Partito Sardo d'Azione: differenze tra le versioni
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|nome = Partito Sardo d'Azione
|nome2 = {{sc}} ''Partidu Sardu''
|segretario = [[Christian Solinas]]
|presidente = Antonio Moro
|stato = ITA
|stato nota = <br>{{Bandiera|Sardegna|nome}}
|fondazione = 17 aprile
|sede = Viale Regina Margherita 6, [[Cagliari]]
|abbreviazione = PSd'Az
|ideologia = [[Federalismo in Italia|Federalismo]]<ref>{{Cita news|autore=Luca Rojch|url=https://www.lanuovasardegna.it/sassari/cronaca/2018/01/23/news/psd-az-noi-e-la-lega-giusto-cosi-proteste-insignificanti-1.16387099|titolo=Psd'Az: «Noi e la Lega? Giusto così. Proteste insignificanti»|pubblicazione=[[La Nuova Sardegna]]|data=23 gennaio 2018}}</ref><ref name="accordo">{{Cita web|url=https://www.sardiniapost.it/politica/ministra-stefani-accordo-lega-psdaz-andra-avanti-piu-autonomia-per-lisola/|titolo=Ministra Stefani: “Accordo Lega-Psd’Az andrà avanti. Più autonomia per l’Isola”}}</ref><br />[[Autonomismo]]<ref name="accordo" /><br />[[Conservatorismo]]<ref>{{cita web|url=https://www.electiondaynews.it/il-partito-sardo-dazione-espulso-dagli-autonomisti-europei-delleuropean-free-alliance/|titolo=Il Partito Sardo d’Azione espulso dagli autonomisti europei dell’European Free Alliance|data=5 ottobre 2020|accesso=|lingua=}}</ref> <small>(dal 2009)</small><br>'''In precedenza:'''<br>[[Radicalismo in Italia|Radicalismo]]<ref>{{collegamento interrotto|https://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2005/05/30/ST7PO_ST701.html}}</ref><br />[[Socialismo liberale]]<ref>{{cita web|url=http://www.fondazionesardinia.eu/ita/?p=9969|titolo=Gianfranco Contu, biografo delle «comunità dentro gli ideali»|autore=Gianfranco Murtas|sito=Fondazione Sardinia|accesso=10 settembre 2022}}</ref><br/>[[Indipendentismo sardo]]
|internazionale =
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|testata = ''Il Solco''
|giovanile = Giovani Sardisti
|categorie = no
}}
Il '''Partidu Sardu - Partito Sardo d'Azione''' ('''PSd'Az''') è un [[partito politico]] [[italia]]no, regionale [[Sardegna|sardo]], fondato nel 1921 da [[Davide Cova]], [[Camillo Bellieni]], [[Emilio Lussu]] e altri ex-combattenti della [[prima guerra mondiale]], provenienti principalmente dalla [[Brigata meccanizzata "Sassari"|Brigata Sassari]], su un programma [[Indipendentismo sardo|autonomista]].
Nel [[Secondo dopoguerra in Italia|secondo dopoguerra]] ha stretto un patto federativo con il [[Partito d'Azione]], sino alla confluenza di quest'ultimo nel [[Partito Socialista Italiano]]. Ha poi alternato la partecipazione a coalizioni regionali [[Democrazia Cristiana|democristiane]] con la guida di una maggioranza con il [[Partito Comunista Italiano|PCI]] e il [[Partito Socialista Italiano|PSI]] (1984-1989), sino a giungere ufficialmente alla scelta [[Indipendentismo sardo|indipendentista per la Sardegna]] nel 1981. Per tali frequenti mutamenti della sua linea politica ha subito numerose
Dopo aver dato l'appoggio, a fine anni novanta, alle [[Progressisti|liste progressiste]] e dell'[[L'Ulivo|Ulivo]], alle [[Elezioni regionali in Sardegna del 2009|elezioni regionali sarde del
== Storia ==
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La [[Sardegna]], che aveva partecipato in prima linea alla [[prima guerra mondiale]] con due reggimenti composti per la quasi totalità da sardi, la [[brigata Sassari]], non rimase immune ai fermenti del dopoguerra, rappresentati, a livello nazionale dall'[[Associazione nazionale combattenti e reduci|Associazione nazionale combattenti-ANC]].
Il 16 marzo
La federazione sarda dell'Associazione Nazionale Combattenti nasce a [[Nuoro]] il 25 maggio 1919 e già esprimeva elementi programmatici intorno alla richiesta per la Sardegna dell'autonomia amministrativa subordinata al controllo del governo centrale.
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Il 16 novembre 1919, l'Associazione Nazionale Combattenti si presenta alle [[Elezioni politiche italiane del 1919|elezioni politiche nazionali]] come lista del Partito dei combattenti e ottiene il 4,1% e 20 seggi. In Sardegna, Lussu non ha ancora l'età prescritta per candidarsi<ref name=senato1>{{cita pubblicazione|url=https://www.senato.it/3182?newsletter_item=1695&newsletter_numero=159|rivista=Minervaweb|data=ottobre 2014|numero=23|titolo=Emilio Lussu}}</ref> ma sono eletti tre deputati: Mauro Angioni, [[Pietro Mastino]] e [[Paolo Orano]], intellettuale vicino alle istanze del sindacalismo rivoluzionario.
Al III Congresso regionale dell'ANC, tenutosi a Macomer (8-9 agosto
Alle elezioni provinciali dell'autunno 1920, a [[Sassari]], la lista dei combattenti conquista la maggioranza e Pietro Mastino è eletto Presidente del Consiglio provinciale. Lo sarà per soli sei mesi. Il 16 aprile
Il 17 aprile 1921, con l'approvazione dei quattro punti citati, nasce ufficialmente il Partito Sardo d'Azione, di cui Bellieni è eletto "direttore" (segretario).
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=== Il sardismo e l'avvento del fascismo ===
[[File:Emilio Lussu WWI.jpg|thumb|[[Emilio Lussu]]]]
Alle [[Elezioni politiche
Lussu interviene per la prima volta nell'[[Camera dei deputati del Regno d'Italia|aula di Montecitorio]] l'8 dicembre 1921, in occasione del dibattito per la raggiunta [[Guerra d'indipendenza irlandese|indipendenza irlandese]]<ref name=senato1/>, precisando che il Partito Sardo d'Azione è autonomista e non separatista. La tesi è ribadita da Bellieni, al II Congresso del partito, svoltosi a [[Oristano]] nel gennaio
Si erano intanto formati, anche in Sardegna, i primi [[fasci italiani di combattimento]]. Il [[Partito Nazionale Fascista]] è ben presto finanziato, a livello locale, dall'industriale minerario Ferruccio Sorcinelli, proprietario dell'[[L'Unione Sarda|Unione sarda]], in funzione anti-operaia.
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Per porre fine ai subbugli, [[Benito Mussolini]] invia in Sardegna, in qualità di prefetto, il generale [[Asclepia Gandolfo]], decorato di guerra e iscritto al fascismo, con l'istruzione di proporre al PSd'Az la fusione con il [[Partito Nazionale Fascista]]. Gandolfo inizia a negoziare con Lussu, totalmente contrario all'accordo<ref>{{cita|Lussu 1974|p. 134 e ss.}}</ref>, così come [[Camillo Bellieni]] e [[Francesco Fancello]], le sezioni sardiste di [[Nuoro]], [[Alghero]], [[Tempio Pausania]] e quella di [[Sassari]], che aveva chiesto la convocazione di un congresso per denunciare le lusinghe del PNF. Lussu depone allora l'incarico, rassegnando addirittura le dimissioni da deputato ma, nel frattempo, avevano già lasciato il partito per aderire al fascismo, [[Enrico Endrich]] e il deputato [[Paolo Orano]].
Il congresso straordinario che si tiene a Macomer ai primi di marzo del
Il 27 settembre
Il 31 ottobre dell'anno seguente [[Emilio Lussu]] reagisce al tentativo di aggressione da parte di alcuni fascisti, penetrati nella sua abitazione di Cagliari, con l'uccisione di un giovane squadrista<ref>{{cita|Lussu 1974|p. 169 e ss.}}</ref>. Contemporaneamente, il PNF provvede alla soppressione in Italia di tutti i partiti di opposizione, compreso il Partito Sardo d'Azione ([[leggi fascistissime|R.D. n. 1848/26]]).
Lussu è condannato all'esilio nell'[[isola di Lipari]], dalla quale, attraverso un'azione rocambolesca compiuta insieme a [[Carlo Rosselli]] e [[Francesco Fausto Nitti]], riesce a fuggire il 27 luglio
Alcuni dirigenti sardisti seguiranno il percorso di Lussu, legandosi a [[Giustizia e Libertà]] e all'antifascismo europeo. Tra questi [[Francesco Fancello]], [[Stefano Siglienti]] e Dino Giacobbe. Quest'ultimo parteciperà alla [[guerra civile spagnola]], al comando della batteria Carlo Rosselli<ref>{{Cita web |url=http://www.aicvas.org/aic-g-207-243(m).pdf |titolo=Le quattromila biografie dei combattenti italiani alla Guerra di Spagna |accesso=15 luglio 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131203141350/http://www.aicvas.org/aic-g-207-243(m).pdf |dataarchivio=3 dicembre 2013 |urlmorto=sì|formato=PDF}}</ref>; nella stessa guerra troverà la morte il sardista Giuseppe Zuddas<ref>{{Cita web |url=http://www.originifamiglialue.ch/page27.htm |titolo=Caduti italiani per la Repubblica di Spagna |accesso=15 luglio 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160827192719/http://www.originifamiglialue.ch/page27.htm |dataarchivio=27 agosto 2016 |urlmorto=sì }}</ref>.
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=== Il dopoguerra e l'uscita della componente filosocialista ===
[[File:Pietro Mastino.jpg|thumb|[[Pietro Mastino]]]]
Il 21 giugno
Nel frattempo, Emilio Lussu che, dopo l'assassinio di Carlo Rosselli aveva assunto la guida di [[Giustizia e Libertà]], era rientrato in Italia dall'esilio nell'agosto del 1943 e aveva aderito al [[Partito d'Azione]], sorto clandestinamente a [[Roma]], nel giugno del
Lussu, dopo l'esilio, rientra in Sardegna sbarcando a [[Cagliari]], il 30 giugno
Il 18 gennaio
Al congresso del marzo 1945, si contrappongono l'ala autonomista conservatrice, quella ideologicamente più liberal-democratica (Bellieni), quella favorevole a posizioni socialiste e marxiste (Lussu) e quella indipendentista. Lussu si esprime per il ripudio totale del separatismo e per l'abbraccio verso posizioni di economia di tipo socialista, in conformità con gli orientamenti che stava imprimendo al [[Partito d'Azione]], con il quale il partito sardo era federato; trova, però, l'altro capo "storico", Camillo Bellieni, totalmente contrario.
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Si riesce, comunque, ad approvare un documento di compromesso fondendo le relazioni di Puggioni, Salvatore Cottoni, [[Gonario Pinna]], Bartolomeo Sotgiu e [[Luigi Oggiano]] in cui si concorda per l'autonomia dell'isola nell'ambito di una repubblica federale e la riforma agraria. Prima della conclusione del congresso, Lussu, insoddisfatto, presenta un ordine del giorno della sezione di Cagliari di chiara impronta azionista, che viene bocciato dai due terzi dei delegati, provocando l'ira del combattente antifascista che abbandona la sala insieme ad altri della sua componente. La direzione uscente è comunque riconfermata e riuscirà a ricucire lo strappo con Lussu, qualche mese più tardi.
L'obiettivo di formulare uno statuto regionale autonomo è avviato con l'insediamento della [[Consulta Nazionale]], il 29 aprile 1945 che, a composizione paritetica dei partiti, affiancava il lavoro dell'[[Commissario#Membri di organi di governo|Alto Commissario governativo]] per la Sardegna. La discussione sullo statuto autonomo ebbe una svolta il 7 maggio
Alle [[Elezioni politiche in Italia del 1946|elezioni per l'Assemblea costituente del 1946]], il Psd'Az riesce a eleggere [[Emilio Lussu]] e [[Pietro Mastino]]. Entrambi costituiscono un gruppo parlamentare ''Autonomista'' insieme ai sette eletti del Partito d'Azione e al valdostano [[Giulio Bordon]]<ref>[http://legislature.camera.it/frameset.asp?content=%2FAltre%5FSezioniSM%2F304%2F5291%2F5292%2Fdocumentoxml%2EASP%3FGruppo%3D181 La Camera dei deputati<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Il partito dimostra una buona forza nel cagliaritano, ottiene un quarto dei consensi nel nuorese, un indebolimento nel sassarese e, soprattutto, nella [[Gallura]] (7,5% su scala provinciale). [[Giovanni Battista Melis]] sostituisce alla direzione del partito il dimissionario Puggioni che preferisce dedicarsi al giornale ''Il Solco'', diretto, a Sassari, da Bartolomeo Sotgiu.
[[File:Emilio Lussu.jpg|thumb|[[Emilio Lussu]], fondatore del PSd'Az; nel secondo dopoguerra si batté strenuamente per un patto federativo con il [[Partito Socialista Italiano]]]]
Il 20 ottobre
A nemmeno un mese dalle elezioni, il direttorio fissa la data del nuovo congresso, da svolgersi a Cagliari il 3 e il 4 luglio. Un primo atto della battaglia interna è il congresso della sezione cagliaritana che vede il predominio dei lussiani e la sostituzione del presidente della sezione, Pietrino Melis, fratello di Giovanni Battista, con l'avvocato "lussiano" Giuseppe Asquer. Le mozioni depositate sono cinque: quella dei lussiani, denominata "mozione socialista autonomista", la "mozione sardista" degli autonomisti, una mozione di matrice terzaforzista a firma di [[Gonario Pinna]], una mozione della federazione giovanile cagliaritana e una presentata da Emilio Fadda, di orientamento conservatore. La prima, che intendeva il Psd'Az come partito di classe e inserito nel movimento internazionale della sinistra, fu sottoscritta oltre che da Lussu, da Dino Giacobbe, Giuseppe Asquer, Anton Francesco Branca, Armando Zucca, e si presentava particolarmente forte nella [[provincia di Cagliari]], tradizionale bacino elettorale di Lussu; la seconda rivendicava l'adesione ai principi originari del sardismo e propugnava una sostanziale inconciliabilità con i partiti italiani, riceve il sostegno "esterno" di [[Camillo Bellieni]] ed è sottoscritta da Pietro Melis, [[Luigi Oggiano]] e anche da [[Pietro Mastino]].
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Il partito entra nella giunta a guida [[Democrazia Cristiana|democristiana]] di [[Luigi Crespellani]], nonostante la contrarietà di Bartolomeo Sotgiu e Antonio Bua e, soprattutto di [[Gonario Pinna]] e [[Antonio Simon Mossa]], che escono dal partito. Gli assessori sardisti si battono soprattutto sulle questioni riguardanti la riforma agraria e le entrate finanziarie. Nel partito, si fa notare una certa vivacità giovanile, in particolar modo ad opera di Marcello Tuveri, Marco Diliberto, [[Ignazio Delogu]], [[Virgilio Lai]], Fernando Pilia e [[Michelangelo Pira]], che diviene direttore de ''Il Solco''.
Dopo il congresso del
Nel 1958 la giunta regionale, guidata dal democristiano [[Efisio Corrias]] istituisce un apposito assessorato al Piano di Rinascita della Sardegna, in attuazione dell'art. 13 dello statuto regionale. I sardisti Pietro Melis e [[Anselmo Contu]] entrano in giunta, rispettivamente all'Industria e al Turismo.
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Negli anni sessanta fa scalpore il gesto di protesta del sindaco sardista di [[Ollolai]], [[Michele Columbu]], che marcia a piedi verso [[Sassari]], per protestare contro la destinazione verso l'industria chimica del Piano di Rinascita, a scapito del settore agricolo. Rientra nel PSdAz l'architetto algherese [[Antonio Simon Mossa]] e, dalle pagine della [[La Nuova Sardegna|Nuova Sardegna]] (spesso adoperando lo pseudonimo di Fidel) comincia a introdurre tematiche indipendentistiche, come il pericolo di estinzione della [[lingua sarda]], il presunto neocolonialismo dello Stato italiano e il fondamento etnico dell'esigenza di autonomia della Sardegna. Nel 1965, Mossa e i suoi più stretti collaboratori (Ferruccio Oggiano, Antonio Cambule, Nino Piretta e Giampiero Marras) conquistano la federazione sassarese, sconfiggendo la componente del consigliere regionale Nino Ruiu. Simon Mossa oltre a smontare il paradigma della Rinascita, innovava profondamente il linguaggio politico e teorico del sardismo.
La linea politica di Mossa, tenacemente ostacolata da esponenti di primo piano come [[Armando Corona]], Peppino Puligheddu e Nino Ruiu, sensibili alla alleanza col [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]] di [[Ugo La Malfa]], riesce a guadagnarsi l'appoggio di [[Michele Columbu]], Giovanni Battista Melis e Piero Soggiu e, al XVI congresso del febbraio
=== Anni settanta: i consensi al minimo storico ===
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Nel 1974 Columbu subentra a Melis alla segreteria del partito. Pochi mesi dopo, le [[Elezioni regionali in Sardegna del 1974|elezioni regionali]] rappresentano una disfatta per il Partito Sardo d'Azione, nonostante una candidatura carismatica come quella di [[Michelangelo Pira]]. I suffragi non superano il 2,5% e l'unico sardista eletto al consiglio regionale è l'anziano Giovanni Battista Melis.
In quegli anni sorgono alcune realtà definite con il nome di "neosardismo", come il circolo ''Città-Campagna'', fondato a Cagliari da intellettuali come [[Antonello Satta]] e Eliseo Spiga, e il movimento ''Su Populu Sardu'', fondato da Mario ed Elisabetta Carboni (
Oltre al segretario Columbu, il partito si raccoglie nelle personalità di Carlo Sanna a Cagliari, Italo Ortu a Oristano, Mario Melis a Nuoro e Nino Piretta a Sassari, dove, nel 1975, si eleggono due consiglieri comunali. L'alleanza col PCI è confermata alle [[Elezioni politiche in Italia del 1976|elezioni politiche del 1976]]. L'avvocato [[Mario Melis (politico)|Mario Melis]], fratello di Giovanni Battista, è eletto al [[Senato del Regno (Italia)|Senato]].
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=== In giunta regionale con i Progressisti ===
[[File:bentu.jpg|thumb|[[Bandiera dei quattro mori|La bandiera della regione Sardegna]] con lo stemma dei Quattro mori]]
Il partito si presenta all'appuntamento del XXIII congresso (8-9 dicembre
Alle [[Elezioni politiche in Italia del 1992|elezioni politiche del 1992]], l'imprenditore di [[Porto Torres]] [[Giancarlo Acciaro]] è eletto alla [[Camera dei deputati (Italia)|Camera]] e, al [[Senato della Repubblica|Senato]], il cardiochirurgo [[Valentino Martelli (politico)|Valentino Martelli]]. Pochi giorni dopo l'insediamento, tuttavia, Martelli lascia il gruppo autonomista per il [[Partito Liberale Italiano|Partito Liberale]]. Il segretario [[Giorgio Ladu]], strenuo sostenitore della candidatura, si dimette. Gli succede Italo Ortu.
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Trincas prende contatti col centrodestra e, alle [[Elezioni regionali in Sardegna del 2009|elezioni regionali del 2009]], il PSd'Az si presenta in collegamento con il candidato di centrodestra [[Ugo Cappellacci]] ma la minoranza di sinistra esce dal partito e si schiera, con la lista ''"Rossomori"'', nella coalizione di centrosinistra del presidente uscente Soru.
La scelta di Trincas, tuttavia, ha successo. Ugo Cappellacci è eletto presidente e il Partito Sardo d'Azione rientra in giunta dopo quindici anni di opposizione, conseguendo il 4,3% dei suffragi e l'elezione di cinque consiglieri regionali. Il sindaco di [[Dorgali]] Angelo Carta, è assessore, prima ai Lavori Pubblici e poi Trasporti, dove gli succede, qualche anno più tardi, il cagliaritano Christian Solinas. Di difficile decifrazione il risultato delle elezioni provinciali del
Alle [[Elezioni regionali in Sardegna del 2014|elezioni regionali del 2014]] l'alleanza con la coalizione di [[centro-destra]], guidata sempre da Cappellacci, è confermata. La sconfitta della coalizione e la riduzione del numero dei consiglieri (da 80 a 60) determina il restringimento della rappresentanza a soli tre consiglieri, pur avendo il partito aumentato i consensi al 4,67%. La fase post-elettorale vede emergere diverse tensioni tra le componenti, riguardo alla segreteria di Giovanni Colli, che si dimette nel luglio 2014. Nel marzo
=== L'alleanza con la Lega e l'elezioni regionali e suppletive ===
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Alle [[elezioni politiche in Italia del 2018|elezioni politiche del 2018]] il Partito Sardo d'Azione stringe un accordo con la [[Lega per Salvini Premier|Lega]] per l'inserimento dei suoi candidati nelle liste elettorali leghiste.<ref>{{cita web|autore=Antonio Delitala|url=http://www.psdaz.net/index.php/articoli-homepage-blog/697-accordo-lega-psd-az-ancor-piu-determinati-a-percorrere-la-strada-tracciata-dalle-nostre-scelte|titolo=Accordo Lega - PSd'Az: noi ancor più determinati a percorrere la strada tracciata dalle nostre scelte!|sito=Psdaz.net|data=23 febbraio 2018|accesso=30 marzo 2018}}</ref> [[Christian Solinas]] viene così eletto senatore nella [[circoscrizione Sardegna (Senato della Repubblica)|circoscrizione Sardegna]].<ref>[http://elezioni.interno.gov.it/senato/scrutini/20180304/scrutiniSI20100000000 Ministero dell'Interno - Portale Eligendo] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20180331035917/http://elezioni.interno.gov.it/senato/scrutini/20180304/scrutiniSI20100000000 |date=31 marzo 2018 }}.</ref> Il 23 novembre di quell’anno il leader leghista [[Matteo Salvini]] presenta il 34º congresso del PSd’Az a [[Cagliari]] insieme a Solinas in vista delle regionali di febbraio. L'alleanza viene contestata dalle correnti più progressiste del PSd'Az, che viene sospeso dall'[[Alleanza Libera Europea]].<ref name="e-f-a.org" />
Alle [[Elezioni regionali in Sardegna del 2019|elezioni]] per il rinnovo del [[Consiglio regionale della Sardegna]] del
Solinas lascia il seggio da senatore, privando dunque il partito della rappresentanza a [[Palazzo Madama (Roma)|Palazzo Madama]] che però viene riconquistata l'anno successivo, nel mese di settembre: alle [[Elezioni politiche suppletive italiane del 2020|suppletive]] per il seggio uninominale del [[collegio uninominale Sardegna - 03 (Senato della Repubblica)|collegio uninominale Sardegna - 03]] (con [[Sassari]] come centro più importante) tenutesi per assegnare il seggio lasciato vacante da [[Vittoria Bogo Deledda]] ([[Movimento 5 Stelle|M5S]]), deceduta il 17 marzo
Visto il proseguire dell'alleanza con la Lega, il 2 ottobre 2020 il Psd'Az viene espulso dall'[[Alleanza Libera Europea]].<ref>{{Cita web|url=https://www.unionesarda.it/articolo/politica/2020/10/02/efa-ale-alleanza-libera-europea-espelle-il-partito-sardo-d-azione-1-1066220.html|titolo=Efa-Ale (Alleanza libera europea) espelle il Partito sardo d'Azione|sito=L'Unione Sarda.it|data=2020-10-02|lingua=it|accesso=2020-10-06}}</ref>
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== Congressi ==
* I Congresso Nazionale - [[Oristano]], 16-17 aprile 1921;
* II Congresso Nazionale -
* III Congresso Nazionale - [[Nuoro]], 28-29 ottobre 1922;
* IV Congresso Nazionale - [[Macomer]], 4 marzo 1923;
* V Congresso Nazionale -
* VI Congresso Nazionale -
* VII Congresso Nazionale -
* VIII Congresso Nazionale - [[Cagliari]], 12-13 aprile 1947;
* IX Congresso Nazionale -
* X Congresso Nazionale -
* XI Congresso Nazionale -
* XII Congresso Nazionale -
* XIII Congresso Nazionale -
* XIV Congresso Nazionale -
* XV Congresso Nazionale -
* XVI Congresso Nazionale -
* XVII Congresso Nazionale -
* XVIII Congresso Nazionale -
* XIX Congresso Nazionale -
* XX Congresso Nazionale - [[Porto Torres]], 5-6 dicembre 1981;
* XXI Congresso Nazionale - [[Carbonia]], 5-6 maggio 1984;
* XXII Congresso Nazionale -
* XXIII Congresso Nazionale - [[Villasimius]] (CA), 8-9 dicembre 1989;
* XXIV Congresso Nazionale -
* XXV Congresso Nazionale -
* XXVI Congresso Nazionale - [[Baia di Chia]] (CA), 11-12 marzo 1995;
* XXVII Congresso Nazionale - [[Alghero]], 6-8 giugno 1997;
* XXVIII Congresso Nazionale - [[Sassari]], 2-3 luglio 2000;
* XXIX Congresso Nazionale - [[Arborea (Italia)|Arborea]] (OR), 13-14 novembre 2004;
* XXX Congresso Nazionale -
* XXXI Congresso Nazionale -
* XXXII Congresso Nazionale -
* XXXIII Congresso Nazionale -
* XXXIV Congresso Nazionale -
== Segretari ==
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* [[Christian Solinas]] (novembre 2015 - in carica)
{{div col end}}
== Risultati elettorali ==
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== Bibliografia ==
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=== Saggi e articoli sul Partito Sardo d'Azione ===
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== Voci correlate ==
*[[Indipendentismo sardo]]
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== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
*
{{Antifascismo}}
{{Partiti politici italiani}}
{{Controllo di autorità}}
{{portale|politica|Sardegna
[[Categoria:Partiti politici sardi]]
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