Cyberstalking: differenze tra le versioni

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== Il cyberstalking come reato penale ==
Dal punto di vista giuridico, il reato di cybermolestiecibermolestie ossessive trova collocazione nel nostro ordinamento all'interno del Titolo XII del Codice Penale (dei delitti contro la persona), Capo III (dei delitti contro la libertà individuale), Sezione III (dei delitti contro la libertà morale) all'articolo 612 bis ([[atti persecutori]]).
Tale articolo è stato introdotto con decreto-legge 23 febbraio 2009 n. 11 e successivamente convertito in legge il 23 aprile 2009 – legge n. 38/2009.
 
Negli anni a seguire sono state apportate diverse integrazioni e/o modificazioni ma l'intenzione originaria del legislatore era quella di disciplinare esclusivamente il reato di molestie ossessive, definite dal legislatore atti persecutori<ref name=":4">{{Cita pubblicazione|autore=Carmelo Minnella|anno=2013|titolo=Lo stalking tra criminologia, giurisprudenza e recenti modifiche normative|rivista=Rassegna penitenziaria e criminologica|volume=17|numero=3|p=69 - 104}}</ref>.
 
Conseguentemente a due decisioni dei [[Giudizi di legittimità|giudici di legittimità]], i quali avevano ritenuto idoneo configurare il delitto di atti persecutori anche con l'invio tramite Facebook di ripetuti messaggi contenenti minacce e ingiurie ovvero molestie con esplicito contenuto sessuale, il legislatore, preso atto che le cybermolestiecibermolestie ossessive non sono meno rilevanti dello molestie ossessive, ha modificato, con la [[legge n. 119 del 2013]] – legge contro il "[[femminicidio]]" – il precedente dispositivo e in particolare il secondo comma, definendo l'aumento della pena se il fatto fosse stato commesso attraverso strumenti informatici o telematici, quindi non considerando le cybermolestiecibermolestie ossessive come una nuova fattispecie di reato bensì come una circostanza aggravante del sottostante reato di molestie ossessive (ibid.). Tale per cui, ad oggi, per il nostro ordinamento, con il termine cybermolestiecibermolestie ossessive si intendono gli atti persecutori "commess[i] attraverso strumenti informatici o telematici" in modo reiterato e consistenti in molestie e/o minacce tali da "cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita"<ref name=":4" />.
 
== Criminologia del cyberstalking ==
Dal punto di vista [[criminologia|criminologico]], l'episodio di cybermolestiecibermolestie ossessive è caratterizzato soprattutto da:
* intenzione malevola da parte dell'offensore originatesi per vendetta, per ritorsione ma anche per il puro piacere di infliggere fastidio e/o sofferenza oppure l'indifferenza manifestata, al di là della intenzionalità malevola, circa le conseguenze che la propria petulanza e insistenza provoca sulla vittima;
* una qualche forma di premeditazione o comunque l'ostinazione spesso ossessiva a proseguire il comportamento molesto sia dopo essere stato sollecitato a porre fine alla molestia sia di propria sponte, per incapacità di autoriflessione e di autoregolazione;
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== Vittimologia - la vittimizzazione da cyberstalking ==
Dal punto di vista [[vittimologia|vittimologico]], la molestia ossessiva e la cybermolestiacibermolestia ossessiva sono entrambe caratterizzate dalla "sensazione incresciosa di pena, di tormento, di incomodo, di disagio, di irritazione, provocata da persone o cose e in genere da tutto ciò che produce un turbamento del benessere fisico o della tranquillità spirituale".
 
== Evoluzione del cyberstalking: dal web 1.0 al web 2.0 ==
Sorto negli anni '90 del secolo scorso, il fenomeno delle cybermolestiecibermolestie ossessive è stato inizialmente considerato come la semplice controparte virtuale delle molestie ossessive, prevedendo pertanto un molestatore ossessivo dedito anche a pratiche di cibermolestie ossessive piuttosto che un cybermolestatorecibermolestatore puro. Di ciò era complice il [[web 1.0]], poco adatto per via dei suoi applicativi user unfriendly a rappresentare un autonomo contesto e fornire efficaci opportunità per la messa in atto esclusiva di cibermolestie, in particolare ossessive<ref name=":0" />.
 
Con l'avvento del [[web 2.0]] o [[social web]], i [[social media]] hanno rappresentato un'opportunità di implementare comportamenti violenti altrimenti poco diffusi o facilmente soggetti a deterrenza. La ricerca ne aveva attenzionati alcuni, come l'invadenza relazionale ossessiva (obsessive reational intrusion o ORI) che con l'avvento dei social media ha vissuto una nuova stagione. Con tale definizione si fa riferimento alla petulante invadenza subita da una vittima all'interno del proprio spazio privato (privacy), sia esso fisico che virtuale o simbolico, da parte di un conoscente o di un estraneo, il quale desidera oppure presume a torto una relazione intima o più intima rispetto a quella assegnatagli dalla vittima<ref name=":0" />.
 
Un'altra tipologia di comportamenti violenti è data dal fenomeno della espressione d'odio ([[hate speech]] o [[Trolling|cybertrolling]]). Con tale definizione si fa riferimento all'attività di soggetti che postano commenti offensivi non solo per umiliare o provocare risentimento a terzi, ma anche per generare una discussione violenta che coinvolga più utenti e prenda di mira uno specifico bersaglio. Celandosi come i cybermolestatoricibermolestatori dietro l'anonimato di un nickname, i [[Troll (Internet)|cybertroll]] si accaniscono nei confronti di personaggi noti e meno noti per esprimere il loro risentimento circa affermazioni o giudizi espressi da questi personaggi, per il tramite di offese, ingiurie e in molti casi minacce di morte<ref name=":3" />.
 
Il fenomeno ha avuto una diffusione tale da diventare oggetto di studio da parte di psichiatri e analisti comportamentali<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Evita|cognome=March|nome2=Jessica|cognome2=Marrington|data=2019-03|titolo=A Qualitative Analysis of Internet Trolling|rivista=Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking|volume=22|numero=3|pp=192–197|lingua=en|accesso=2022-12-10|doi=10.1089/cyber.2018.0210|url=https://www.liebertpub.com/doi/10.1089/cyber.2018.0210}}</ref> i quali hanno individuato alla base di queste condotte sentimenti di rabbia e frustrazione, il più delle volte derivanti da situazioni personali particolarmente traumatiche - un licenziamento o un divorzio - ma anche vere e proprie psicopatologie, come [[narcisismo]], [[sadismo]], [[disturbi della personalità]]<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Erin E.|cognome=Buckels|nome2=Paul D.|cognome2=Trapnell|nome3=Delroy L.|cognome3=Paulhus|data=2014-09|titolo=Trolls just want to have fun|rivista=Personality and Individual Differences|volume=67|pp=97–102|lingua=en|accesso=2022-12-10|doi=10.1016/j.paid.2014.01.016|url=https://linkinghub.elsevier.com/retrieve/pii/S0191886914000324}}</ref>.