Processo di Bobigny: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
Nessun oggetto della modifica |
||
Riga 66:
Halimi prosegue nella propria arringa negando ogni valore alla legge del 1920, ancora vigente, che criminalizzava la pratica abortiva. Infatti essa veniva continuamente violata da migliaia di donne, per questo motivo la legge non può più essere considerata valida<ref>{{Cita libro|autore=A cura dell’Associazione «Choisir»|titolo=Un caso di aborto: il processo Chevalier|data=1974|editore=Einaudi|città=Torino|pp=146-147}}</ref>.
L'avvocata sostiene inoltre questa legge condanna solamente le donne povere, coloro che, come Marie-Claire, non possono permettersi di abortire in modo sicuro e legale nelle cliniche svizzere o inglesi<ref>{{Cita pubblicazione|autore=L. Bo|data=12 ottobre 1972|titolo=Assolta una giovane che aveva abortito|rivista=Il Corriere della Sera|volume=a. 97|numero=n. 226|p=19}}</ref>. Halimi prosegue sostenendo che la ragazza non ricevette un'[[educazione sessuale]], in quanto la madre non ebbe i mezzi per impartirgliela e, all'epoca, nelle scuole non si insegnava. L'altro grave problema che gravava su tutte le donne è quello che riguarda la contraccezione che, nonostante fosse resa legale nel 1967 per mezzo della
Halimi considera la legge del 1920 come «la pietra di paragone dell'oppressione che colpisce ogni donna»<ref>{{Cita libro|autore=A cura dell’Associazione «Choisir»|titolo=Un caso di aborto: il processo Chevalier|data=1974|editore=Einaudi|città=Torino|p=143}}</ref>, questo perché viene tolto alle donne il «diritto di scegliere di dare la vita»<ref>{{Cita libro|autore=A cura dell’Associazione «Choisir»|titolo=Un caso di aborto: il processo Chevalier|data=1974|editore=Einaudi|città=Torino|p=166}}</ref> che la stessa definisce nel seguente modo: «l'atto di procreazione è l'atto di libertà per eccellenza. La libertà fra tutte le libertà, la più fondamentale, la più intima delle nostre [delle donne] libertà»<ref>{{Cita libro|autore=A cura dell’Associazione «Choisir»|titolo=Un caso di aborto: il processo Chevalier|data=1974|editore=Einaudi|città=Torino|p=161}}</ref>. L'avvocata, alla fine della sua arringa, sprona i giudici ad assumersi le proprie responsabilità<ref>{{Cita libro|autore=A cura dell’Associazione «Choisir»|titolo=Un caso di aborto: il processo Chevalier|data=1974|editore=Einaudi|città=Torino|pp=169-171}}</ref>.
Riga 87:
Il dibattito che si creò attorno al processo, diffuso attraverso i media, portò i suoi frutti. Infatti già nel dicembre 1974, il ministro della Sanità del governo [[Jacques Chirac|Chirac]] [[Simone Veil]], propose una legislazione, ricordata con il nome Loi Veil, per la depenalizzazione dell'aborto, approvata il 1 gennaio 1975.
== Quante Marie-Claire in Italia?<ref name=":4">{{Cita pubblicazione|autore=Gabriella Lapasini|data=10 dicembre 1972|titolo=Quante Marie Claire in Italia?|rivista=Noi Donne|volume=a. XXVII|numero=n. 49|p=20}}</ref> ==
Il dibattito costruito in Francia, attorno alla piaga dell'aborto clandestino grazie al processo di Bobigny, uscì dai confini e arrivò anche in Italia, dove, anche qui stavano avvenendo manifestazioni, organizzate dalle organizzazioni femministe, per chiedere la legalizzazione della pratica abortiva.
L'esito del processo contro Marie-Claire e il successo mediatico dello stesso entusiasmò le militanti che, già a partire dal 1971, avevano iniziato a organizzare iniziative per rendere l'aborto libero, legale e sicuro. In Italia, l'interruzione di gravidanza, infatti, era punita, fino al 1978, dal X titolo «Dei delitti contro la integrità e la sanità della stirpe» del [[Codice penale Rocco]] del 1930, risalente al periodo fascista.
L'evento oltralpe, venne reso noto in Italia grazie ai giornali e grazie al periodico «Noi Donne». In quest'ultimo, infatti, vi furono, nel numero 49 del 1972, due inchieste dedicate al processo di Bobigny: la prima, dal titolo ''Tutta Parigi con lei'', fu scritta da Pinuccia Bonetti, la seconda, di notevole importanza, fu scritta da Gabriella Lapasini e intitolata ''Quante Marie Claire in Italia?.''
Questa seconda inchiesta permise di utilizzare il caso Chevalier, come mezzo per parlare dell'aborto clandestino all'interno del contesto italiano. Marie-Claire viene presa come: «un emblema: una figura che riassume in sé anche le vicende e le difficili storie di centinaia di altre Marie Claire del nostro paese»<ref name=":4" />.
== Note ==
Riga 96 ⟶ 103:
* A cura dell’Associazione «Choisir», ''Un caso di aborto: il processo Chevalier'', Torino, Einaudi, 1974.
* Carlo Cavicchioli, ''Cortei e scontri a Parigi per un'imputata d'aborto'', in «La Stampa», a. 106, n. 224, 12 ottobre 1972, p. 13.
* Gabriella Lapasini, ''Quante Marie Claire in Italia?'', in «Noi Donne», a. XXVII, n. 49, 10 dicembre 1972, p. 20.
* L. Bo, ''Assolta una giovane che aveva abortito'', in «Il Corriere della Sera», a. 97, n. 226, 12 ottobre 1972, p. 19.
* Pinuccia Bonetti, ''Tutta Parigi con lei'', in «Noi Donne», a. XXVII, n. 49, 10 dicembre 1972, pp. 22-23-24.
|