[[File:Tridentinum2.jpg|thumb|405x405px|[[Tiziano Vecellio]], ''Seduta del Concilio di Trento nel 1563'']]
Di fronte al disastro che il Cattolicesimo stava subendo in tutta Europa a causa dellall'avanzata del [[Protestantesimo|movimento protestante]]<ref>Iniziato nel 1517 con la protesta di [[Martin Lutero]] contro la vendita delle [[indulgenze]], movimenti anti-romani sorsero in Svizzera grazie all'azione di teologi quali [[Huldrych Zwingli]] e [[Giovanni Calvino]]; in Germania, con gli [[anabattisti]] di Munster; Martin Bucero, nella zona franco-tedesca; in Inghilterra, con la creazione di una [[Chiesa anglicana|Chiesa nazionale]] ad opera di [[Enrico VIII d'Inghilterra|Enrico VIII]] (1533). Cfr. [[protestantesimo]].</ref> in tutta Europa, la gerarchia cattolica romana cominciò a preparare una controffensiva. [[Papa Clemente VII]], memore del [[conciliarismo]] affermatosi a [[Concilio di Costanza|Costanza]] e a [[Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze|Basilea]] nel [[XV secolo|secolo precedente]], preferì non convocare alcun [[concilio ecumenico]], timoroso che questo potesse mettere in discussione il [[Primato di Pietro|primato petrino]]<ref>"L'ipotesi di convocazione di un concilio, da più parti richiesta, fu a lungo considerata dai pontefici con sospetta prudenza. Erano tutt'altro che scomparse le dottrine conciliariste, relative alla superiorità del concilio sul papa, che avevano trovato larga udienza e creato polemiche di non poco contro nell'età dei concili di Costanza e Basilea" (G. Filoramo - D. Menozzi, ''L'Età Moderna'', cit. pp. 170-171.)</ref><ref>{{Cita web|autore = Adriano Prosperi|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/clemente-vii_%28Enciclopedia-dei-Papi%29/|titolo = Clemente VII in Enciclopedia dei Papi online|accesso = 4 febbraio 2015|editore = Treccani|data = 2000|citazione = Ma l'ostilità del papa alla convocazione di un concilio era grandissima e già allora ben conosciuta, tanto che l'ambasciatore di Carlo V, il duca di Sessa, non ebbe il coraggio di affrontare direttamente l'argomento. Concorrevano ad alimentare tale ostilità da un lato le ombre ancora vicine del conciliarismo e l'esperienza del contrasto coi "gallicani", dall'altro il timore che il concilio potesse trovare nella sua nascita illegittima un buon pretesto per deporlo}}</ref>.
La situazione cambiò con [[Papa Paolo III|Paolo III]] (1534-1549), il quale affidò ai cardinali [[Gasparo Contarini|Contarini]] e [[Reginald Pole|Pole]] l'incarico di mettersi d'accordoconcordare con l'imperatore [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]] per trovare una città dove i luterani e i cattolici potessero confrontarsi<ref>{{Cita libro|autore = Potestà-Vian|titolo = Storia del Cristianesimo|anno = |editore = |città = |pp = 327-328}}</ref>. Si scelse [[Trento]] per due motivi: apparteneva all'Impero ed era geograficamente vicina alla Germania luterana<ref name=":0">{{Cita libro|autore = Filoramo-Menozzi|titolo = L'Età Moderna|anno = |editore = |città = |p = 171}}</ref>. Il percorsoprocesso per giungere al Concilio fu lungo e travagliato: convocato prima per il 1542, fu poi definitivamente convocato dal pontefice per il 1545 con la bolla ''Laetare Jerusalem''<ref name=":0" />. I lavori furono interrotti a seguito di contrasti con l'Imperatore e ripresero con [[Papa Giulio III|Giulio III]] (1550-1555), mentre l'intransigente [[Papa Paolo IV|Paolo IV]] (1555-1559) non volle che si continuasse in quanto riteneva che spettasse solo alla sede romana il compito della Riforma<ref name=":1">{{Cita web|autore = |url = http://www.treccani.it/enciclopedia/concilio-di-trento_%28Dizionario-di-Storia%29/|titolo = Concilio di Trento in Dizionario di Storia online|accesso = 4 febbraio 2015|editore = Treccani|data = 2010}}</ref>. Ripreso sotto [[Papa Pio IV|Pio IV]] (1562), si concluse soltanto nel 1563<ref name=":1" />.
==== Decreti dottrinali ====
La conseguenza di queste drastiche riforme fu un'accentuazione del clima di intolleranza che si poteva già percepire all'indomani della Riforma luterana. Dagli anni sessanta del XVI secolo, infatti, l'Europa sprofondò in una serie di guerre di religione tra protestanti e cattolici che destabilizzarono profondamente gli equilibri interni degli stati, accentuando il ruolo politico e religioso del campione della Controriforma, il cattolicissimo sovrano di Spagna [[Filippo II di Spagna|Filippo II]].
==== Francia ====
* La Francia, guidata da [[Caterina de' Medici]] come reggente, si barcamenò tra momenti di momentanea riappacificazione e di aperto conflitto, favorito dalla conflittualità tra la monarchia e l'aristocrazia del sangue (i [[Guisa]]) e gli [[Ugonotti]] calvinisti. Il conflitto toccò l'apice sotto il regno di [[Enrico III di Francia|Enrico III]] (1574-1589), allorché il sovrano cercò di favorire la pace interna riconciliandosi con l'ugonotto [[Enrico IV di Francia|Enrico di Navarra]]. La conseguenza di quest'atto fu l'assassinio di Enrico III, l'ascesa ostacolata di [[Enrico IV di Francia|Enrico IV]] da parte dei membri della [[Lega cattolica (Francia)|Lega cattolica]] (patrocinata dalla Spagna), la conquista del potere del Navarra e la proclamazione dell'[[Editto di Nantes]] (1598), con cui si tollerò la presenza del calvinismo in alcune piazzaforti francesi<ref>Per maggiori dettagli, cfr. ''http://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/p/percorso/451/le-guerre-di-religione-in-francia {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160309150916/http://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/p/percorso/451/le-guerre-di-religione-in-francia |date=9 marzo 2016 }} ''(URL consultato il 4 febbraio 2015)</ref>.
* L'Inghilterra fu anch'essa centro delle guerre di religione tra cattolici e protestanti. Dopo la separazione da Roma (1534) ad opera di [[Enrico VIII d'Inghilterra|Enrico VIII]], il re si proclamò capo della [[Chiesa anglicana]]. Enrico, nonostante la rottura, si mantenne sempre su un piano ortodosso a livello dogmatico<ref>{{Cita libro|autore = K. O'Morgan|titolo = Storia dell'Inghilterra|anno = |editore = |città = |p = 216}}</ref>. Al contrario, il suo successore, il re bambino [[Edoardo VI d'Inghilterra|Edoardo VI]] (1547-1553), attorniato da cortigiani e teologi calvinisti (quali [[Thomas Cranmer]]), si adoperò per l'introduzione dei dogmi calvinisti nel seno della Chiesa<ref>{{Cita libro|autore = K. O' Morgan|titolo = Storia dell'Inghilterra|anno = |editore = |città = |p = 226}}</ref>. A ribaltare la situazione fu la sorellastra e fervente cattolica [[Maria I d'Inghilterra|Maria I]] (1553-1558), figlia di primo letto di Enrico VIII e di [[Caterina d'Aragona]]. Maria, nel suo breve regno, cercò di reintrodurre i costumi e gli usi cattolici, dando nel contempo inizio ad una violenta caccia contro gli eretici protestanti<ref>{{Cita libro|autore = K. O' Morgan|titolo = Storia dell'Inghilterra|anno = |editore = |città = |pp = 228-229}}</ref>. Ben più durature furono le riforme religiose della secondogenita di Enrico figlia di [[Anna Bolena]], [[Elisabetta I d'Inghilterra|Elisabetta I]] (1558-1603) la quale: nel 1559 pubblicò un libro di preghiere comune (''The Book of Common Prayer'')<ref name=":6">{{Cita libro|autore = K. O'Morgan|titolo = Storia dell'Inghilterra|anno = |editore = |città = |p = 232}}</ref>, mentre promulgò nel 1563<ref name=":6" /> una serie di articoli di fede (i 39 articoli). Nonostante questo tentativo di pacificazione, Elisabetta iniziò a perseguitare i sudditi cattolici dopoché [[papa Pio V]] la scomunicò ufficialmente nel 1570<ref>{{Cita libro|autore = K. O'Morgan|titolo = Storia dell'Inghilterra|anno = |editore = |città = |p = 234}}</ref> e dopo essere venuta a conoscenza dei complotti (favoriti dalla Spagna) per deporla ponendo sul trono la cugina, l'ex regina di Scozia [[Maria Stuarda]]. Elisabetta riuscì a resistere anche al tentativo armato di porre fine al suo regno da parte di Filippo II, con la spedizione dell'[[Invincibile Armata]] (1588)<ref>{{Cita libro|autore = K. O'Morgan|titolo = Storia dell'Inghilterra|anno = |editore = |città = |p = 235}}</ref>. ▼
* La [[Guerra dei trent'anni]]. I torbidi politico-religiosi sembrarono placarsi all'alba del XVII secolo, ma non era nient'altro che una tregua. Nel 1618, in seguito alla [[Defenestrazione di Praga (1618)|defenestrazione di Praga]], scoppiò una violenta guerra tra gli [[Asburgo d'Austria]] e i principi protestanti dell'[[Sacro Romano Impero|Impero]], destinata a durare fino al 1648. Questo conflitto, che si estese a tutti i grandi Paesi europei ([[Stato Pontificio]], [[Baviera]], Asburgo d'Austria e di [[Asburgo di Spagna|Spagna]] da un lato; [[Francia]], [[Repubblica delle Sette Province Unite|Paesi Bassi]], [[Svezia]] e principi protestanti dall'altro), fu l'ultimo che si possa definire di carattere religioso. Infatti, la partecipazione della cattolica Francia (guidata dal [[Armand-Jean du Plessis de Richelieu|Richelieu]]) al fianco dei [[Calvinismo|calvinisti]] e dei [[Luteranesimo|luterani]] e lo smacco subito dalle armate imperiali, portavoce in campo politico di quella riunificazione religiosa sognata dal Papato, fece tramontare il sogno di una restaurazione cattolica da parte della Chiesa. ▼
==== Inghilterra ====
▲* L'Inghilterra fu anch'essa centro delle guerre di religione tra cattolici e protestanti. Dopo la separazione da Roma (1534) ad opera di [[Enrico VIII d'Inghilterra|Enrico VIII]], il re si proclamò capo della [[Chiesa anglicana]]. Enrico, nonostante la rottura, si mantenne sempre su un piano ortodosso a livello dogmatico<ref>{{Cita libro|autore = K. O'Morgan|titolo = Storia dell'Inghilterra|anno = |editore = |città = |p = 216}}</ref>. Al contrario, il suo successore, il re bambino [[Edoardo VI d'Inghilterra|Edoardo VI]] (1547-1553), attorniato da cortigiani e teologi calvinisti (quali [[Thomas Cranmer]]), si adoperò per l'introduzione dei dogmi calvinisti nel seno della Chiesa<ref>{{Cita libro|autore = K. O' Morgan|titolo = Storia dell'Inghilterra|anno = |editore = |città = |p = 226}}</ref>. A ribaltare la situazione fu la sorellastra e fervente cattolica [[Maria I d'Inghilterra|Maria I]] (1553-1558), figlia di primo letto di Enrico VIII e di [[Caterina d'Aragona]]. Maria, nel suo breve regno, cercò di reintrodurre i costumi e gli usi cattolici, dando nel contempo inizio ad una violenta caccia contro gli eretici protestanti<ref>{{Cita libro|autore = K. O' Morgan|titolo = Storia dell'Inghilterra|anno = |editore = |città = |pp = 228-229}}</ref>. Ben più durature furono le riforme religiose della secondogenita di Enrico figlia di [[Anna Bolena]], [[Elisabetta I d'Inghilterra|Elisabetta I]] (1558-1603) la quale: nel 1559 pubblicò un libro di preghiere comune (''The Book of Common Prayer'')<ref name=":6">{{Cita libro|autore = K. O'Morgan|titolo = Storia dell'Inghilterra|anno = |editore = |città = |p = 232}}</ref>, mentre promulgò nel 1563<ref name=":6" /> una serie di articoli di fede (i 39 articoli). Nonostante questo tentativo di pacificazione, Elisabetta iniziò a perseguitare i sudditi cattolici dopoché [[papa Pio V]] la scomunicò ufficialmente nel 1570<ref>{{Cita libro|autore = K. O'Morgan|titolo = Storia dell'Inghilterra|anno = |editore = |città = |p = 234}}</ref> e dopo essere venuta a conoscenza dei complotti (favoriti dalla Spagna) per deporla ponendo sul trono la cugina, l'ex regina di Scozia [[Maria Stuarda]]. Elisabetta riuscì a resistere anche al tentativo armato di porre fine al suo regno da parte di Filippo II, con la spedizione dell'[[Invincibile Armata]] (1588)<ref>{{Cita libro|autore = K. O'Morgan|titolo = Storia dell'Inghilterra|anno = |editore = |città = |p = 235}}</ref>.
==== Guerra dei trent'anni ====
{{Vedi anche|Guerra dei trent'anni}}
▲* La [[Guerra dei trent'anni]]. I torbidi politico-religiosi sembrarono placarsi all'alba del XVII secolo, ma non era nient'altro che una tregua. Nel 1618, in seguito alla [[Defenestrazione di Praga (1618)|defenestrazione di Praga]], scoppiò una violenta guerra tra gli [[Asburgo d'Austria]] e i principi protestanti dell'[[Sacro Romano Impero|Impero]], destinata a durare fino al 1648. Questo conflitto, che si estese a tutti i grandi Paesi europei ([[Stato Pontificio]], [[Baviera]], Asburgo d'Austria e di [[Asburgo di Spagna|Spagna]] da un lato; [[Francia]], [[Repubblica delle Sette Province Unite|Paesi Bassi]], [[Svezia]] e principi protestanti dall'altro), fu l'ultimo che si possa definire di carattere religioso. Infatti, la partecipazione della cattolica Francia (guidata dal [[Armand-Jean du Plessis de Richelieu|Richelieu]]) al fianco dei [[Calvinismo|calvinisti]] e dei [[Luteranesimo|luterani]] e lo smacco subito dalle armate imperiali, portavoce in campo politico di quella riunificazione religiosa sognata dal Papato, fece tramontare il sogno di una restaurazione cattolica da parte della Chiesa.
=== L'assolutismo papale ===
Elemento caratteristico della cultura religiosa post-tridentina fu l'affermazione definitiva dell'assolutismo papale e la morte del conciliarismo. I pontefici della seconda metà del XVI secolo si impegnarono, infatti, a sottolineare il decreto conciliare tridentino che ribadiva il carattere divino della [[diocesi di Roma|sede episcopale romana]], limitando così fortemente eventuali spinte autonomiste delle sedi episcopali cattoliche suffraganee<ref name=":7">{{Cita libro|autore = G. Filoramo - D. Menozzi|titolo = L'Età Moderna|p = 183}}</ref>. Grazie anche alla trattatistica del teologo gesuita (e poi cardinale) [[Roberto Bellarmino]]<ref>R. Bellarmino, ''De Summo Pontifice'', in ''Opera Omnia'', Vol.I, Giuseppe Giuliano Editore, Napoli 1836.</ref>, si giunse ad un'esaltazione personale del Romano Pontefice quale ''Vicarius Dei ''e cuore della Chiesa stessa:
{{Citazione|«L'esaltazione dei pontefici, della loro azione e delle loro realizzazioni, divenne una costante; i panegirici si modellavano su quelli scritti in onore degli imperatori: ma l'esaltazione della persona in realtà rimandava all'esaltazione della chiesa stessa».|{{cita libro|titolo=Storia del Cristianesimo-l. L'età moderna, a.c. di |curatore=G.Filoramo – D. Menozzi, cit|volune=vol., 3|data=12 aprile 2002|p.= 183|editore=Laterza|edizione= 4ª ed.}}}}Il ''clou'' del periodo in cui si consolidò questa dimensione curiale, accentratrice ed assolutista si può tratteggiare dal pontificato di Paolo III (1534-1549) fino a quello di [[papa Gregorio XV|Gregorio XV]] (1621-1623)<ref name=":7" />, durante i quali pontefici autoritari ed assolutisti quali Pio V e Sisto V incarnarono lo spirito di rinnovamento diffusosi nella coscienza cattolica post-tridentina. Dal pontificato di [[papa Urbano VIII|Urbano VIII]] (1623-1644) fino a quello di [[papa Clemente XII|Clemente XII]] (1730-1740), cioè quel ''lungo Seicento delle Chiese cristiane'', si assistette alla fine del sogno di restaurazione cattolica dell'Europa (con la fine della guerra dei trent'anni, 1648) e all'assestamento della mentalità controriformista e delle strutture curiali romane, fino alla comparsa dell'Illuminismo che fu il primo, serio movimento culturale capace di mettere in crisi l'impianto socio-religioso uscito fuori da Trento<ref>{{Cita libro|autore = Potestà-Vian|titolo = Storia del Cristianesimo|anno = |editore = |città = |pp = 346-358}}</ref><ref>[[papa Benedetto XIV|Benedetto XIV]] (1740-1758) fu il primo pontefice, infatti, a confrontarsi con il movimento illuminista. Se in un primo momento fu aperto alle istanze riformiste, nella seconda metà del suo pontificato (1750-1758) si assistette ad un irrigidimento dottrinale che continuerà sotto i suoi successori fino allo scoppio della [[Rivoluzione francese]] (1789).</ref>.
[[File:El Greco 050.jpg|thumb|[[El Greco]], ''Ritratto di Pio V'', olio su tela, data ignota, Collezione privata, Parigi.]]
Pio V fu uno dei più energici ed attivi pontefici dell'immediato periodo post-tridentino, incarnandone appieno lo spirito di riaffermazione del prestigio romano.
===== Da Pio IV a Clemente VIII (1559-1605). L'attuazione del Concilio =====
[[Papa Pio IV|Pio IV]], negli ultimi anni del suo pontificato, si mobilitò perché i canoni disciplinari e teologici approvati a Trento fossero messi in pratica. Per questo motivo, già nel 1564 creò una [[Dicastero per il clero|Congregazione del concilio]]<ref>{{Cita libro|autore = G. Filoramo - D. Menozzi|titolo = L'Età Moderna|anno = |editore = |città = |p = 184}}</ref> perché sorvegliasse l'attuazione delle disposizioni conciliari e, il 13 novembre 1565<ref>{{Cita web|autore = Flavio Rurale|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/pio-iv_%28Enciclopedia-dei-Papi%29/|titolo = Pio IV in Enciclopedia dei Papi online|accesso = 4 febbraio 2015|editore = Treccani|data = 2000}}</ref>, la pubblicazione della ''[[Confessione di fede|Professio fidei tridentina]]'', "compendio" della teologia della Riforma cattolica. L'opera di Pio IV fu continuata da Michele Ghisleri, intronizzato nel 1565 col nome di [[Papa Pio V|Pio V]] (1565-1572), implacabile inquisitore animato da una ferrea ed intransigente volontà di sottolineare la ''plenitudo potestatis ''romana e di combattere le eresie con tutti i mezzi a disposizione possibili. Sotto di lui:
{{Citazione|La Roma papale tendeva a costituirsi norma di tutta la vita ecclesiale, dalla liturgia al diritto, dalla storia alla teologia. Lo si verifica anche sul piano liturgico-rituale. Poiché ai pontefici era deputato l'intervento in materia, la riforma del messale e del breviario fu effettuata da parte di papa Pio V.|{{cita libro|autore capitolo=P. VISMARA, «Vismara|capitolo=Il cattolicesimo: dalla "riforma cattolica" all’assolutismo illuminato», in|titolo= Storia del Cristianesimo, |volume=III. L'età moderna, a cura di|cuatore= G. FILORAMOFiloramo, D. MENOZZI, Menozzi|città=Roma-Bari, |editore=Laterza, |anno=2008, pp. 151-290, cit., |p. =187}}}}Oltre alla riforma del messale (il cosiddetto "Messale di San Pio V")<ref>{{Cita web|autore = |url = http://www.maranatha.it/novusordo/a4page.htm|titolo = La Prima Riforma Liturgica: Il Messale di San Pio V|accesso = 4 febbraio 2015}}</ref>, Pio V patrocinò anche l'uniformità dei vari [[riti liturgici]] presenti nella Chiesa cattolica (mantenendo intatto il [[rito ambrosiano]], anche a causa della caparbia volontà di san [[Carlo Borromeo]] nel mantenerne la ricchezza spirituale<ref>{{Cita libro|autore = G. Filoramo - D. Menozzi|titolo = L'Età Moderna|anno = |editore = |città = |p = 187}}</ref>); diede impulso alle [[Missionario|missioni]] (istituzione di una congregazione cardinalizia nel 1568<ref name=filmen196>{{Cita libro|autore = G. Filoramo - D. Menozzi|titolo = L'Età Moderna|anno = |editore = |città = |p = 196}}</ref>); instaurò a Roma un clima di assoluta ortodossia dottrinale accompagnata da una corretta ortoprassi da parte del clero e dei fedeli; favorì la diffusione del [[Rosario|Santo Rosario]] presso il popolo, preghiera che venne solennizzata come ringraziamento alla [[Maria (madre di Gesù)|Madonna]] per la vittoria ottenuta dalla [[Lega Santa (1571)|Lega Santa]] a [[Lepanto]] contro i Turchi (1571)<ref>{{Cita web|autore = Cristina Siccardi|url = http://www.santiebeati.it/dettaglio/27000|titolo = San Pio V|accesso = 4 febbraio 2015 |data = 5 giugno 2012|autore2 = Fabio Arduino}}</ref>. Le riforme furono proseguite da [[Papa Gregorio XIII|Gregorio XIII]] (1572-1585), decretando la costituzione di ambascerie diplomatiche permanenti (le [[Nunziatura apostolica|nunziature apostoliche]]) per mantenere strette e continue relazioni con i monarchi d'Europa<ref>{{Cita libro|autore = Potestà-Vian|titolo = Storia del Cristianesimo|anno = |editore = |città = |p = 339}}</ref> ed avviò le prime disposizioni ecclesiali riguardo all'obbligo, da parte dei vescovi, di presentare a Roma delle relazioni delle visite pastorali da loro condotte nelle varie diocesi<ref name=":8">{{Cita libro|autore = Potestà-Vian|titolo = Storia del Cristianesimo|anno = |editore = |città = |p = 340}}</ref>. Solamente nel 1585, sotto [[Papa Sisto V|Sisto V]] (1585-1590), tali decreti divennero ufficiale, dando origine alle ''[[visita ad limina|relationes ad limina apostolorum]]'' tuttora vigenti<ref name=":8" />. Quest'ultimo pontefice, benché avesse regnato solo 5 anni, si dimostrò energico nell'azione teologica ed esegetica, tanto da portare a compimento la revisione della ''[[Vulgata]]'' (edita nel 1592<ref>{{Cita libro|autore = G. Filoramo - D. Menozzi|titolo = L'Età Moderna|anno = |editore = |città = |p = 188}}</ref> sotto [[Papa Clemente VIII|Clemente VIII]], papa dal 1592 al 1605), in ottemperanza ai canoni tridentini che prevedevano la definizione dei libri delle [[Bibbia|Sacre Scritture]].
==== La fine del sogno dell'egemonia cattolica (1605-1648) ====
La prima metà del secolo vide il papato impegnato nel tentativo di imporre la sua supremazia in campo religioso in tutta Europa, e non limitandosi soltanto agli Stati che nel frattempo avevano abbracciato il protestantesimo. Supportati da un apparato politico-religioso stabile ed efficiente, i pontefici del primo Seicento cercarono di ricostruire il sogno medievale di [[Papa Gregorio VII|Gregorio VII]] e di [[Papa Innocenzo III|Innocenzo III]]: una ''[[plenitudo potestatis|plenitudo potestatis directa]]'' che non si limitasse ad esercitare il potere spirituale nelle questioni prettamente religiose, ma che interferisse anche nella politica interna degli stati, considerati come il braccio "secolare" dell'azione della Chiesa.
La concretizzazione di questo progetto si trovò nell'autoritario [[Papa Paolo V|Paolo V]] (1605-1621), allorché scagliò l'[[interdetto]] contro la [[Repubblica di Venezia]] (1606) per essersi rifiutata di consegnare a Roma dei preti rei di aver commesso dei delitti e per non aver accolto le richieste pontificie in merito alla legislazione ecclesiastica<ref>{{Cita web|autore = Volker Reinhardt|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/paolo-v_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/|titolo = Paolo V nell'Enciclopedia dei papi online|accesso = 5 febbraio 2015|editore = Treccani|data = 2000}}</ref>. Paolo V, però, non si rese conto che la sua presa di posizione era anacronistica: la difesa dei principi giurisdizionalisti statali, nell'età delle monarchie assolute, avevano sviluppato un senso di orgoglio "laico" negli Stati, opponendosi fortemente contro le pretese di intervento diretto del pontefice nelle loro questioni di politica interna<ref>{{Cita libro|autore = Potestà-Vian|titolo = Storia del Cristianesimo|p = 349|citazione = Nel patriziato veneziano prevalse l'ala di orientamento giurisdizionalista}}</ref>. Il Bellarmino stesso si accorse, anni addietro, che era impossibile esercitare tale politica:
{{Citazione|Roberto Bellarmino, in particolare nelle sue ''Disputationes de controversiis christianae fidei adversus huius tempori haereticos'' [...] prendeva atto lucidamente del processo in corso nella formazione degli Stati moderni e della situazione creatasi dopo la Riforma, quando il sostegno alla causa della Chiesa romana da parte degli Stati cattolici era stato ottenuto dal Papato attraverso contrattazioni che avevano dovuto riconoscere al potere politico varie competenze nella sfera della giurisdizione ecclesiastica. Di lì derivava l'impossibilità di riproporre una prospettiva teocratica nella quale il potere del papa trovasse occasione di esercitarsi direttamente sulla società|{{cita libro|autore=Gian Luca Potestà-|autore2=Giovanni Vian,|titolo= ''Storia del Cristianesimo'', cit.,|editore=il Mulino|anno=2014|pp. =346-347}}}}
[[File:Bellarmine 3.jpg|thumb|253x253px|Anonimo, ''cardinale Roberto Bellarmino'', XVI secolo.|left]]
Infatti, il Pontefice non riuscì ad ottenere il risultato sperato: l'indifferenza dei veneziani (che continuarono a celebrare i sacramenti nonostante l'interdetto papale), la reazione teologico-politica di fra [[Paolo Sarpi]]<ref name=":9" /> e le minacce della Francia di Enrico IV costrinsero Paolo a retrocedere dai suoi propositi<ref name=":8" />.
Dopo il breve ma intenso pontificato di [[Papa Gregorio XV|Gregorio XV]] (1621-1623), promotore dell'importante dicastero pontificio di ''[[Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli|Propaganda fide]] ''(1622)<ref name=filmen196/>, seguì quello ventennale di Urbano VIII (1623-1644). Il Pontefice, benché assertore della maestà pontificia nella regolamentazione delle questioni internazionali, dovette amaramente constatare il fallimento dei suoi progetti quando la Francia del cardinale Richelieu, nella [[guerra dei trent'anni]], si batté a fianco dei protestanti contro i cattolici. La pace di Westfalia
{{Citazione|posePose fine alle grandi guerre di religione e comportò il fallimento del progetto di restaurazione controriformista dell'Europa [...] Con la pace di Westfalia, che [[Innocenzo X]] sconfessò senza generare particolari conseguenze, il Papato entrò in una fase di grave crisi.|{{cita libro|autore=Gian Luca Potestà-|autore2=Giovanni Vian,|titolo= ''Storia del Cristianesimo'', cit.,|editore=il Mulino|anno=2014|p. =351.}}}}
==== Il riformismo barocco e la sua fine (1650-1740) ====
* {{Cita libro|autore = Massimo Mila|titolo = Breve storia della musica|anno = 1977|editore = Einaudi|città = Torino|SBN = LIG0011759|edizione = 4}}
* {{Cita libro|autore = Juan Plazaola|wkautore=Juan Plazaola Artola|titolo = La Chiesa e l'arte|anno = 1998|editore = Jaca Book|città = Milano|ISBN = 88-16-43708-1|edizione = 1|curatore = Bruno Bistocchi}}
* {{Cita libro|autore = Gian Luca Potestà e |autore2=Giovanni Vian|titolo = Storia del Cristianesimo|anno = 2010|editore = il Mulino|città = Bologna|ISBNcid=Potestà e Vian|ISBN= 978-88-15-13763-0}}
* {{Cita libro|autore = Adriano Prosperi|titolo = Clemente VII|anno = 2000|editore = Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città = Roma|SBN = CFI0494959|collana = Enciclopedia dei Papi|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/clemente-vii_%28Enciclopedia-dei-Papi%29/|accesso = 27 giugno 2015}}
* {{Cita libro|autore = Adriano Prosperi|titolo = Sarpi, Paolo|anno = 2013|editore = Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città = Roma|ISBN = 978-88-12-00089-0|collana = Il Contributo italiano alla storia del Pensiero - Politica|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/paolo-sarpi_%28Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Politica%29/|accesso = 27 giugno 2015}}
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