Massimo d'Azeglio: differenze tra le versioni

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Sostituito "Primo Ministro" con "Presidente del Consiglio". Le ragioni sono molteplici. La carica di "Primo Ministro" tutt'ora in Italia non esiste. Nonostante questa terminologia sia costatentemente utilizzata da giornalisti, i poteri di un Primo Ministro, come nell'ordinamento inglese, sono di un grado superiore rispetto a quelli del Presidente del Consiglio italiano.
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Raggiunse quindi [[La Spezia]], in uno stato di profondo rammarico per l'evolversi della situazione italiana e ancora sofferente al ginocchio destro. Il 23 marzo ci fu la [[Battaglia di Novara (1849)|disfatta di Novara]], che gettò il d'Azeglio in uno sconforto ancora maggiore, addolorato inoltre dalla morte del diciottenne [[Ferdinando Balbo]] – il fratello di [[Prospero Balbo|Prospero]] – a cui era legato da sincera amicizia. Inviperito contro gli esponenti della [[Giovine Italia]], contro la Camera e contro lo stesso [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]], pensò di ritirarsi a vita privata e ritornò a Sarzana, ma il 25 aprile ricevette la chiamata del nuovo re, [[Vittorio Emanuele II]], e gli fu nuovamente proposta la presidenza del Consiglio.<ref>G. Carcano (a cura di), ''Lettere di Massimo d'Azeglio a sua moglie Luisa Blondel'', Milano 1871, p. 326</ref> Fece di tutto per rifiutare, conscio di dover assumere le redini in un momento estremamente difficile, ma dovette piegarsi alla volontà del sovrano quando questi, il 6 maggio, firmò il decreto di nomina del nuovo Primo Ministro.<ref>M. de Rubris, cit., p. 51</ref>
 
Divenne PrimoPresidente Ministrodel Consiglio del Regno di Sardegna dal [[1849]] al [[1852]], costituendo quindi il cosiddetto [[Governo d'Azeglio I]], in uno dei momenti più drammatici della storia del Paese, al termine della [[Prima guerra d'Indipendenza]]. Nei primi mesi si adoperò per concludere la pace con l'Austria, lavorando assieme al Re ai celebri [[Proclama di Moncalieri|proclami di Moncalieri]], la cui ratifica definitiva avvenne con quello del 20 novembre. [[Vittorio Emanuele Taparelli d'Azeglio|Emanuele d'Azeglio]], nipote dello statista, ricordò in seguito che «[D'Azeglio aveva] consigliato al Re d'atterrare i Titani; egli lo considerava come il fatto più importante» della sua vita politica, «ed il più segnalato servizio che aveva reso alla Dinastia ed al Paese».<ref>N. Bianchi, cit., p. 71</ref>
[[File:Camillo Benso Cavour di Ciseri.jpg|thumb|upright|Il [[conte di Cavour]]]]
L'anno successivo d'Azeglio si dimostrò favorevole alle famose [[leggi Siccardi]], che abolirono i privilegi del clero e attirarono sul Gabinetto le pronte risposte della Chiesa, incarnatesi con particolare veemenza negli articoli del sacerdote sanremese [[Giacomo Margotti]] e nell'intransigenza dell'[[arcidiocesi di Torino|arcivescovo di Torino]] [[Luigi Fransoni]], che arrivò a negare, in punto di morte, i sacramenti al ministro dell'Agricoltura [[Pietro De Rossi di Santarosa|Santarosa]], che aveva votato le leggi lesive dei diritti della Chiesa. In sostituzione del Santarosa, d'Azeglio fece il nome di [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]], a cui era legato da amicizia dai tempi in cui il conte aveva fondato ''[[Il Risorgimento (Torino)|Il Risorgimento]]''. Nonostante le resistenze di Vittorio Emanuele, Camillo Benso fu nominato ministro con un decreto dell'11 novembre.<ref>M. de Rubris, cit., p. 68</ref>