Duello: differenze tra le versioni

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Compiuta l'[[unità d'Italia]], nel 1875 venne approvata una legge contro il duello&nbsp;che rimase in vigore, con pochi mutamenti, per più di cinquant'anni.<br>
I regolamenti dell'esercito italiano di quegli anni erano molto ambigui riguardo all'accettazione delle disposizioni governative contro il duello. Si sosteneva infatti che chiunque fosse coinvolto in un duello andasse espulso dall'esercito perché contravveniva a una legge dello stato e al regolamento militare; però chi, sfidato a duello, si fosse rifiutato di parteciparvi o avesse dimostrato fellonia, andava comunque espulso dall'esercito per villania e vigliaccheria. In maniera meno esplicita anche la marina prevedeva il medesimo trattamento.
Nell'esercito italiano, sul modello di quello napoleonico, non era ammissibile un duello tra ufficiali di grado differente, ed era considerato disonorevole abbandonare il proprio reparto per partecipare a un duello in un'altra guarnigione, questi due aspetti contribuivano a rarefare le occasioni di duello Andrea D’Amico Franz, cultore di discipline cavalleresche, allo scopo di unificare varie leggi e trattati cavallereschi spesso in aperta contraddizione tra loro, si occupò specificatamente del duello e diede alle stampe Nuovo codice sul duello (Catania 1893) coi tipi di C. Galàtola e poi con l’editore Niccolò Giannotta il Nuovo codice sul duello e procedura cavalleresca (Catania 1894). Diedero l’adesione al codice cinquantacinque firmatari, tra cui si distinguevano importanti politici, maestri di scherma (spiccava il nome di [[Agesilao Greco]]), militari, nobili e avvocati.
 
Nell'Italia di fine secolo XIX fece molto scalpore la morte, a 56 anni, del deputato dell'estrema sinistra [[Felice Cavallotti]] dopo essere stato [[Felice Cavallotti#Il duello fatale|ferito gravemente in duello]] dal giornalista conservatore [[Ferruccio Macola]].