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= Febadio di Agen =
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Le informazioni su Febadio di Agen sono molto scarne, per questo è difficile calcolare con esattezza la sua data di nascita. Originario dell'[[Aquitania]] (forse proprio di [[Agen]]), vista la scarsa cristianizzazione della Gallia nel IV secolo è improbabile che abbia avuto un’educazione cristiana. Viene eletto vescovo di Agen: non conosciamo la data certa ma sicuramente non è presente al [[concilio di Sardica]] del 343 (il suo nome non compare tra quelli dei sottoscrittori degli atti) , ai sinodi di Arles, Milano e Beziers (356); ed è già vescovo agli inizi del 358, quando nel suo trattato ''Contra Arianos'' si rivolge ai destinatari definendoli “''frates karissimi''”. Nello stesso anno partecipa in Gallia ad un concilio di vescovi che condanna la pubblicazione della formula sirmiense, fortemente filoariana, prodotto finale del concilio riunito a Sirmio verso la metà del 357, diretto dal trio illirico costituito da Valente, Ursacio e Germinio. Interviene, insieme con san [[Servazio di Tongres" /o "Servazio di Tongres|Servazio di Tongres]], al [[concilio di Rimini]] del 359, dove difende il [[credo niceno]]; proprio i vescovi della Gallia sono i più irriducibili avversari della parte filoariana. Tuttavia in seguito, dopo una tenace resistenza, è costretto ad accettare e firmare anch'egli la formula di Rimini, integrata e ampliata da alcuni anatemi antiariani. Nell'estate del 360 un sinodo di Parigi, al quale partecipa anche Febadio, si dichiara contrario alla dichiarazione di fede appena approvata a Rimini e conferma espressamente l'uso di οὐσία/ ''substantia'' e del niceno ὁμοούσιος. Altri sinodi in Gallia seguono questo esempio. Febadio presiede il concilio di [[Valence (Drôme)|Valence]] del 359 e quello di [[Saragozza]] del 374, che trattano di disciplina ecclesiastica e non più di questioni teologiche, dogmatiche e trinitarie. La data di morte è incerta ma sappaiamo che è ancora in vita nel 392, quando [[san Girolamo]] gli dedica il capitolo 108 del [[De viris illustribus (Girolamo)|''De viris illustribus: (Gerolamo, Gli uomini illustri, a cura di Aldo Ceresa-Gastaldo, Firenze, 1988).'']]
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I suoi scritti sono pubblicati da [[Jacques-Paul Migne]] nel XX volume di [[Patrologia Latina|''Patrologia Latina'']].
=== Opera ===
L’opera, che è articolata in 28 capitoli, ha l’intento di confutare la professione sirmiense del 357 e di dimostrare come, dietro le frasi e le parole apparentemente ortodosse in essa contenute, si nasconda in realtà l’eresia ariana.
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# La sottomissione del Figlio al Padre
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Io e il padre siamo una cosa sola (Gv.10,30)
Febadio nella sua opera si propone non solo di confutare la formula sirmiense, ma anche di restaurare la vera fede cattolica, quella nicena, tanto da definire la teologia del concilio di Nicea come ''perfecta fidei catholicae regula'' o ''professio catholica''.
=== La trasmissione dell'opera ===
L’opera ''Contra Arianos '' ci è pervenuta in un unico manoscritto del IX secolo, oggi conservato nella biblioteca dell’università di Leida. L’''editio princeps'' fu curata da Theodor Beza a Ginevra nel 1570. L’autore lamentava le cattive condizioni del manoscritto, sul quale intervenne con una serie di congetture elencate in appendice. La seconda edizione è contenuta in un’opera anonima dal titolo ''Veterum aliquot Galliae Theologorum scripta'', pubblicata a Parigi nel 1586 e si basa sul testo della prima edizione aggiungendo nuove congetture e rifiutandone alcune avanzate da Theodor Beza. L’''editio princeps'' e la seconda edizione sono state ristampate più volte ed anche nella ''Patrologia Latina'' del Migne. Fu pubblicata inoltre una terza edizione a Francoforte nel 1623. Solo nel 1985 è stata prodotta la prima vera edizione critica del testo a cura di R. Demeulenaere. Nel 1999 Jörg Ulrich ha curato un’edizione dell’opera in lingua tedesca.
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