Giuseppe Calò: differenze tra le versioni
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In particolare, secondo quanto riferiscono i collaboratori di giustizia [[Tommaso Buscetta]] e [[Francesco Marino Mannoia]], Calò, grazie alle sue conoscenze negli ambienti finanziari, curava gli interessi economici del [[clan dei Corleonesi]] di [[Totò Riina]], avvalendosi di [[Roberto Calvi]] e [[Licio Gelli]] per il [[Riciclaggio di denaro|riciclaggio di denaro sporco]], che veniva investito nello [[Istituto per le Opere di Religione|IOR]] e nel [[Banco Ambrosiano]], la banca di Calvi<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1998/luglio/08/Mannoia_Gelli_riciclava_Vaticano_soldi_co_0_9807084205.shtml Mannoia: " Gelli riciclava in Vaticano i soldi di Riina "<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref name="autogenerato1">{{Cita web|url=http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=cronologiaCalvi|titolo=Il caso Calvi, un mistero italiano<!-- Titolo generato automaticamente -->|accesso=18 febbraio 2013|dataarchivio=21 gennaio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130121203247/http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=cronologiaCalvi|urlmorto=sì}}</ref><ref name=":2" />. Nel 1981, a seguito del fallimento definitivo del [[Banco Ambrosiano]], Calvi cercherà di salvare il denaro investito da Calò per conto degli altri ''boss,'' andato perduto nella [[bancarotta]], però i suoi tentativi falliranno. Nel 1982 [[Roberto Rosone]], vicepresidente del [[Banco Ambrosiano]] subentrato a Calvi, sopravvisse a un agguato compiuto da esponenti della [[Banda della Magliana]] legati a Calò; Calvi partì per [[Londra]], forse per tentare un'azione di ricatto dall'estero mirata al recupero dei capitali persi, ma il 18 giugno 1982 venne ritrovato impiccato sotto il [[Ponte dei Frati Neri|Blackfriars Bridge]].<ref name="autogenerato1" />
Secondo il collaboratore di giustizia [[Gioacchino Pennino]], uno degli uomini di fiducia di Calò nella capitale fu l'imprenditore palermitano [[Gaspare Gambino]], presidente del [[Palermo Calcio]] nei primi [[Anni 1980|anni '80]] e poi della [[Ternana Calcio]], il quale avrebbe curato il [[riciclaggio di denaro sporco]] e tenuto i contatti con i politici e con gli esponenti di primo piano della [[banda della Magliana]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/10/30/morto-roma-gaspare-gambino-boss-mafioso.html|titolo=E' MORTO A ROMA GASPARE GAMBINO BOSS MAFIOSO LEGATO A CALO' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=30 ottobre 1995|lingua=it|accesso=16 aprile 2023}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/06/12/anche-il-palermo-calcio-era-in-mano.html|titolo=ANCHE IL PALERMO CALCIO ERA IN MANO A COSA NOSTRA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=12 giugno 1997|lingua=it|accesso=16 aprile 2023}}</ref>. Inoltre, come dichiarato dal collaboratore di giustizia [[Angelo Siino]] al [[processo Andreotti]], Calò, al pari di Bontate, sarebbe stato in stretti rapporti d'amicizia con il deputato andreottiano [[Francesco Cosentino]] (segretario generale della [[Camera dei deputati (Italia)|Camera dei deputati]] e affiliato alla [[P2|loggia P2]] di [[Licio Gelli]], nonché "autore" del famigerato ''[[Piano di rinascita democratica]])''<ref name=":102">{{Cita web|url=http://legxiv.camera.it/_dati/leg14/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/016t02_RS/00000044.pdf|titolo=Sentenza Andreotti|accesso=21 marzo 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211218201039/http://legxiv.camera.it/_dati/leg14/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/016t02_RS/00000044.pdf|dataarchivio=18 dicembre 2021|urlmorto=sì}}</ref> e, secondo la testimonianza di [[Francesco Marino Mannoia]], avrebbe pure procurato un [[Dipinto|quadro]] di valore, che sarebbe stato regalato poi da Bontate allo stesso Andreotti, circostanza ritenuta come "''non provata con certezza''" nel processo a carico dello statista democristiano<ref name=":102"
Nel 1983 Calò venne arrestato alla frontiera di [[Ponte Chiasso]] perché esibì documenti falsi ma non venne riconosciuto e quindi rilasciato.<ref name=":0" />
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{{Vedi anche|Mino Pecorelli}}
Secondo alcuni collaboratori di giustizia, Calò sarebbe uno dei responsabili dell'omicidio del giornalista [[Mino Pecorelli]] (assassinato il 20 marzo 1979 a [[Roma]]) per via dei suoi legami con la [[Banda della Magliana]], che si occupò di eseguire il delitto.
{{Citazione|La tesi accusatoria nel processo prospettava che il delitto sarebbe stato deciso dal senatore Andreotti il quale, attraverso l'on. Vitalone, avrebbe chiesto ai [[cugini Salvo]] l'eliminazione di Pecorelli. I Salvo avrebbero attivato [[Stefano Bontate]] e [[Gaetano Badalamenti]], i quali, attraverso la mediazione di Giuseppe Calò, avrebbero incaricato [[Danilo Abbruciati]] e [[Franco Giuseppucci]] di organizzare il delitto che sarebbe stato eseguito da [[Massimo Carminati]] e da [[Michelangelo La Barbera]].|Documento del Senato della Repubblica<ref>{{Cita news|url=http://legxiv.camera.it/_dati/leg14/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/016t02_RS/00000056.pdf|titolo=Senato della Repubblica XIV LEGISLATURA Documenti|accesso=21 marzo 2013|dataarchivio=13 marzo 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130313021321/http://legxiv.camera.it/_dati/leg14/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/016t02_RS/00000056.pdf|urlmorto=sì}}</ref>}}
L'accusa partiva dalle dichiarazioni di [[Tommaso Buscetta]], cui si unirono quelle dei collaboratori di giustizia provenienti dalle file della [[Banda della Magliana]]: [[Antonio Mancini (criminale)|Antonio Mancini]], [[Vittorio Carnovale]], [[Fabiola Moretti]] - che poi ritratterà - e [[Maurizio Abbatino]], i quali testimoniarono sui legami di Calò con la [[Banda della Magliana|Banda]], in particolare con [[Danilo Abbruciati]] (boss della Banda ucciso a [[Milano]] nell'attentato a [[Roberto Rosone]]), che furono funzionali all'esecuzione dell'omicidio di Pecorelli, ucciso, a detta di Buscetta, perché entrato in possesso di informazioni compromettenti sul [[caso Moro]] che coinvolgevano [[Giulio Andreotti]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/04/11/pecorelli-via-al-processo-andreotti-io.html|titolo=PECORELLI, VIA AL PROCESSO ANDREOTTI: 'IO CI SARO'' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=11 aprile 1996|lingua=it|accesso=5 aprile 2023}}</ref>. Secondo la [[pubblica accusa]], uno dei moventi dell'omicidio andava ricercato nel fatto che Pecorelli si fosse interessato in molteplici occasioni allo scandalo dell'[[Italcasse]], istituto bancario che, in cambio di assegni incassati da Andreotti, avrebbe concesso finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto al gruppo chimico [[SIR - Società Italiana Resine|SIR]] di [[Angelo Rovelli|Nino Rovelli]], ai [[Caltagirone (azienda)|fratelli Caltagirone]] e alla società Nuova Flaminia facente capo a [[Domenico Balducci]] (e quindi riconducibile a Calò)<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/06/10/andreotti-ecco-atto-accusa.html|titolo=ANDREOTTI, ECCO L'ATTO D'ACCUSA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=10 giugno 1993|lingua=it|accesso=5 aprile 2023}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/09/22/andreotti-ammette-si-ho-mentito.html|titolo=ANDREOTTI AMMETTE: SI', HO MENTITO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=22 settembre 1993|lingua=it|accesso=5 aprile 2023}}</ref>.
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