Lettera ai Colossesi: differenze tra le versioni

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Secondo molti autori, nella redazione della lettera ha un ruolo molto importante [[Timoteo vescovo|Timoteo]]<ref name="Talbert">Su questo tema, vedi gli approfondimenti proposti in Charles H. Talbert, ''Ephesians and Colossians'', 2007.</ref>: ci sono elementi per sostenere infatti che quest'ultimo è citato nella lettera non solo in forma di cortesia, ma in qualità di coautore dello scritto<ref name="Bruce"/>. Secondo Eduard Schweizer, Paolo avrebbe quindi approvato l'opera e vi avrebbe contribuito con alcune integrazioni personali e la sua firma<ref name="Bruce"/>.
 
Diversi studiosi, comunque, sostengono la piena autenticità della tradizionale attribuzione paolina di ''Colossesi''<ref group=Nota>Secondo la storica [[Marta Sordi]], ad esempio, dal punto di vista storico l'ipotesi del carattere deuteropaolino della lettera è privo di fondamento (cfr. Marta Sordi, "Paolo a Filemone, o, Della schiavitù", Edizioni Universitarie Jaca, 1987).</ref>. Le ragioni sono la verosimiglianza delle relazioni tra autore e destinatari della lettera, il riferimento in alcuni passaggi (come {{passo biblico|Col|3,18-4,1|libro=no}}) ad una situazione meno evoluta e più adatta agli inizi del pensiero paolino, l'uso di alcune formule, il fatto che la lettera fosse originariamente destinata ai Laodicesi ({{passo biblico|Col|4,16a|libro=no}}) ma spedita a Colossi, città di Onesimo.<ref>Werner Georg Kummel, ''Introduction to the New Testament'', pp. 342-345.</ref> Lo stesso stile della lettera, in passato criticato, a un'analisi più sofisticata risulterebbe infine coerente con quello delle lettere indiscutibilmente paoline;<ref name="Muddiman"/> questa analisi è stata però considerata non conclusiva da altri studiosi.<ref>''The Blackwell Companion to The New Testament'', John Wiley & Sons, 2010, pp. 489-490.</ref>
 
=== Lingua e stile ===
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Se ci si attiene all'attribuzione paolina, l'apostolo avrebbe scritto questa lettera a [[Roma]] intorno all'estate [[62]], cioè verso la metà della sua prima cattività romana<ref group=Nota>Per Bruce la lettera va datata agli inizi degli anni 60 a Roma (Cfr. Frederick Fyvie Bruce, ''The Epistles to the Colossians, to Philemon, and to the Ephesians'', 1984).</ref>. La lettera è parte del cosiddetto gruppo di "lettere dalla prigionia", in quanto l'autore afferma di trovarsi in carcere<ref name="Pulcinelli">Giuseppe Pulcinelli, ''L'apostolo Paolo'', 2008.</ref>.
 
La stesura farebbe seguito alla visita di [[Epafra di Colossi|Epafra]], uomo pio della Chiesa di [[Colossi]] (Col.{{passo biblico|Col|1,7-8|libro=no}}), che avrebbe riferito a Paolo che i Colossesi stavano cadendo in un grave errore: si ritenevano migliori degli altri perché osservavano più regole, anche esterne, (Col.{{passo biblico|Col|2,16|libro=no}}), si imponevano alcune mortificazioni e veneravano gli angeli (Col.{{passo biblico|Col|2,18|libro=no}}). Avevano dunque l'impressione di essere più santi e più saggi degli altri membri della chiesa. Nella sua epistola, Paolo li riprende insegnando che la [[redenzione (religione)|redenzione]] è possibile soltanto con Cristo e che si dà prova di saggezza servendolo.
 
=== Destinatari ===
La lettera è indirizzata alla comunità cristiana di [[Colossi]], che non era stata fondata da Paolo ed era probabilmente costituita principalmente da gentili<ref name="Barclay">William Barclay, ''The letters to the Philippians, Colossians, and Thessalonians'', 1975.</ref>.
 
Il recapito della lettera fu affidato da Paolo a Tichico e ad [[Sant'Onesimo|Onesimo]] (Col.{{passo biblico|Col|4,7-9|libro=no}}).
Tichico doveva anche, nel corso di questa stessa spedizione, consegnare l'[[Lettera agli Efesini|epistola destinata agli Efesini]] (Cf. Ef.{{passo biblico|Ef.|6,21|libro=no}}). Quanto allo schiavo Onesimo, doveva, su ordine di Paolo, tornare dal suo padrone Filemone e consegnargli la [[Lettera a Filemone|lettera]] che l'apostolo aveva scritto proprio per lui (Cf Fm.{{passo biblico|Fm|1,12|libro=no}}; {{passo biblico|Fm|1,21|libro=no}}).
 
Anche se l'apostolo Paolo non conosce personalmente i Colossesi, né essi lo "''hanno mai visto di persona''" (cfr. Col.{{passo biblico|Col|1,4|libro=no}} e {{passo biblico|Col|2,1|libro=no}}), la sua evangelizzazione a [[Efeso]] ha portato frutti anche qui, poiché probabilmente le Chiese di [[Colossi]], [[Laodicea al Lico|Laodicea]] e [[Ierapoli]] furono fondate dai cristiani efesini.
 
Come osservato, la maggior parte dei cristiani della chiesa colossese derivava dal [[paganesimo]] (Col.{{passo biblico|Col|1,21|libro=no}}; {{passo biblico|Col|1,27|libro=no}}; {{passo biblico|Col|2,13|libro=no}}. La comunità cresceva normalmente (Col.{{passo biblico|Col|1,6|libro=no}}) e rimaneva ferma nella fede (Col.{{passo biblico|Col|2,5-7|libro=no}}), ma era anche minacciata dal pericolo di ricadere nel paganesimo (Col.{{passo biblico|Col|3,5-11|libro=no}}) o di lasciarsi sedurre da correnti eretiche (Col.{{passo biblico|Col|2,8-23|libro=no}}).
 
==== La città di Colossi ====
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La lettera sostiene, rispetto al diffondersi di correnti filosofiche (forse il [[neopitagorismo]]) con tratti di sacralità, che è solo in Gesù crocifisso e risorto che trovano conciliazione gli elementi in lotta nel mondo e si realizza la libertà dell'uomo<ref name="Theissen">Gerd Theissen, ''Il Nuovo Testamento'', 2002.</ref>.
 
Si riprende inoltre l'insegnamento, già presente nella ''[[Lettera ai Galati]]'', relativo al superamento delle differenze: ''"Qui non c'è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti"'' ({{passo biblico|Col|3,11|libro=no}}). Rispetto al precedente scritto, vengono qui poste anche alcune limitazioni<ref name="Theissen"/>.
 
Nella lettera Paolo si esprime contro le dottrine del [[misticismo]] e dell'[[ascetismo]].
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La parte dottrinale comprende i primi due capitoli, e il suo tema principale è sviluppato nel secondo capitolo. Paolo mette in guardia i colossesi dal non essere sviati da Colui nel quale risiede la pienezza e che è capo di ogni potere spirituale. Cristo è il capo del corpo cui fanno parte i destinatari della lettera, la Chiesa; e se dunque essi sono davvero uniti a Lui, di cos'altro necessitano?
 
Paolo poteva vedere che la comunità di Colossi era cresciuta spiritualmente, grazie al suo amore per i "''santi''" (Col.{{passo biblico|Col|1,4|libro=no}}; {{passo biblico|Col|1,8|libro=no}}) era necessario ora che crescesse in sapienza e conoscenza, perché il suo amore, non solo sentimentale, potesse così dare frutti (Col.{{passo biblico|Col|1,9-11|libro=no}}). Segue quindi un inno cristologico (Col.{{passo biblico|Col|1,15-20|libro=no}}) nel quale l'autore ripropone un inno probabilmente più antico, già circolante in precedenza a Colossi<ref name="Muddiman"/>.
 
=== Seconda parte ===
La parte pratica della lettera (capitoli 3-4) dà spazio alle esortazioni che naturalmente fluiscono dalle dottrine prima esposte. I Colossesi sono chiamati a rivolgere l'attenzione e ricercare le "cose di lassù" (Col.{{passo biblico|Col|3,1-4|libro=no}}), a mortificare ogni cattivo principio della loro natura e a spogliarsi dell'uomo vecchio per rivestirsi del nuovo (Col.{{passo biblico|Col|3,5-14|libro=no}}). In questa nuova ottica, anche i vincoli ed i doveri acquistano una nuova prospettiva nella vita cristiana: insomma, ''"qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini"'' (Col.{{passo biblico|Col|3,23|libro=no}}).
 
Dopo saluti amichevoli (Col.{{passo biblico|Col|4,10-14|libro=no}}), Paolo raccomanda ai colossesi che facciano leggere la lettera alla chiesa di Laodicea, e che nel contempo leggano quella che egli aveva indirizzato là qualche tempo prima<ref group=Nota>Tale lettera non ci è però pervenuta: si ritiene quasi universalmente che il testo dell'apocrifa [[Lettera ai Laodicesi]] a noi conosciuto sia una falsificazione basata su questa istruzione</ref>. L'apostolo chiude la breve ma densa epistola con un saluto autografo.
 
== Uso liturgico ==