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Intorno al 1890 i miglioramenti della tecnica e le dimensioni più ridotte dei mezzi fotografici, come la Kodak N1 [[Kodak]], favorirono il diffondersi di nuove professioni legate alla fotografia come: il fotogiornalismo, la street photography e la fotografia di scena. Sono gli anni della [[Belle Époque]]<ref name=":6">{{cita libro| nome=Marianna | cognome=Zannoni | titolo=Il teatro in fotografia. L'immagine della prima attrice italiana fra Otto e Novecento | anno=2018 | editore=Titivillus | città=Verona | ISBN=8872184363}}</ref> e la diffusione della fotografia rappresentò una vera rivoluzione culturale che cambiò il modo di fotografare il teatro contemporaneo. Nacque il ritratto d'attore<ref name=":6"/> che rappresentava l'artista come un'icona della società borghese di questi anni. La figura della prima attrice <ref name=":1">{{cita libro| nome=Giada | cognome=Cipollone | titolo=Ritrattistica d'attore e fotografia di scena in Italia 1905-1943. Immagini d'attrice dal Fondo Turconi. Ediz. illustrata | anno=2020 | editore=Scalpendi | città=Roma | ISBN=9788832203301}}</ref> venne posta al centro dell'attenzione come punto di riferimento di bellezza e intraprendenza. Era ritratta nel costume di scena e le fotografie vennero utilizzate come materiale promozionale per le tournée. Questo tipo di fotografia mostrò per la prima volta i dettagli del volto degli interpreti che fin ora erano stati visti solo attraverso i binocoli da teatro.
 
Sono gli anni in cui vengono girati anche i primi film muti. Il primo in assoluto fu [[Roundhay Garden Scene]]. Vennero realizzate solo fotografie ottenute con il processo di [[cronofotografia]]. In un'unica immagine erano registrati diversi momenti di un movimento.
Nel corso dei primi anni del ‘900 il cinema stava diventando uno spettacolo sempre più popolare e quindi aveva bisogno di promuoversi al grande pubblico. Questo avvenne attraverso il mezzo fotografico. Gli scatti delle scene principali e le locandine venivano pubblicizzate all’interno del tessuto sociale. La comunicazione visiva fu un’ottima strategia soprattutto dove erano presenti problemi di analfabetismo. Perciò la necessità promozionale del teatro e del cinema fece nascere la fotografia di scena che ha affiancato questi due mondi fino ai giorni nostri.
 
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Insieme alle fotografie di scena erano previsti anche degli scatti statici. Gli attori venivano richiamati sulla scena per riprodurre le pose del film. Questo tipo di fotografie vennero chiamate “posati”<ref name=":5">{{cita libro| nome=Antonio | cognome=Maraldi | titolo=Fotografi di scena del cinema italiano. Mario Tursi | anno=2005 | editore=Il ponte vecchio | città=Roma | ISBN=8883125088}}</ref> e sarebbero servite per manifesti e locandine. Negli anni ’50 questa tendenza diminuì, perché comparirono sui set cinematografici nuove figure di fotografi<ref name=":5"/> provenienti dalle agenzie di cronaca. Erano abituati a cogliere l’attimo, perciò non avrebbero avuto più bisogno dei “posati”<ref name=":5"/>. Fotografavano a ritmi incalzanti, vendendo i loro servizi ai giornali. Fornivano quotidianamente il lavoro svolto anche al regista che decideva le immagini giuste da trasformare in locandine per la promozione del film.
 
Intorno agli anni ’60 la fotografia di scena aumentò il proprio valore sociale grazie anche all’introduzione del [[fotoromanzo]] (con nuove tecniche di stampa) e del [[cineromanzo]] (utilizzando le foto di scena, che scorrendo in successione, raccontavano la pellicola). Questo utilizzo delle fotografie determinò un aumento significativo del loro valore. Non erano più semplici scatti documentaristici, ma vere opere di creatività supportate da nuove tecnologie. La conseguenza fu un aumento della domanda di immagini da parte del cinema e del teatro.
 
Ai nostri giorni la figura del fotografo di scena è centrale. E' sempre meno propenso a mettersi al servizio della creatività altrui. Non intende rinunciare alla propria libertà, anche se rimane sempre un lavoro su commissione, pagato per saper trasmettere determinate emozioni. Il fotografo instaura rapporti sociali e di complicità con gli attori, ottenendo maggiore collaborazione al momento dello scatto. Si confronta con il regista, il quale spesso lascia carta bianca nell’utilizzo del mezzo fotografico. Oggi il fotografo di scena può arrivare a ricoprire anche il ruolo di direttore della fotografia<ref name=":2">{{cita libro| autore1=D. Schaefer | autore2=L. Salvato | titolo=I maestri della luce. Conversazioni con i più grandi direttori della fotografia | anno=2019 |