Calculi: differenze tra le versioni
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==Storia della ricerca==
Già nel 1905, l'archeologo francese [[Jacques de Morgan]] pubblicò un catalogo di ritrovamenti effettuati in [[Elam]] (''Mémoires 7: Recherches archéologiques, deuxième série'', insieme a [[Gustave Jéquier]], [[Roland de Mecquenem]], [[Bernard Haussoullier]] e D.L. Graadt van Roggen). Tale catalogo includeva alcuni piccoli oggetti di terracotta, definiti 'gettoni' o 'pedine'. Il primo studio sistematico di tali oggetti fu del 1958, ad opera Vivian L. Broman (''Jarmo Figurines'', tesi non pubblicata).<ref name=BC238>{{cita|Bennison-Chapman|p. 238}}.</ref> Nel 1959, l'assiriologo austriaco-americano [[Adolf Leo Oppenheim]] pubblicò ''On an operational device in Mesopotamian bureaucracy'' (sul ''Journal of Near Eastern Studies''). Nel 1966, l'archeologo francese [[Pierre Amiet]] pubblicò invece ''Elam''. Questi due ultimi testi furono cruciali nella definizione del legame tra i ''calculi'', le ''bullae'', i sigilli e le prime forme di scrittura nel Vicino Oriente antico.<ref name=BC238/>
A partire dagli anni settanta del Novecento, la più importante studiosa dei ''calculi'' è stata l'archeologa francese [[Denise Schmandt-Besserat]], la quale ne propose una teoria organica, fondata sull'assunto che questi manufatti d'argilla avessero avuto funzione contabile fin dall'VIII millennio.<ref name=BC238/>
==Note==
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