Utente:ArchImage74/Sandbox: differenze tra le versioni

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===Storia===
Intorno al 1890 i miglioramenti della tecnica e le dimensioni più ridotte delle fotocamere favorirono il diffondersi di nuove professioni legate alla fotografia: il fotogiornalismo, la streetphography, e la fotografia di scena teatrale e cinematografica.
NelFotografare 1888,in venneteatro giratovoleva ”Roundhaydire Gardenporre Scene” il primo film muto. Da allora la fotografia ed il cinema hanno percorso sempre strade parallele. In questi anni anche la fotografia teatrale faceva i primi passi. Alal centro dell’attenzione c’era la figura della prima attrice <ref name=":1">{{cita libro| nome=Giada | cognome=Cipollone | titolo=Ritrattistica d'attore e fotografia di scena in Italia 1905-1943. Immagini d'attrice dal Fondo Turconi. Ediz. illustrata | anno=2020 | editore=Scalpendi | città=Roma | ISBN=9788832203301}}</ref>, resa dal mezzo fotografico come una vera icona. Si cercava di valorizzare la femminilità come elemento di intraprendenza e cultura al centro della società.
In questi anni veniva girato ”Roundhay Garden Scene” il primo film muto. Da allora la fotografia ha avuto anche un percorso parallelo anche con il cinema.
 
Il fotografo di scena non era considerato un professionista a tutti gli effetti. Nella società dei primi anni del Novecento il fotografo di scena era visto come un semplice operaio che svolgeva un lavoro di routine, specialmente in ambito teatrale. Per questo un certo numero di fotografi passarono alla realtà cinematografica considerata come la novità ed il futuro tecnologico. Questa scelta comportava tempi di lavoro più serrati, perché le prove e le scene girate si svolgevano il solito giorno.
Nel 1888, venne girato ”Roundhay Garden Scene” il primo film muto. Da allora la fotografia ed il cinema hanno percorso sempre strade parallele. In questi anni anche la fotografia teatrale faceva i primi passi. Al centro dell’attenzione c’era la figura della prima attrice <ref name=":1">{{cita libro| nome=Giada | cognome=Cipollone | titolo=Ritrattistica d'attore e fotografia di scena in Italia 1905-1943. Immagini d'attrice dal Fondo Turconi. Ediz. illustrata | anno=2020 | editore=Scalpendi | città=Roma | ISBN=9788832203301}}</ref>
, resa dal mezzo fotografico come una vera icona. Si cercava di valorizzare la femminilità come elemento di intraprendenza e cultura al centro della società.
 
Il fotografo di scena non era considerato un professionista a tutti gli effetti. Nella società dei primi anni del Novecento era visto come un semplice operaio che svolgeva un lavoro di routine, specialmente in ambito teatrale. Per questo un certo numero di fotografi passarono alla realtà cinematografica considerata come la novità ed il futuro tecnologico. Questa scelta comportava tempi di lavoro più serrati, perché le prove e le scene girate si svolgevano il solito giorno.
Inoltre le rigide regole stilistiche ed i limiti tecnici dell’epoca costringevano i fotografi a scattare dalla solita angolazione della macchina da presa, riproducendo una copia delle più emblematiche scene del film. Le immagini erano documentariste e prive di qualsiasi creatività, inoltre a volte era proprio il regista a dare indicazioni al fotografo. Questo era un chiaro segnale di una non ancora riconosciuta professionalità. Spesso gli attori venivano anche richiamati sulla scena per riprodurre la posa del film. Questo tipo di fotografie vennero chiamate “posati” e sarebbero servite per manifesti e locandine. Negli anni ’50 questa tendenza diminuì, perché comparirono sui set cinematografici nuove figure di fotografi provenienti dalle agenzie di cronaca. Erano abituati a cogliere l’attimo, perciò non avrebbero avuto più bisogno dei “posati”. Fotografavano a ritmi incalzanti, vendendo i loro servizi ai giornali. Fornivano quotidianamente il lavoro svolto al regista che decideva le immagini giuste da trasformare in locandine per la promozione del film.