Impero partico: differenze tra le versioni

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[[File:Antony with Octavian aureus.jpg|thumb|left|[[aureus|Aurei]] romani raffiguranti [[Marco Antonio]] (sinistra) ed [[Augusto|Ottaviano]] (destra), coniati nel 41 a.C. per celebrare l'istituzione del [[Secondo triumvirato]] ad opera di Ottaviano, Antonio e [[Marco Emilio Lepido (triumviro)|Marco Lepido]] nel 43 a.C.]]
 
Incoraggiati dalla vittoria su Crasso, i Parti tentarono di conquistare i territori romani in Asia.<ref>{{cita|Kennedy 1996|p. 80}} sostiene che l'occupazione permanente dei territori invasi fosse l'ovvio obiettivo dei Parti, specialmente dopo che le città della Siria romana e persino le guarnigioni romane si sottomisero ai Parti e si schierarono dalla loro parte.</ref> L'erede al trono Pacoro I e il suo comandante Osace saccheggiarono la Siria fino ad Antiochia nel 51 a.C., ma vennero respinti da [[Gaio Cassio Longino]], che in un'imboscata uccise Osace.<ref>{{cita|Kennedy 1996|pp. 78-79}}; {{cita|Bivar 1983|p. 56}}.</ref> Successivamente, quando a Roma scoppiò la [[guerra civile romana (49-45 a.C.)|Guerra civile]] fra [[Giulio Cesare]] e Pompeo, gli Arsacidi si schierarono con quest'ultimo. In seguito inviarono soldati per sostenere le truppe dei [[cesaricidi]] nella [[Battaglia di Filippi]] del 42&nbsp;a.C.<ref>{{cita|Bivar 1983|pp. 56-57}}; {{cita|Strugnell 2006|p. 243}}.</ref> [[Quinto Labieno]], figlio di [[Tito Labieno]] e fedele a Cassio e [[Marco Giunio Bruto|Bruto]], si schierò con la Partia contro il [[Secondo triumvirato]] nel 40 a.C.; l'anno successivo invase la Siria insieme a Pacoro I.<ref name="bivar_1983_57 strugnell_2006_244 kennedy_1996_80">{{cita|Bivar 1983|p. 57}}; {{cita|Strugnell 2006|p. 244}}; {{cita|Kennedy 1996|p. 80}}.</ref> Il triumviro [[Marco Antonio]] non fu in grado di condurre la difesa romana contro la Partia a causa della sua partenza per la Italia, dove ammassò le sue forze per scontrarsi con il rivale [[Augusto|Ottaviano]], e alla fine condusse [[Pace di Brindisi|negoziazioni con lui a Brindisi]].<ref>{{cita|Syme 1939|pp. 214-217}}.</ref> Dopo che la Siria fu occupata dall'esercito di Pacoro, Labieno si separò dal grosso dell'esercito partico per invadere l'[[Anatolia]] mentre Pacoro e il suo comandante [[Barzafarne]] invasero la Siria romana.<ref name="bivar_1983_57 strugnell_2006_244 kennedy_1996_80"/> Essi sottomisero tutti gli insediamenti lungo la costa mediterranea a sud fino a Ptolemais (moderna [[Acri (Israele)|Acri]]), con l'unica eccezione di [[Tiro (città antica)|Tiro]].<ref name="bivar_1983_57">{{cita|Bivar 1983|p. 57}}.</ref> In [[Giudea]], le forze ebraiche pro-romane condotte da [[Ircano II]], [[Fasaele]], e [[Erode il Grande|Erode]] furono sconfitte dai Parti e dal loro alleato ebraico [[Antigono II Asmoneo|Antigono II Mattatia]] (r.&nbsp;40-37&nbsp;a.C.); quest'ultimo fu incoronato re di Giudea mentre Erode fuggiva nella sua fortezza a [[Masada]].<ref name="bivar_1983_57 strugnell_2006_244 kennedy_1996_80"/>
 
Nonostante questi successi, i Parti furono ben presto espulsi dalla Siria da una controffensiva romana. [[Publio Ventidio Basso]], un [[Legatus|ufficiale]] di Marco Antonio, sconfisse e fece giustiziare Labieno nella [[Battaglia delle porte cilicie]] (in Turchia) nel 39 a.C.<ref name="bivar_1983_57-58 strugnell_2006_239, 245 brosius_2006_96 kennedy 1996_80">{{cita|Bivar 1983|pp. 57-58}}; {{cita|Strugnell 2006|pp. 239, 245}}; {{cita|Brosius 2006|p. 96}}; {{cita|Kennedy 1996|p. 80}}.</ref> Poco tempo dopo, un esercito partico condotto dal generale Farnapate fu sconfitto in Siria da Ventidio nella [[battaglia del Monte Amano]].<ref name="bivar_1983_57-58 strugnell_2006_239, 245 brosius_2006_96 kennedy 1996_80"/> Di conseguenza, Pacoro I fu costretto temporaneamente a ritirarsi dalla Siria. Quando vi ritornò nella primavera del 38&nbsp;a.C., si scontrò con Ventidio nella [[Battaglia del Monte Gindaro]], a nordest di Antiochia. Pacoro fu ucciso durante la battaglia, e le sue forze si ritirarono oltre l'Eufrate. Alla sua caduta in battaglia seguì una crisi di successione in cui Orode II scelse [[Fraate IV]] (''r''. ''c''.&nbsp;38-2&nbsp;a.C.) come suo nuovo erede.<ref>{{cita|Bivar 1983|p. 58}}; {{cita|Brosius 2006|p. 96}}; {{cita|Kennedy 1996|pp. 80-81}}; cfr. anche {{cita|Strugnell 2006|pp. 239, 245-246}}.</ref>