Ottone Rosai: differenze tra le versioni
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Migliorata l'adesione alla grammatica italiana: da <<Sembra che fu tanta la sua rabbia, al punto di rifiutarsi di ritirare l'invenduto a fine mostra. >> --> L'ho cambiato in,: "Sembra che tanta fosse la sua rabbia, che si di rifiutò di ritirare l'invenduto a fine mostra." Etichette: Modifica visuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile Modifica da mobile avanzata |
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A Firenze nel [[1954]] dipinge e dona gratuitamente, in seguito all'iniziativa del Comitato per l'estetica cittadina di rinnovare gli antichi [[Tabernacolo|tabernacoli]] in rovina con opere di artisti contemporanei, una ''Crocifissione'', la quale testimonia il perdurare dell'interesse di Rosai per la tradizione tre-quattrocentesca toscana: [[Giotto]] e [[Masaccio]] sono ancora i punti di riferimento di un linguaggio che si è fatto tuttavia, con gli anni, sempre più aspro e scontroso, esasperando la propria radice espressionista. Rosai riduce ormai la pittura a un groviglio di segni brutali e adotta una cromia dai toni sordi e cupi, stravolgendo le fisionomie in maschere di un crudo [[primitivismo (arte)|primitivismo]]. Ciò che negli anni venti e trenta, gli anni di "[[Strapaese]]", aveva significato per lui un recupero di semplicità, brutale sì, ma piena di sanguigno vigore, lascia il posto, nel dopoguerra, al desolato squallore di un universo pittorico che non sembra trovare sollievo neanche nella fede e mette in scena una sacra rappresentazione di raggelante forza espressiva.
Durante una collettiva allestita nella città di [[La Spezia]], stizzito dal giudizio non benevolo sui suoi quadri a confronto di quelli del "giovane" pittore Gualtiero Passani (Carrara 1926-Lucca 2019) che nell'occasione attiravano maggiormente l'interesse del pubblico, con rabbia conficcò il sigaro acceso in un suo quadro, accompagnando il gesto con una serie di imprecazioni alla volta del gallerista, colpevole a suo dire di aver disposto le opere del Passani di fronte alle sue. Sembra che
[[File:Belvedere_-_Ottone_Rosai_-_Immagine_2.jpg|upright=1.6|thumb|Belvedere nel 1923 (40 x 30 cm) appartenente all'Ing. Eligio Boggione]]
A Venezia, in occasione della [[XXVIII Esposizione internazionale d'arte|XXVIII edizione]] della [[Esposizione internazionale d'arte di Venezia|Biennale d'arte di Venezia]] del [[1956]], viene allestita una grande [[retrospettiva]] della sua opera.
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