Gustav Klimt: differenze tra le versioni

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Nel 1903 Klimt si recò due volte a [[Ravenna]], dove conobbe lo sfarzo dei mosaici bizantini: l'oro musivo, eco dei lavori del padre e del fratello in oreficeria, gli suggerì un nuovo modo di trasfigurare la realtà e modulare le parti piatte e plastiche con passaggi tonali, dall'opaco al brillante. Fu dal connubio tra la ricchezza dei mosaici ravennati e i neonati [[Wiener Werkstätte]] (Laboratori viennesi), ai quali l'artista si avvicinò tornato in patria, che nacquero alcuni dei capolavori klimtiani più celebri, come ''[[Giuditta I]]'' (1901), il ''[[Ritratto di Adele Bloch-Bauer I]]'' (1907) e ''[[Il bacio (Klimt)|Il bacio]]'' (1907-08), tutte opere dove Klimt si presenta convertito all'oro di [[Bisanzio]].
 
È il dominio dell'oro che contraddistingue le tele del cosiddetto «periodo aureo» o «dorato» di Klimt, che è ormai prossimo ai quarant'anni. Altre peculiarità delle opere del periodo aureo sono la spiccata bidimensionalità del loro stile, che si arricchisce dando maggiore risalto al linearismo e alle campiture, l'impiego di pregnanti simbolismi e la prevalenza di figure femminili, che il pennello di Klimt ricolma di un armonioso erotismo.<ref>{{cita web|url=http://www.informagiovani-italia.com/klimt_vita_e_opere.htm|accesso=7 aprile 2016|titolo=La vita e le opere di Gustav Klimt}}</ref> Al periodo aureo appartengono numerose opere dell'artista viennese: di queste, oltre quelle già citate, degne di nota sono ''[[Le tre età della donna]]'' (1905), la ''[[Danae (Klimt)|Danae]]'' (1907-1908) e ''L'albero della vita'' (1905-1909), a sua volta facente parte del più ampio [[Fregio di Palazzo Stoclet|progetto decorativo di Palazzo Stoclet]].
 
Il periodo aureo si chiuse nel 1909 con l'esecuzione di ''[[Giuditta II]]'', seconda raffigurazione dell'[[Giuditta|eroina ebrea]] che liberò la propria città dalla dominazione assira: l'opera, caratterizzata da cromie più scure e forti, darà infatti avvio al cosiddetto "periodo maturo" dell'artista.