Processo di Bobigny: differenze tra le versioni

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Nonostante la legge del 1920, cominciarono a presentarsi associazioni per denunciare la proibizione della propaganda a favore del controllo delle nascite. Tra queste vi fu la fondazione di «[[La maternité heureuse]]», un'organizzazione creata dalla ginecologa [[Marie-Andrée Lagroua Weill-Hallé]] nel 1956. Essa ebbe lo scopo di informare le donne, in quanto l'ignoranza sulla [[contraccezione]] fu molto più pericolosa della propaganda, questo perché essa può portare a gravidanze non volute e a conseguenti rischi anche mortali per la salute delle donne<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Bibia Pavard|titolo=The Right to Know? The Politics of Information about Contraception in France (1950s–80s)|rivista=Medical History|volume=vol. 63|numero=n. 2|p=175}}</ref>.
 
Anche grazie alle iniziative promosse da diverse associazioni e da diversi attivisti, nel 1967, in Francia, si assistette a una svolta nel 1967 in Franciasignificativa. In questo anno venne approvata la [[Loi Neuwirth]], la quale concesse l'uso dei contraccettivi, in particolare quelli per via orale. Nonostante ciò, il divieto verso la propaganda anti-natalista continuò a permanere<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Bibia Pavard|titolo=The Right to Know? The Politics of Information about Contraception in France (1950s–80s)|rivista=Medical History|volume=vol. 63|numero=n. 2|p=178}}</ref>.
 
A partire dagli anni Settanta, grazie alla comparsa del [[movimento femminista]], la contraccezione e l'aborto vennero considerati come mezzi per sostenere [[l'emancipazione femminile]]<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Bibia Pavard|titolo=The Right to Know? The Politics of Information about Contraception in France (1950s–80s)|rivista=Medical History|volume=vol. 63|numero=n. 2|p=179}}</ref>.
 
== Il manifesto delle 343 e «Choisir» ==
Oltre al processo di Bobigny, i collettivi femministi, attraverso le loro iniziative, aiutarono a concorrere al raggiungimento della Loi Veil del 1975, contribuirono iniziative sostenute dai collettivi femministi. Tra queste vi fu quello che accadde nell'aprile del 1971, quando nella rivista di sinistra «[[Le Nouvel Observateur]]» venne pubblicato il [[Manifesto delle 343]], il quale provocò una cesura profonda rispetto a quanto avvenne prima.
[[File:Simone de Beauvoir 1955.jpg|miniatura|Simone De Beauvoir, firmataria del Manifesto delle 343 e fondatrice, con Gisèle Halimi, dell'associazione «Choisir».]]
Infatti, per mezzo di questo manifesto, le 343 donne firmatarie dichiararono pubblicamente di aver abortito su uno dei periodici francesi più venduti (tiratura 350.000 copie a settimana), rifiutando in modo deciso l'anonimato con cui questa pratica, in quanto venne vista come uno stigma sociale, normalmente avveniva. Il manifesto delle 343 ebbe tra le firmatarie più conosciute: l’autrice [[Simone de Beauvoir|Simone De Beauvoir]], l’avvocata franco-tunisina [[Gisèle Halimi]] che difenderà Marie-Claire Chevalier nel processo di Bobigny, la regista [[Agnès Varda]], l’attrice [[Jeanne Moreau]], la cantante [[Brigitte Fontaine]]. Con questo manifesto si cominciò a mettere in discussione ciò che si riteneva essere il destino di ogni donna: la maternità. Fu un momento cruciale non solo per la depenalizzazione dell’aborto, ma anche per l’emancipazione femminile. L’obiettivo del documento fu quello di rivendicare con forza l’aborto libero e gratuito<ref>{{Cita web|url=https://www.nouvelobs.com/culture/20041126.OBS2461/la-liste-des-343-francaises-qui-ont-le-courage-de-signer-le-manifeste-je-me-suis-fait-avorter.html|titolo=Il testo del manifesto e la lista delle firmatarie|sito=nouvelobs.com|accesso=2 gennaio 2025|urlarchivio=/web/20250102104002/https://www.nouvelobs.com/culture/20041126.OBS2461/la-liste-des-343-francaises-qui-ont-le-courage-de-signer-le-manifeste-je-me-suis-fait-avorter.html}}</ref>.
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Infatti, nell'autunno del 1971 accadde «che un compagno di scuola, tale Daniel P., la minaccia, la picchia e poi la costringe a un rapporto sessuale. Marie-Claire resta incinta. Si rende subito conto del problema e cerca aiuto presso la madre, con la quale ha un buon rapporto e si confida»<ref name=":0">{{Cita libro|autore=Lorenza Perini|titolo=Il corpo del reato. Parigi 1972 - Padova 1973: storia di due processi per aborto|data=2014|editore=BraDypUs|città=Bologna|p=22}}</ref>. Così la aiutò ad abortire.
 
La madre Michèle decise così di rivolgersi alle proprie colleghe, due delle quali la aiutarono nella ricerca, per trovare un'[[abortion provider]] (espressione utilizzata dalla storiografia anglofona, per indicare le persone, con formazione medica e non, che eseguono aborti. La formula scelta evita il ricorso a espressioni stigmatizzanti come “mammana”, “praticona”, “medicona” ecc), in quanto, a causa della propria condizione economica, non potevano permettersi un aborto sicuro in cliniche private estere dove l'interruzione di gravidanza era permessa dalla legge, in Francia, infatti, l'aborto, fino al 1975, era considerata una pratica illegale.
 
A procurarle l'aborto fu [[Madame Bambuck]], la quale utilizzò la tecnica della sonda. Questa pratica, come spesso avveniva, provocò a Marie-Claire una grave emorragia. Per questo motivo lei e la madre si recarono in ospedale per evitare conseguenze anche fatali. Come accadeva spesso alle migliaia di donne che ricorrevano a questa tecnica abortiva, i medici non la denunciarono, in quanto i sintomi di un aborto procurato sono indistinti da quelli a seguito di un aborto spontaneo. Per questo motivo, moltissime donne non vennero punite.
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== Il processo ==
Durante questo processo vennero giudicate Marie-Claire Chevalier per aver interrotto la gravidanza, come complici la madre Michèle, le due colleghe della metro della medesima e Madame Bambuck per aver procurato l'aborto alla giovane ragazza<ref name=":1" />. QuestoLo caso,storico cheGiambattista vieneScirè ha così descritto dalloquesto storicocaso Giambattista Scirècome: «era uno dei tanti in cui l'indigenza e l'ignoranza avevano portato una ragazza a una gravidanza indesiderata e poi all'aborto»<ref>{{Cita libro|autore=Giambattista Scirè|titolo=L’aborto in Italia. Storia di una legge|anno=2008|editore=Mondadori|città=Milano|p=36}}</ref>.
[[File:Gisele Halimi Front de Gauche 2009-03-08.jpg|miniatura|L'avvocata femminista franco-tunisina Gisèle Halimi]]
Il processo avvenne in due momenti: Marie-Claire dovette presentarsi presso il Tribunale dei minori di Bobigny l'11 ottobre per essere giudicata, mentre le altre accusate il 22 novembre<ref name=":1" />. In entrambi i casi la difesa venne gestita gratuitamente dall'avvocata franco-tunisina Gisèle Halimi.
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In primo luogo, il punto di forza dell'arringa dell'avvocata Halimi fu che riuscì a rendere la storia privata di Marie-Claire eredità di tutte le donne e dell'umanità intera<ref>{{Cita libro|autore=Maud Anne Bracke|titolo=La nuova politica delle donne. Il femminismo in Italia 1968-1983|anno=2019|editore=Edizioni di Storia e Letteratura|città=Roma|p=112}}</ref>, che la storica Lorenza Perini descrive così: «“la donna” diventa “le donne”, il suo caso diventa la condizione di tutte, il suo scontro con il Codice Penale diventa il problema dei diritti di uguaglianza di ogni cittadino di fronte alla legge»<ref>{{Cita libro|autore=Lorenza Perini|titolo=ll corpo del reato. Parigi 1972 - Padova 1973: storia di due processi per aborto|anno=2014|editore=BraDypUs|città=Bologna|p=32}}</ref>.
 
In secondo luogo: «Grazie all’abile difesa della Halimi e ad un clima sociale informato e consapevole, l’azione intentata contro la giovane Marie-Claire si trasforma in Francia in un clamoroso processo all’aborto»<ref name=":3" />. Questo caso, inoltre, divenne un «dibattito educativo»<ref name=":3" /> per combattere la piaga dell'aborto clandestino. Una realtà che, stando al professor Palmer, testimone nella seconda parte del processo, conta 400.000 aborti (dati ufficiali),. maTuttavia, la cifra che si ritiene essere reale, come suggerito anche dall'arringa di Halimi, oscillerebbe tra gli 800.000 e un milione di casi<ref>{{Cita libro|autore=A cura dell’Associazione «Choisir»|titolo=Un caso di aborto: il processo Chevalier|anno=1974|editore=Einaudi|città=Torino|p=145}}</ref>.
 
Il dibattito che si creò attorno al processo, diffuso attraverso i media, portò i suoi frutti. Infatti già nel dicembre 1974, il ministro della Sanità del governo [[Jacques Chirac|Chirac]] [[Simone Veil]], propose una legislazione, ricordata con il nome Loi Veil, per la depenalizzazione dell'aborto, approvata il 1 gennaio 1975.