. Nel novembre 1961 si oppose, in atteggiamento critico verso l'[[Unione Sovietica]], alla relazione "continuista" di [[Palmiro Togliatti]], segretario del PCI, nel Comitato Centrale che seguì al [[XXII Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica|XXII congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica]], che aveva confermato le posizioni antistaliniste già assunte dal segretario del PCUS [[Nikita Chruščëv]] nel [[XX Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica|XX congresso]] del 1956.
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