Partito Sardo d'Azione: differenze tra le versioni

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Il sardismo e l'avvento del fascismo: corretto errori e aggiunto notizie
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== Storia ==
=== Le origini: dal movimento "rinascimento sardo" alla fondazione del Partito Sardo ===
=== Le origini:
Promosso da alcuni giovani, dopo il primo decennio del Novecento, nasceva a [[Cagliari]] il movimento sulla [[questione sarda ]] "rinascimento sardo"promosso attraverso il giornale"Sardegna", fondato da due giovani studenti, uno, [[Davide Cova]] studente di ingegneria a Milano e l'altro Attilio Deffenu, studente di giurisprudenza a Pisa.
Dal movimento "rinascimento sardo" promosso dal giornale "Sardegna" all'unità col "movimento dei combattenti" dopo la Prima Guerra mondiale, alla fondazione del partito Sardo ===
Attraverso il "Sardegna", il movimento sardo intendeva promuovere un sentimento comune, e si prefiggeva la crescita della cultura, accessibile a tutti, la ricerca di fattori per superare la difficile situazione sarda e aspirare al progresso.
Promosso da alcuni giovani,dopo il primo decennio del Novecento, nasceva a [[Cagliari]] il movimento sulla [[questione sarda ]] "rinascimento sardo"promosso attraverso il giornale"Sardegna", fondato da due giovani studenti, uno, [[Davide Cova]] studente di ingegneria a Milano e l'altro Attilio Deffenu,studente di giurisprudenza a Pisa.
Nasceva anche il pensiero dell'autonomia, perduta da circa cinquecento anni, ai tempi di Eleonora d' Arborea e mai riconquistata.
Attraverso il "Sardegna",il movimento sardo intendeva promuovere un sentimento comune,e si prefiggeva la crescita della cultura, accessibile a tutti, la ricerca di fattori per superare la difficile situazione sarda e aspirare al progresso.
Nasceva anche il pensiero dell'autonomia, perduta da circa cinquecento anni, ai tempi di Eleonora d' Arborea e mai riconquistata.
Le aspirazioni di quel movimento giovanile muovevano dal desiderio di ridurre la povertà, di introdurre lo sviluppo.
[[Attilio Deffenu]] morì combattendo (Cagliari gli ha dedicato una piazza), ma i progetti del movimento e gli studi sulla [[questione sarda]], ripresi da [[Davide Cova]], Egidio Pilia, Filiberto Farci e Virgilio Caddeo, non furono abbandonati.
[[Attilio Deffenu]] morì combattendo
Dopo la guerra, si pensò di fondare un partito politico che rappresentasse i sardi e questo fu possibile con i reduci di guerra del movimento dei combattenti.
(Cagliari gli ha dedicato una piazza), ma i progetti del movimento e gli studi sulla [[questione sarda]],ripresi da [[Davide Cova]], Egidio Pilia, Filiberto Farci e Virgilio Caddeo, non furono abbandonati.
Nel 1921, nasceva a Oristano, il Partito Sardo D'Azione, registrato nel tribunale oristanese e il compito di segretario fu affidato a Camillo Bellieni.
Dopo la guerra,si pensò di fondare un partito politico che rappresentasse i sardi e questo fu possibile con i reduci di guerra del movimento dei combattenti.
Nel 1921, nasceva a Oristano,il Partito Sardo D'Azione, registrato nel tribunale oristanese e il compito di segretario fu affidato a Camillo Bellieni.
[[Il movimento dei combattenti]]:
[[File:Camillo Bellieni.jpg|thumb|[[Camillo Bellieni]]]]
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La federazione sarda dell'Associazione Nazionale Combattenti nasce a [[Nuoro]] il 25 maggio 1919 e già esprimeva elementi programmatici intorno alla richiesta per la Sardegna dell'autonomia amministrativa subordinata al controllo del governo centrale.
 
Dal 22 al 27 giugno del 1919, si tiene a Roma il I Congresso nazionale dell'ANC che approva un suo programma politico, il cosiddetto "programma Zavattaro". Efisio Mameli, professore di chimica all'[[Università degli Studi di Sassari]], delegato regionale dell'associazione, chiede per la Sardegna autonomia finanziaria, in aggiunta all'autonomia amministrativa.
 
Il 14 settembre 1919, a [[Macomer]], è definita la struttura dell'associazione regionale sarda. In tale occasione, [[Emilio Lussu]], capitano della brigata Sassari, di ideologia repubblicana, propone di unirsi al movimento autonomista, nato nel 1914, con la rivista "Sardegna" fondata da due studenti, [[Attilio Deffenu]], esponente del sindacalismo rivoluzionario, studente di giurisprudenza a Pisa e [[Davide Cova]] studente di ingegneria a Milano); successivamente, nel febbraio 1918, fu fondata la rivista ''Il Popolo Sardo'' diretta da [[Davide Cova]] con Egidio Pilia, [[Filiberto Farci]] e Rinaldo Caddeo che affrontava i numerosi problemi della Sardegna. In maggio, inoltre, sotto pseudonimo (Yk), Umberto Cao, professore e avvocato, nel cui studio legale, l'anno successivo, furono praticanti Emilio Lussu e Pietro Mastino, entrambi avvocati, pubblicava l'opuscolo ''Per l'Autonomia!''.
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=== Il sardismo e l'avvento del fascismo ===
[[File:Emilio Lussu WWI.jpg|thumb|[[Emilio Lussu]]]]
Alle [[Elezioni politiche italiane del 1921|elezioni politiche del maggio 1921]], il Partito Sardo d'Azione raccoglie circa 1/3un terzo dei consensi elettorali dell'isola, cioè più del doppio dei voti [[Partito Socialista Italiano|socialisti]] (12,4%) e quasi tre volte quelli del [[Partito Popolare Italiano (1919)|PPI]] (11,3%). Pietro Mastino e Paolo Orano sono confermati deputati e risultano eletti anche Umberto Cao ed [[Emilio Lussu]].
 
Lussu interviene per la prima volta nell'[[Camera dei deputati del Regno d'Italia|aula di Montecitorio]] l'8 dicembre 1921, in occasione del dibattito per la raggiunta indipendenza irlandese<ref name=senato1/>, precisando che il Partito Sardo d'Azione è autonomista e non separatista. La tesi è ribadita da Bellieni, al II Congresso del partito, svoltosi a [[Oristano]] nel gennaio [[1922]], esponendo l'ipotesi di un'Italia "''riordinata su basi federali con la conquista delle autonomie regionali''".
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Per porre fine ai subbugli, [[Benito Mussolini]] invia in Sardegna, in qualità di prefetto, il generale [[Asclepia Gandolfo]], decorato di guerra e iscritto al fascismo, con l'istruzione di proporre al PSd'Az la fusione con il [[Partito Nazionale Fascista]]. Gandolfo inizia a negoziare con Lussu, totalmente contrario all'accordo<ref>{{cita|Lussu 1974|p. 134 e ss.}}</ref>, così come [[Camillo Bellieni]] e [[Francesco Fancello]], le sezioni sardiste di [[Nuoro]], [[Alghero]], [[Tempio Pausania]] e quella di [[Sassari]], che aveva chiesto la convocazione di un congresso per denunciare le lusinghe del PNF. Lussu depone allora l'incarico, rassegnando addirittura le dimissioni da deputato ma, nel frattempo, avevano già lasciato il partito per aderire al fascismo, [[Enrico Endrich]] e il deputato [[Paolo Orano]].
 
Il congresso straordinario che si tiene a Macomer ai primi di marzo del [[1923]] vede fronteggiarsi due mozioni: quella anti-fascista, presentata da [[Davide Cova]] Giovanni Battista Puggioni, Lussu, Mastino e quella dei sostenitori della fusione col PNF i quali, con le elezioni del 1924 passano tra le file del fascismo. Per alcuni e iin particolare per Pili c'era l'ambizione di attuare i programmi del sardismo attraverso la copertura fascista, riuscendo a ottenere dal governo lo stanziamento, per la Sardegna, di un miliardo di lire da spendere in opere pubbliche: infatti egli si dà da fare nello studio di innovazioni dell'agricoltura e dell'allevamento; poi però (dopo il 1930 c.acirca) viene meno la sua leadership [[Regime fascista|ventennio]].
Il 27 settembre [[1925]] si svolge a [[Macomer]] il V Congresso del PSdAz che lo storico [[Girolamo Sotgiu]] definì "la manifestazione antifascista più importante che si sia svolta nel paese quell'anno". I 250 congressisti confermano la ferma opposizione al fascismo quale "antilibertario, accentratore e protezionista". All'assise sarebbe dovuto intervenire anche il comunista [[Ruggero Grieco]], quale latore di un messaggio di [[Antonio Gramsci]], nel quale si invitava il PSdAz a farsi promotore dell'unità tra contadini e operai, ma non gli viene concesso di leggere la comunicazione.
 
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Alcuni dirigenti sardisti seguiranno il percorso di Lussu, legandosi a [[Giustizia e Libertà]] e all'antifascismo europeo. Tra questi [[Francesco Fancello]], [[Stefano Siglienti]] e Dino Giacobbe. Quest'ultimo parteciperà alla [[guerra civile spagnola]], al comando della batteria Carlo Rosselli<ref>{{Cita web |url=http://www.aicvas.org/aic-g-207-243(m).pdf |titolo=Le quattromila biografie dei combattenti italiani alla Guerra di Spagna |accesso=15 luglio 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131203141350/http://www.aicvas.org/aic-g-207-243(m).pdf |dataarchivio=3 dicembre 2013 |urlmorto=sì|formato=PDF}}</ref>; nella stessa guerra troverà la morte il sardista Giuseppe Zuddas<ref>{{Cita web |url=http://www.originifamiglialue.ch/page27.htm |titolo=Caduti italiani per la Repubblica di Spagna |accesso=15 luglio 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160827192719/http://www.originifamiglialue.ch/page27.htm |dataarchivio=27 agosto 2016 |urlmorto=sì }}</ref>.
 
Altri continueranno la propria militanza antifascista resistendo alle violenze dello [[squadrismo]]. [[Luigi Battista Puggioni]] assisterà alla distruzione del proprio studio di avvocato;[[Davide Cova]] fu aggredito a Cagliari nel 22, benché ferito, per sfuggire all'arresto dovette imbarcarsi sulla prima nave in partenza e si ritrovò a Tunisi. Subì poi un processo in cui fu assolto . Nel 1928 a Oristano fu allontanato dal lavoro di ingegnere capo dell'ufficio comunale per essersi rifiutato di ritirare la tessera di iscrizione al Pnf e per qualche anno l'ufficio fu soppresso. Fu un sorvegliato speciale e spesso veniva condotto in carcere. [[Giovanni Battista Melis]] sarà incarcerato nel 1928 a Milano [[Camillo Bellieni]] costretto a un'esistenza precaria in giro per l'Italia, sotto la stretta sorveglianza della polizia.
 
=== Il dopoguerra e l'uscita della componente filosocialista ===
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Al congresso del marzo 1945, si contrappongono l'ala autonomista conservatrice, quella ideologicamente più liberal-democratica (Bellieni), quella favorevole a posizioni socialiste e marxiste (Lussu) e quella indipendentista. Lussu si esprime per il ripudio totale del separatismo e per l'abbraccio verso posizioni di economia di tipo socialista, in conformità con gli orientamenti che stava imprimendo al [[Partito d'Azione]], con il quale il partito sardo era federato; trova, però, l'altro capo "storico", Camillo Bellieni, totalmente contrario.
 
Si riesce, comunque, ad approvare un documento di compromesso fondendo le relazioni di Puggioni, Salvatore Cottoni, [[Gonario Pinna]], Bartolomeo Sotgiu e [[Luigi Oggiano]] in cui si concorda per l'autonomia dell'isola nell'ambito di una repubblica federale e la riforma agraria. Prima della conclusione del congresso, Lussu, insoddisfatto, presenta un ordine del giorno della sezione di Cagliari di chiara impronta azionista, che viene bocciato dai 2/3due terzi dei delegati, provocando l'ira del combattente antifascista che abbandona la sala insieme ad altri della sua componente. La direzione uscente è comunque riconfermata e riuscirà a ricucire lo strappo con Lussu, qualche mese più tardi.
 
L'obiettivo di formulare uno statuto regionale autonomo è avviato con l'insediamento della [[Consulta Nazionale]], il 29 aprile 1945 che, a composizione paritetica dei partiti, affiancava il lavoro dell'[[Commissario#Membri di organi di governo|Alto Commissario governativo]] per la Sardegna. La discussione sullo statuto autonomo ebbe una svolta il 7 maggio [[1946]] con la proposta di Lussu e [[Mario Berlinguer]] di estendere anche alla Sardegna lo Statuto siciliano che garantisce un'ampia autonomia ma la proposta viene bocciata e i consultori sardisti, contrariamente alle indicazioni della direzione del partito esprimono voto contrario. Lo specifico [[Statuto speciale]] per la Regione Sardegna sarà approvato con [[Legge costituzionale]] 26 febbraio 1948, n. 3 e rappresenta una indubbia vittoria dell'autonomismo sardo.
 
Alle [[Elezioni politiche in Italia del 1946|elezioni per l'Assemblea costituente del 1946]], il Psd'Az riesce a eleggere [[Emilio Lussu]] e [[Pietro Mastino]]. Entrambi costituiscono un gruppo parlamentare ''Autonomista'' insieme ai sette eletti del Partito d'Azione e al valdostano [[Giulio Bordon]]<ref>[http://legislature.camera.it/frameset.asp?content=%2FAltre%5FSezioniSM%2F304%2F5291%2F5292%2Fdocumentoxml%2EASP%3FGruppo%3D181 La Camera dei deputati<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Il partito dimostra una buona forza nel cagliaritano, ottiene 1/4un quarto dei consensi nel nuorese, un indebolimento nel sassarese e, soprattutto, nella [[Gallura]] (7,5% su scala provinciale). [[Giovanni Battista Melis]] sostituisce alla direzione del partito il dimissionario Puggioni che preferisce dedicarsi al giornale ''Il Solco'', diretto, a Sassari, da Bartolomeo Sotgiu.
 
[[File:Emilio Lussu.jpg|thumb|[[Emilio Lussu]], fondatore del PSd'Az; nel secondo dopoguerra si batté strenuamente per un patto federativo con il [[Partito Socialista Italiano]]]]
Il 20 ottobre [[1947]], si era sciolto il Partito d'Azione che, in base alle direttive programmatiche del suo leader Emilio Lussu, era confluito nel [[Partito Socialista Italiano]], per rafforzare il blocco delle sinistre. Le intenzioni di Lussu erano quelle di portare anche il Partito Sardo d'Azione nell'alveo del socialismo italiano, tramite un patto federativo, ma dichiarò di subordinare questa scelta all'esito di un nuovo congresso del partito. Ai sardisti, in vista delle elezioni politiche, è offerta l'adesione al [[Fronte Democratico Popolare]] nella composizione di liste comuni in funzione anti-democristiana e antiamericana ma il direttorio, riunitosi a [[Macomer]] il 18 febbraio 1948, respinge ogni possibilità di accordo coi socialcomunisti. Nelle [[Elezioni politiche in Italia del 1948|elezioni del 18 aprile del 1948]] il Psd'Az, subisce un vistoso arretramento di consensi (10,3% su base regionale) e riesce a eleggere soltanto un deputato, [[Giovanni Battista Melis]] e un senatore, [[Luigi Oggiano]]. Quest'ultimo si iscrive al Gruppo Democratico di Sinistra, insieme a Lussu e Mastino, [[Senatore di diritto|senatori di diritto]] in base alla III disposizione transitoria e finale della [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione Italiana]].
 
A nemmeno un mese dalle elezioni, il direttorio fissa la data del nuovo congresso, da svolgersi a Cagliari il 3 e il 4 luglio. Un primo atto della battaglia interna è il congresso della sezione cagliaritana che vede il predominio dei lussiani e la sostituzione del presidente della sezione, Pietrino Melis, fratello di Giovanni Battista, con l'avvocato "lussiano" Giuseppe Asquer. Le mozioni depositate sono cinque: quella dei lussiani, denominata "mozione socialista autonomista", la "mozione sardista" degli autonomisti, una mozione di matrice terzaforzista a firma di [[Gonario Pinna]], una mozione della federazione giovanile cagliaritana e una presentata da Emilio Fadda, di orientamento conservatore. La prima, che intendeva il Psd'Az come partito di classe e inserito nel movimento internazionale della sinistra, fu sottoscritta oltre che da Lussu, da Dino Giacobbe, Giuseppe Asquer, Anton Francesco Branca, Armando Zucca, e si presentava particolarmente forte nella [[provincia di Cagliari]], tradizionale bacino elettorale di Lussu; la seconda rivendicava l'adesione ai principi originari del sardismo e propugnava una sostanziale inconciliabilità con i partiti italiani, riceve il sostegno "esterno" di [[Camillo Bellieni]] ed è sottoscritta da Pietro Melis, [[Luigi Oggiano]] e anche da [[Pietro Mastino]].
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Dopo il congresso del [[1951]], che riporta [[Giovanni Battista Melis]] alla carica di direttore, il PSdAz esce dalla giunta regionale e, alle [[Elezioni politiche in Italia del 1953|elezioni politiche]] e [[Elezioni regionali in Sardegna del 1953|regionali del 1953]] subisce un crollo di consensi (7% e 4 seggi). Il partito rientra temporaneamente in giunta assieme alla DC sino al 1958, quando, alle [[Elezioni politiche in Italia del 1958|elezioni politiche]] stringe una sfortunata alleanza alternativa ai due blocchi con il [[Movimento Comunità]] di [[Adriano Olivetti]], con esito negativo.
 
Nel 1958, la giunta regionale, guidata dal democristiano [[Efisio Corrias]] istituisce un apposito assessorato al Piano di Rinascita della Sardegna, in attuazione dell'art. 13 dello statuto regionale. I sardisti Pietro Melis e [[Anselmo Contu]] entrano in giunta, rispettivamente all'Industria e al Turismo.
Sulla scena politica regionale compaiono i nomi di Nino Ruiu, Sebastiano Brusco, [[Salvatore Sechi]] e Carlo Sanna. Il partito si colloca su posizioni di centro-sinistra, a suggello di un'alleanza col [[Partito Repubblicano Italiano]] che consente a Giovanni Battista Melis di essere eletto alla [[Camera dei deputati (Italia)|Camera dei deputati]] alle [[Elezioni politiche in Italia del 1963|elezioni politiche del 1963]].
 
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[[Antonio Simon Mossa]] muore prematuramente nel luglio del 1971, lasciando il partito in mano alla vecchia guardia rappresentata da Melis, Soggiu, Contu e [[Michele Columbu]]. I sardisti accettano la proposta di [[Partito Comunista Italiano|PCI]] e [[PSIUP]] per un'alleanza elettorale alle [[Elezioni politiche in Italia del 1972|politiche del 1972]]. Columbu è eletto deputato e si iscrive al gruppo misto comprendente gli autonomisti della [[Valle d'Aosta]] e del [[Trentino-Alto Adige]].
 
Nel 1974, Columbu subentra a Melis alla segreteria del partito. Pochi mesi dopo, le [[Elezioni regionali in Sardegna del 1974|elezioni regionali]] rappresentano una disfatta per il Partito Sardo d'Azione, nonostante una candidatura carismatica come quella di [[Michelangelo Pira]]. I suffragi non superano il 2,5% e l'unico sardista eletto al consiglio regionale è l'anziano Giovanni Battista Melis.
 
In quegli anni sorgono alcune realtà definite con il nome di "neosardismo", come il circolo ''Città-Campagna'', fondato a Cagliari da intellettuali come [[Antonello Satta]] e Eliseo Spiga, e il movimento ''Su Populu Sardu'', fondato da Mario ed Elisabetta Carboni ([[1973]]) al quale aderiscono successivamente [[Gianfranco Pintore]], [[Angelo Caria]], Diego Corraine e [[Lorenzo Palermo]]. Nel pieno degli "[[anni di piombo]]", la preoccupazione di certi settori per la crescente diffusione delle tematiche indipendentiste fa sorgere un'inchiesta da parte del [[Servizio informazioni difesa]] (SID), sulla presunta esistenza di gruppi di guerriglia separatista orchestrati dal leader [[Michele Columbu]] e dai gruppi neosardisti.
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=== In giunta regionale con i Progressisti ===
[[File:bentu.jpg|thumb|[[Bandiera dei quattro mori|La bandiera della regione Sardegna]] con lo stemma dei Quattro mori]]
Il partito si presenta all'appuntamento del XXIII congresso (8-9 dicembre [[1989]]) radicato in tutta la Sardegna con centinaia di amministratori e un ceto intellettuale piuttosto attivo, riunito attorno alla testata ''"Il Solco"'' che aveva ripreso le pubblicazioni., diretto da [[Gianfranco Pintore]]. Carlo Sanna è rieletto segretario. Le amministrative del 1990, tuttavia, si rivelano un insuccesso, soprattutto a [[Cagliari]]. Le difficoltà non cessano né durante la segreteria di Efisio Pilleri, espressione dei rinnovatori, né durante quella del subentrante [[Giorgio Ladu]].
 
Alle [[Elezioni politiche in Italia del 1992|elezioni politiche del 1992]], l'imprenditore di [[Porto Torres]] [[Giancarlo Acciaro]] è eletto alla [[Camera dei deputati (Italia)|Camera]] e, al [[Senato della Repubblica|Senato]], il cardiochirurgo [[Valentino Martelli (politico)|Valentino Martelli]]. Pochi giorni dopo l'insediamento, tuttavia, Martelli lascia il gruppo autonomista per il [[Partito Liberale Italiano|Partito Liberale]]. Il segretario [[Giorgio Ladu]], strenuo sostenitore della candidatura, si dimette. Gli succede Italo Ortu.
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Trincas prende contatti col centrodestra e, alle [[Elezioni regionali in Sardegna del 2009|elezioni regionali del 2009]], il PSd'Az si presenta in collegamento con il candidato di centrodestra [[Ugo Cappellacci]] ma la minoranza di sinistra esce dal partito e si schiera, con la lista ''"Rossomori"'', nella coalizione di centrosinistra del presidente uscente Soru.
 
La scelta di Trincas, tuttavia, ha successo. Ugo Cappellacci è eletto presidente e il Partito Sardo d'Azione rientra in giunta dopo quindici anni di opposizione, conseguendo il 4,3% dei suffragi e l'elezione di cinque consiglieri regionali. Il sindaco di [[Dorgali]] Angelo Carta, è assessore, prima ai Lavori Pubblici e poi Trasporti, dove gli succede, qualche anno più tardi, il cagliaritano Christian Solinas. Di difficile decifrazione il risultato delle elezioni provinciali del [[2010]]: a un aumento generale di consensi (il 6.,5% su scala regionale), corrisponde la conquista della sola amministrazione provinciale di Oristano, con l'esclusione del partito da tutte le amministrazioni comunali dei centri capoluogo.
 
Alle [[Elezioni regionali in Sardegna del 2014|elezioni regionali del 2014]] l'alleanza con la coalizione di [[centro-destra]], guidata sempre da Cappellacci, è confermata. La sconfitta della coalizione e la riduzione del numero dei consiglieri (da 80 a 60) determina il restringimento della rappresentanza a soli tre consiglieri, pur avendo il partito aumentato i consensi al 4,67%. La fase post-elettorale vede emergere diverse tensioni tra le componenti, riguardo alla segreteria di Giovanni Colli, che si dimette nel luglio 2014. Nel marzo [[2015]] il consiglio nazionale del partito elegge nuovo segretario [[Giovanni Columbu]], figlio di [[Michele Columbu|Michele]]. Il congresso dell'autunno dello stesso anno vede l'affermazione della componente guidata dal consigliere cagliaritano [[Christian Solinas]], che nel novembre viene eletto segretario, il più giovane a ricoprire questa carica dal secondo dopoguerra.