Velio Spano: differenze tra le versioni
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Nonostante la caccia spietata della polizia fascsita continuò ad operare nella clandestinità e nel dicembre del 1942 tenne una conferenza dei quadri dirigenti del PCT. In quello stesso anno, quando la Tunisia fu invasa dalle truppe italiane Spano svolse un intenso lavoro politico tra i soldati, organizzando fra loro nuclei comunisti e distribuendo giornali di propaganda antifascista. Liberata la Tunisia nel maggio del 1943 Spanò potè uscire dalla clandestinità e fare rientro, il 16 ottobre dello stesso anno, in Italia.
=Il rientro in Italia e la guerra di Liberazione=
Rientrato a Napoli Spano, insieme a Eugenio Reale, Marcello Marroni e Clemente Maglietta, diresse il PCI nell'Italia liberata. In questo periodo lavorò per rafforzare l'organizzazione del Partito Comunista Italiano e per radicarne l'atteggiamento unitario e nazionale tra la base e i militanti sparsi in tutto il Meridione. Dal dicembre del 1943 assunse la direzione dell'edizione meridionale de "L'Unità". Nel gennaio del 1944 prese parte al Congresso di Bari del CLN dove, insieme a Reale, allinenadosi alle posizioni di socialisti e azionisti rifiutò la partecipazione del PCI al governo, ponendo come pregiudiziale l'immediata abdicazione del re.
Nell'aprile del 1944 partecipò al congresso regionale del PCI siciliano ed intervenne in maniera determinante sull'atteggiamento da assumere nei confronti del separatismo anche in Calabria e poi, nel giugno, in Sardegna, dove si poneva il problema di correggere le posizioni autonomiste del partito.
=Dopo la Liberazione=
Nel luglio del 1944 entrò a far parte della direzione provvisoria del PCI "operativa" per l'Italia liberata ed in quel mese passò a dirigere, sino al giungo del 1946, l'edizione romana de "L'Unità". Nel maggio del 1945 rappresentò la direzione nazionale al 2° Congresso regionale sardo del PCI, sostenendo la necessità di saldare la lotta per l'autonomia a quella per le riforme sociali. Membro della direzione provvisoria nazionale costituita, l'8 agosto 1945, dai due gruppi dirigenti di Roma e Milano, fu membro anche della Consulta Nazionale per la Costituente e sottosegretario all'agricoltura nel I governo De Gasperi (Dicembre 1945 - luglio 1946). Al 5° congresso del PCI (dicembre 1945) venne eletto nel Comitato Centrale e nella direzione, dove rimase fino al 9° congresso. Eletto deputato alla Costituente per la Sardegna, dal 1947 al 1957 fu segretario del PCI nell'isola, partecipando alle grandi lotte contadine, all'occupazione delle terre, al duro sciopero di 72 giorni dei minatori di Carbonia e conducendo la battaglia per la rinascita sociale ed economica della Sardegna.
Nelle elezioni del 18 aprile 1948 venne eletto senatore di diritto e poi riconfermato nelle successive legislature nel collegio di Guspini-Iglesias. Nell'agosto del 1949, primo inviato del PCI e de "L'Unità", svolse un viaggio nella Cina comunista di cui scrisse un reportage. Nel 1956 divenne responsabile esteri del PCI, nel 1958 segretario del Movimento Italiano per la Pace e, quindi, membro della Presidenza Mondiale. Morì a Roma il 7 ottobre 1964.
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