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Per '''INA-Casa''' si intende il piano di intervento dello Stato italiano, vigente tra il 1949 e il 1963 ed ideato dal ministro del lavoro [[Amintore Fanfani]] (detto per questo anche '''Piano Fanfani'''), per realizzare [[edilizia residenziale pubblica]] su tutto il territorio italiano.
 
Concepito nell'immediato [[Secondo dopoguerra in Italia|secondo dopoguerra]], aveva a disposizione i fondi gestiticontrollati dadall'istituto un'apposita'Gestione INA-casa'', creato organizzazionecome pressobranca ldell'[[INA Assitalia|Istituto Nazionale delle Assicurazioni]] (INA), la Gestione. INA-Casa.
 
== Storia ==
 
Le prime disposizioni vennero emanate con la legge 28 febbraio 1949, n. 43<ref>{{cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1949/03/07/049U0043/sg|titolo=LEGGE 28 febbraio 1949, n. 43 Provvedimenti per incrementare l'occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per lavoratori. (GU Serie Generale n.54 del 07-03-1949)}}</ref>; inizialmente il piano prevedeva una durata settennale, ma successivamente venne prorogato di ''ulteriori sette anni'', con decorrenza 1º aprile 1956 e sino al [[1963]] in base alla operata dalla legge 26 novembre 1955, n. 1148, fino alla liquidazione ed alla costituzione del fondo [[Gescal]]. Grande promotore dell'iniziativa fu l'allora [[ministero del lavoro e della previdenza sociale|ministro del lavoro e della previdenza sociale]] [[Amintore Fanfani]], tanto che, successivamente, il piano nei commenti [[Giornale|giornalistici]] venne spesso denominato "Piano Fanfani".
===Gli albori del progetto===
Il piano INA-casa ha una lunga gestazione, precedente al disposizione di legge n.43 del 28 febbraio 1949, che porterà all'attivazione dello stesso progetto <ref>{{cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1949/03/07/049U0043/sg|titolo=LEGGE 28 febbraio 1949, n. 43 Provvedimenti per incrementare l'occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per lavoratori. (GU Serie Generale n.54 del 07-03-1949)}}</ref>.
Si inizia a parlare di un possibile piano per la ricostruzione delle case popolari già nel 1939, su proposta di [[Gino Miniati]]<ref name=DiBiagi1>{{cita|Di Biagi|pp. 39-42}}.</ref>. Possiamo dire con certezza che la costruzione delle case popolari non sia un'invenzione di Miniati e nemmeno del seguente progetto di Fanfani, ma vi era già un istituto, costituito all'inizio del '900 e trasportato all'interno degli istituti fascisti, che era deputato alla costruzione delle case popolari, l'[[Istituto Autonomo Case Popolari]] (IACP). La proposta di Miniati differiva dai precedenti progetti per il coinvolgimento dell'INA all'interno del finanziamento. Secondo Miniati il finanziamento sarebbe arrivato tramite l'INA, l'[[Istituto Nazionale della Previdenza Sociale|INPS]] e altri enti parastatali, ma con il contributo anche dei lavoratori, tramite alcune trattenute in busta paga. Le case sarebbero poi state cedute a riscatto agli operai<ref name=DiBiagi1/>. Questa proposta rimarrà inattuata per il contrasto interno tra dirigenti fascisti, soprattutto con quelli del [[Consorzio degli Istituti fascisti case popolari]].
 
 
 
 
Le prime disposizioni vennero emanate con la legge 28 febbraio 1949, n. 43<ref>{{cita web|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1949/03/07/049U0043/sg|titolo=LEGGE 28 febbraio 1949, n. 43 Provvedimenti per incrementare l'occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per lavoratori. (GU Serie Generale n.54 del 07-03-1949)}}</ref>; inizialmente il piano prevedeva una durata settennale, ma successivamente venne prorogato di ''ulteriori sette anni'', con decorrenza 1º aprile 1956 e sino al [[1963]] in base alla operata dalla legge 26 novembre 1955, n. 1148, fino alla liquidazione ed alla costituzione del fondo [[Gescal]]. Grande promotore dell'iniziativa fu l'allora [[ministero del lavoro e della previdenza sociale|ministro del lavoro e della previdenza sociale]] [[Amintore Fanfani]], tanto che, successivamente, il piano nei commenti [[Giornale|giornalistici]] venne spesso denominato "Piano Fanfani".
 
L'intervento gestito dall'INA-Casa voleva favorire, oltre al rilancio dell'attività [[edilizia]], anche l'assorbimento di un considerevole numero di [[disoccupazione|disoccupati]] e la costruzione di [[unità abitativa|alloggi]] per le famiglie a basso [[reddito]]. {{non chiaro|Molti|chi?}} {{citazione necessaria|hanno definito l'intervento come ispirato alle [[Economia|teorie economiche]] di [[John Maynard Keynes|Keynes]], assumendo come modello di riferimento l'[[Inghilterra]] del "Piano [[William Beveridge|Beveridge]]".}}
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== Bibliografia ==
* {{cita libro|curatore=Paola Di Biagi|titolo= La grande ricostruzione. Il Piano Ina-Casa e l'Italia degli anni '50|editore=Donzelli|anno=2001|città=Roma|isbnISBN=8879896563|cid=Di Biagi}}
* {{cita libro|curatore=Margherita Guccione, Maria Margarita Segarra Lagunes, Rosalia Vittorini|titolo= Guida ai quartieri romani Ina casa|anno=2002|editore=Gangemi|città=Roma|isbnISBN=978-88-492-0239-7}}
* {{cita libro|curatore=Omar Ottonelli|titolo= Il piano Fanfani INA-Casa: una risposta ancora attuale|anno=2013|editore=Polistampa|città=Firenze|isbn= 978-88-596-1313-8}}
* {{cita libro|curatore=Istituto Luigi Sturzo|titolo= Fanfani e la casa. Gli anni Cinquanta e il modello italiano di welfare state. Il piano INA-Casa|anno=2002|editore=Rubettino|città=Soveria Mannelli|cid=Istituto Luigi Sturzo}}
* {{cita libro|curatore=Luigi Beretta Anguissola|titolo= I 14 anni del Piano INA-Casa|anno=1963|editore=Staderini|città=Roma|cid=Beretta}}
* {{cita libro|autore=Giuseppe Parenti|titolo= Una esperienza di programmazione settoriale nell’edilizia: l’INA-casa|anno=1967|editore=Giuffrè|città=Roma|cid=Parenti}}