Codice napoleonico: differenze tra le versioni
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L'impatto sul diritto italiano |
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Redatto da una commissione nominata da Napoleone a inizio '800, venne emanato il 21 marzo 1804<ref name="cdn_trec" /> ed è ricordato per essere stato il primo codice civile moderno, introducendo chiarezza e semplicità delle [[norma giuridica|norme giuridiche]] e soprattutto riducendo a unità il [[soggetto giuridico]]; anche se, sia in [[Austria]] sia in Francia, c'erano già state precedenti codificazioni in materia penale (es: il [[codice penale francese del 1791]]).
Scritto in un linguaggio semplice, elegante e conciso, il ''Code Napoléon'' fu fonte di ispirazione di alcuni scrittori
== Contesto ==
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Già nel corso del settecento erano stati fatti dei tentativi di riordinare il materiale normativo esistente in maniera chiara e concisa cancellando, o più spesso relegandolo a un ruolo residuale, il vecchio diritto comune. Spesso si trattò, tuttavia, di semplici "consolidazioni" del diritto precedente con il «semplice scopo di facilitare la pratica forense nel reperimento di un materiale spesso disperso o difficile rinvenimento».<ref>{{cita|Del Frate et al., 2018|p. 206}}.</ref><ref name=treccanicodificazione>{{treccani|il-problema-della-codificazione_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Diritto)|Il problema della codificazione}}</ref> Ad esempio, nel 1756 era stato promulgato il codice civile bavarese (noto come ''[[Codex Maximilianeus Bavaricus Civilis]]''), moderno per il suo linguaggio chiaro e preciso, ma rimandava ancora al diritto comune in caso di [[Lacuna (diritto)|lacune]],<ref name="Ascheri pp. 250-251">{{cita|Ascheri, 2008|pp. 250-251}}.</ref> mentre [[Ducato di Modena e Reggio]], intorno alla metà del XVIII secolo, si realizzò una "consolidazione" finalizzata a riorganizzare il materiale giuridico già esistente, ma senza l'ambizione di sostituire la produzione precedente che rimase in vigore.<ref name="Ascheri pp. 250-251"/> [[Federico II di Prussia|Federico II il Grande]], sul trono di [[regno di Prussia|Prussia]] dal 1740 al 1786, aveva tentato di far redigere un codice civile finalizzato alla «pubblica felicità dei sudditi» in cui le norme fossero espresse in maniera chiara, ma l'impresa naufragò<ref>{{cita|Padoa-Schioppa, 2007|pp. 434-436}}.</ref><ref>{{cita|Ascheri, 2008|pp. 249-250}}.</ref> così come fallì l'analogo progetto del ''[[Codex theresianus]]'' promosso da [[Maria Teresa d'Austria]] per l'opposizione del cancelliere [[Wenzel Anton von Kaunitz-Rietberg]].<ref>{{cita|Padoa-Schioppa, 2007|p. 437-439}}.</ref><ref>{{cita|Ascheri, 2008|pp. 251-252}}.</ref>
[[File:Carte du pays de droit coutumier et du pays de droit écrit (fr).png|miniatura|verticale|sinistra|Gli ordinamenti giuridici in Francia sotto l{{'}}''Ancien Regime'': regioni di diritto consuetudinario e regioni di diritto scritto]]
Una pietra miliare nella [[codificazione]] fu il [[codice leopoldino|codice penale leopoldino]] promulgato nel [[Granducato di Toscana]] il 30 novembre 1786<ref>{{cita|Padoa-Schioppa, 2007|p. 444}}.</ref><ref>{{cita|Ascheri, 2008|pp. 267-268}}.</ref> sebbene che dal punto di vista formale giuridico, anch'esso mancasse degli elementi necessari per essere definito un vero e proprio [[Codice (diritto)|codice]] (nel senso contemporaneo), poiché non abrogava interamente le leggi previgenti ma si limitava a prescrivere la loro interpretazione conforme.<ref name="nota1">{{cita|Di Simone, 2012|p. 70}}.</ref>
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Una nuova commissione, composta di quattro affermati giuristi dalle posizioni moderate, venne incaricata ufficialmente il 12 agosto 1800. Ne facevano parte: il presidente della Corte di cassazione [[François Denis Tronchet]]; il giudice della medesima corte [[Jacques Maleville]] [[Félix-Julien-Jean Bigot de Préamenau]], membro del vecchio [[Parlamento di Parigi]] soppresso dalla Rivoluzione e l'alto funzionario amministrativo (commissario di governo) [[Jean-Étienne-Marie Portalis]]. Portalis sarà poi il principale artefice dell'impresa e autore anche dell'importante ''Discorso preliminare al primo codice civile''.<ref>{{cita|Padoa-Schioppa, 2007|pp. 481-482}}.</ref>
I quattro operarono sotto la direzione di [[Jean-Jacques Régis de Cambacérès]] e in soli quattro mesi fu presentata una bozza inviata alla [[Corte di cassazione]] con lo scopo di ottenere osservazioni in merito; fu chiesto il parere anche del [[Consiglio di Stato (Francia)|Consiglio di Stato]], presieduto da [[Napoleone Bonaparte]] il quale presenziò a circa la metà delle sedute dando il proprio personale contributo soprattutto quando si trattava di discutere i temi più socialmente rilevanti, come il [[divorzio]] o l'[[adozione]]. Dopo oltre 100 sedute il testo venne licenziato e
== Descrizione e contenuti ==
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==== Impatto sul diritto civile italiano ====
Passato il Congresso di Vienne nel 1815, la Santa Alleanza (Russia, Prussia, Austria) tentò di ripristinare la situazione politica prima della Rivoluzione Francese. L'Italia fu separata di nuovo in Regno di Sardegna (Piemonte, Sardegna, Liguria), in Stato Pontificio, Granducato di Toscana e Regno delle Due Sicilie. La Lombardia ed il Veneto furono annesse dall'Austria. L'epoca tra il regime napoleonico e la l'unificazione nel 1861 è caratterizzata da mutamenti sociali e politici, che partirono grazie alla Rivoluzione e che la Restaurazione non
Il primo periodo dopo il 1815 è caratterizzato da un'enorme passo indietro verso il diritto privato prima del 1796, con una forte impronta clericale e feudalistica. Ad eccezione del Piemonte e dello Stato Pontificio, che praticarono la Restaurazione con più radicalità, i legislatori dell'epoca cercarono di mantenere il diritto di proprietà e d'ipoteca proposto dal ''Code Civil,'' mentre il diritto di famiglia e di successione francese fu bocciato quasi sino all'unificazione. La borghesia liberale, che godè a partire dal 1796 delle prime libertà politiche ed economiche, non fu più in grado di accettare pure la restaurazione del diritto.
= Note =
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