Giuseppe Calò: differenze tra le versioni

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Calò fu uno tra le centinaia di imputati sottoposti a giudizio durante il [[Maxiprocesso di Palermo]] che incominciò nel 1986, nel quale dovette difendersi dalle accuse di [[associazione mafiosa]], [[traffico di droga]] e [[riciclaggio di denaro]]. Famoso il confronto tra Calò e il pentito [[Tommaso Buscetta]], avvenuto all'udienza del 10 aprile 1986 e considerato il momento più caldo del Maxiprocesso poiché i due boss si trovarono faccia a faccia ad accusarsi reciprocamente dei delitti più efferati. Buscetta infatti accusò Calò di aver fatto uccidere e scomparire i suoi due figli, Antonio e Benedetto, per conto dei [[Clan dei Corleonesi|Corleonesi]] di [[Salvatore Riina|Totò Riina]] e per la prima volta rivelò che era coinvolto anche nella scomparsa di Giovanni "Giannuzzu" Lallicata, appartenente alla "famiglia" di [[Porta Nuova (Palermo)|Porta Nuova]] e ucciso in quanto amico di [[Gaetano Badalamenti]]<ref name=":5" /><ref>[[Alexander Stille]], ''Nella terra degli infedeli. Mafia e politica nella Prima Repubblica,'' Milano, [[A. Mondadori]], 1995; Milano, [[Garzanti]], 2007.</ref>.
 
Al termine del processo di primo grado, nel 1987, Calò, riconosciuto colpevole, si vide infliggere una pena detentiva di 23 anni di reclusione, nonostante l'accusa avesse chiesto l'[[ergastolo]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/12/17/giudici-hanno-creduto-buscetta.html|titolo=I GIUDICI HANNO CREDUTO A BUSCETTA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=17 dicembre 1987|lingua=it|accesso=23 novembre 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/12/17/il-sorriso-si-spense-sulle-facce.html|titolo=E IL SORRISO SI SPENSE SULLE FACCE DEI KILLER - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=17 dicembre 1987|lingua=it|accesso=8 aprile 2023}}</ref>.
 
=== Processo sui "delitti politici" Mattarella-Reina-La Torre ===