Onnipotenza: differenze tra le versioni
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Il primo [[freud]]ianesimo ha visto una sensazione di onnipotenza come intrinseca alla prima infanzia. "Come hanno dimostrato [[Freud]] e [[Sándor Ferenczi|Ferenczi]], il bambino vive in una sorta di [[megalomania]] per un lungo periodo... la 'fantasia di onnipotenza'".<ref>Edmund Bergler, in J. Halliday & P. Fuller (curatori),''The Psychology of Gambling'', Londra, 1974, p. 176</ref> Alla nascita, "il bambino ''è'' tutto ''per quanto egli ne sappia'' - "onnipotente... ogni passo che fa verso la formazione dei propri limiti e confini sarà per lui doloroso perché dovrà perdere questa sensazione originale quasi-divina di onnipotenza".<ref>Robin Skinner & John Cleese, ''Families and how to survive them'', Londra, 1994, p. 91.</ref>
Freud considerava che nel nevrotico "l'''onnipotenza'' che attribuisce ai suoi pensieri e sentimenti
Il [[pediatra]] e [[psicoanalista]] [[Donald Winnicott]] ha avuto una visione più positiva di una fede nella prima onnipotenza, reputandola come essenziale per il benessere del bambino, e affermando la necessità di un'assistenza materna "sufficientemente buona" per permettere al bambino di "far fronte all'enorme shock per la perdita di tale onnipotenza".<ref>Adam Phillips, ''On Flirtation'', Londra, 1994, p. 18.</ref> - in opposizione a quelle forze che "prematuramente lo costringono fuori del suo universo narcisistico".<ref>{{Cita web|url=http://www.enotes.com/psychoanalysis-encyclopedia/infantile-omnipotence |titolo=Infantile Omnipotence |editore=Enotes.com |data= |accesso=7 giugno 2013}}</ref>
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