Belluno: differenze tra le versioni

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Nel frattempo, nel [[548]], durante le [[guerra gotica (535-553)|guerre gotiche]], era stato eretto un primo edificio sacro, probabilmente [[paleocristiano]], dall'allora vescovo di Belluno [[Felice (vescovo di Treviso)|Felice]], e questo venne intitolato a san [[Martino di Tours]].<br />
Sempre durante la dominazione longobarda, Belluno divenne una sede di [[Sculdascio]] (circoscrizione amministrativa longobarda): per questo venne edificato sul lato [[nord]], in una posizione avanzata rispetto alle mura Romane, un primo rudimentale castello, il [[castello della Motta]]. Questo ero uno dei nomi che i longobardi davano ai loro castelli, mentre un altro era [[Dongionedongione]]. Da questo secondo nome deriva il termine che indicava i tenutari della antistante [[porta Dojona]] e del castello, i Doglioni, mentre dal nome del castello Motta derivava l'antica denominazione della piazzetta dove si trovava l'ingresso del castello, piazza della Motta, l'attuale piazza Mazzini.
 
Secondo alcuni storici, durante questo periodo la città sembrò ritrovare un certo equilibrio: questa era stata romanizzata e convertita al [[cattolicesimo]], e questi due elementi favorirono tra gli altri una facile convivenza e compenetrazione tra i bellunesi e i longobardi. La lunga permanenza longobarda è testimoniata negli elementi di [[toponomastica]], nella lingua e nei reperti archeologici.
{{citazione|Sembra certo che Belluno, con le contermini città del Friuli, abbia a lungo resistito all'invasione dei Franchi, a fianco dei duchi Longobardi, prima di accettare la sovranità di Carlo Magno.|Bartolomeo Zanenga, {{cita testo|url=http://www.webdolomiti.net/storia/medioevo.htm|titolo=''La storia di Belluno''}} }}
I [[Franchi]], per indebolire i [[Ducato (circoscrizione)|ducati]] troppo forti e troppo estesi, divisero il territorio in [[conte]]e e [[Marca (circoscrizione)|marche]] e si appoggiarono ai [[Vescovo|vescovi]] più che ai nobili troppo potenti. Così avvenne che il primo Vescovovescovo-conte investito di potere sui possedimenti bellunesi fu un certo Aimone nell'[[882]]. In questo periodo Belluno si fortificò ancora, e così si delineò la città medievale con il castello, la cinta muraria, le porte e i torrioni, tutto questo grazie all'affermarsi dei governi aristocratici dei Vescovivescovi-conti. Di questo periodo restano pochi reperti archeologici, che sono in gran parte rappresentati dal torrione Dojon e dalle rovine del castello Castiglione in piazza Castello, mentre si sono conservate parecchi scritti e stampe dell'epoca, che ci aiutano a ricostruire la storia della città.
 
Nel frattempo erano stati riorganizzati gli spazi interni della città: la piazza del Duomo ora aveva la [[Basilica cattedrale di San Martino|cattedrale]] e il [[Palazzo dei Vescovi (Belluno)|palazzo dei Vescovi]]; la piazza del Mercato divenne il centro medievale degli affari; si stabilirono i quartieri attorno alle case dei nobili e il sistema viario che si reggeva sull'asse di via Mezzaterra che percorreva (e percorre) tutta la città da [[nord]] a [[sud]].
 
All'incirca un secolo dopo con un vescovo bellicoso, Giovanni II, la città si fornì di una nuova cinta muraria e allargò i suoi domini anche su territori della [[pianura veneto-friulana]]. Con queste premesse, Belluno divenne realtà comunale agli inizi del [[XIII secolo|milleduecento]] con l'istituzione della figura del [[Podestà (medioevo)|Podestà]]. Sempre in questo periodo gli storici della letteratura fanno risalire il primo documento poetico del [[Ritmo bellunese]], un nuovo volgare. Si tratta di una canzone militare del [[1196]], creata per una delle ricorrenti guerre contro [[Treviso]], di cui si ha una recente trascrizione di Gianbattista Pellegrini:
 
{{citazione|De Castel d'Ard avì li nostri bona part.