Unni: differenze tra le versioni

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== Origini ==
Provenivano dalla Siberia meridionale, come dimostra un documento cinese antico, e la loro lingua era forse di ceppo turco. [[Ammiano Marcellino|Ammiano]], storico romano del IV secolo, si limita a specificare che essi provengono da «al di là delle paludi [[Meozia|meotiche]]», una zona di steppe molto vasta.<ref name=Kel17-36>{{cita|Kelly|pp. 17-36}}.</ref>
 
In passato è stata proposta un'identificazione con gli [[Xiongnu]] 匈奴 (una variante arcaica o una tribù completamente diversa), una popolazione nomade che, riportano fonti cinesi, nel [[I secolo a.C.]] minacciava la Cina. Durante la [[dinastia Han]] 漢 ([[206 a.C.]]-[[220]] d.C.), gli Xiongnu fondarono un regno nelle regioni a nord dell'Impero cinese sconfiggendo nel 162 a.C. gli [[Yuezhi]] ([[popolo indoeuropeo]]). Il potere degli Xiongnu si indebolì durante i secoli seguenti e alla fine, nel 48 a.C., si scisse in due gruppi: uno venne sottomesso e inglobato dai Cinesi, mentre l'altro, i Xiongnu meridionali, combatté contro l'Impero cinese ancora per un altro secolo fino a che non fu costretto a migrare verso occidente in seguito a una sconfitta subita ad opera degli Hsieng-Se, alleati dei Cinesi, nel 93 d.C. Durante la migrazione verso occidente attraverso la valle dell'[[Ili (fiume)|Ili]] - se l'identificazione con gli Unni è corretta - gli Unni si sarebbero poi stabiliti lungo il corso del [[Volga]], invadendo i territori degli [[Alani]] (in cinese: Ālánliáo 阿蘭聊), degli [[Ostrogoti]] e dei [[Visigoti]]. I Xiongnu orientali invece rimasero sotto l'influenza politica dell'Impero cinese.
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Si diceva che dove passassero gli Unni non crescesse più l'erba. Questo fa bene intendere quali fossero le devastazioni arrecate dalle loro scorrerie.
 
Da quando [[Joseph de Guignes]] nel [[XVIII secolo]] ha identificato gli Unni con gli ''[[Xiongnu]]'', il dibattito sulla loro origine si è acceso. L'identificazione tra Unni e Xiongnu, seppur affascinante, non è comprovata con prove certe, e tra l'altro, se vi sono delle analogie tra le due popolazioni, vi sono anche notevoli differenze:<ref name=Kel17-36/><ref name=Hea187-200>{{cita|Heather|pp. 187-200}}.</ref>
* Gli Unni e gli Xiongnu avevano un'organizzazione politica completamente differente: gli Unni nel IV secolo avevano molti re, i due gruppi di Xiongnu avevano invece un unico capo, lo Shan-Yu.
* Anche il modo di legare i capelli era differente: gli Xiongnu legavano i capelli in una coda di cavallo, a differenza degli Unni.
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Gli Unni, originari dell'Asia centrale, arrivarono in [[Europa]] alla fine del IV secolo, scacciati dalla Cina grazie alle armi e alle strutture di difesa avanzate sviluppate dai cinesi, come nuovi usi per gli esplosivi, catapulte più precise e la balestra in bronzo e l'arco. La calata delle orde nomadi degli Unni sulle pianure dell'[[Ucraina]] e della [[Bielorussia]] avvenne tra il [[374]] ed il [[376]] sotto il Re [[Octar]] e si concretizzò come il classico "[[effetto domino]]": vennero travolti dapprima [[Sarmati]], [[Alani]], [[Ostrogoti]], [[Sciri]], [[Rugi]] ([[Battaglia del fiume Erac]]) e, quindi, [[Visigoti]], [[Eruli]], [[Gepidi]], [[Burgundi]], [[Franchi]], [[Suebi]], [[Vandali]] ed [[Alemanni|Alamanni]], i quali tra il [[378]] ed il [[406]] si abbatterono in massa sull'[[Impero romano d'Occidente]], disintegrandolo nel giro d'una settantina d'anni e creando, al suo posto, i [[regni romano-barbarici]]. Intorno al 385 gli Unni occuparono brevemente Colonia e secondo la tradizione vi uccisero [[Sant'Orsola]] e le sue compagne. Nel frattempo un gruppo di Unni misto ad [[Avari]], a [[Popoli turchi|Turchi]] e a [[Bulgari]], staccatosi dall'orda principale, aveva messo a ferro e fuoco l'[[Impero Sasanide]] di [[Persia]], stanziandosi nelle regioni comprese tra il [[Lago Balqaš]] ed il [[Indo|Fiume Indo]], e invaso l'[[India]] stessa.
 
Nel 395 grandi concentrazioni di Unni erano ancora a nord del Mar Nero, da cui partirono in quello stesso anno incursioni che devastarono sia l'Impero romano d'Oriente che la Persia.<ref>{{cita|Heather|p. 252}}.</ref> [[San Girolamo]], che in quel momento risiedeva a Betlemme, scrisse terrorizzato:
{{Citazione|Ma proprio un anno fa, eccoti piombare su di noi, dalle più lontane regioni rupestri del Caucaso, dei lupi. Non erano dell'Arabia, no, erano del Nord, e in poco tempo hanno traversato immensi territori. Quanti monasteri hanno requisito! Quanti fiumi si sono visti cambiare l'acqua in sangue umano!... Branchi di prigionieri vennero trascinati via. L'Arabia, la Fenicia, la Palestina e l'Egitto sono in preda al terrore, come paralizzate. Potessi avere anche cento lingue e cento bocche e una voce di ferro, non potrei ugualmente fare una rassegna completa di tutti questi disastri.}}
Fu intorno all'inizio del V secolo che presumibilmente avvenne la migrazione nella grande pianura ungherese: nel 412-413, anno in cui lo storico e ambasciatore [[Olimpiodoro di Tebe]] condusse un'ambasceria presso gli Unni, erano già stanziati lungo il corso medio del Danubio,<ref>{{cita|Heather|p. 253}}.</ref> in una posizione strategica a cavallo tra i due imperi, sempre meno solidali tra di loro, che consentiva una politica di oscillazione tra i due: ormai non potevano che attaccare uno dei due imperi o fornire mercenari a caro prezzo.<ref name=":0" /> Probabilmente, secondo la teoria di Heather, fu lo spostamento degli Unni a spingere Radagaiso a invadere l'Italia, Vandali, Alani, Svevi e Burgundi a invadere le Gallie, e [[Uldino]] a invadere la Tracia durante la crisi del 405-408.<ref>{{cita|Heather|p. 254}}.</ref> All'epoca dell'ambasceria di Olimpiodoro, gli Unni erano governati da molti re, ma nel giro di vent'anni, probabilmente attraverso lotte violente, il comando fu unificato sotto un unico re: Attila.<ref>{{cita|Heather|pp. 394-395}}.</ref>
 
L'alleanza tra romani e Unni durò dal 401, anno in cui il re [[Uldino]] portò la testa di [[Gainas]] all'imperatore [[Arcadio]], al 450,<ref name=":0">{{Cita libro|autore=[[Michel Rouche]]|traduttore=Marianna Matullo|titolo=[[Attila]]|collana=I protagonisti della storia|anno=2019|editore=Salerno Editrice|città=Pioltello (MI)|p=75 e 79|volume=14|capitolo=IV- Il grande scontro (375-435)|ISSN=2531-5609}}</ref> pur con fasi alterne.<ref>Uldino attaccò nel 405-6 e nel 408 i Balcani dell'Impero d'Oriente</ref>
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Nel [[V secolo]] gli Unni costituirono un regno nell'Europa centrorientale, e come gli orientali Xiongnu, incorporarono gruppi di popolazioni tributarie, arrestando il flusso migratorio ai danni dell'Impero da essi stessi provocato, in quanto, volendo dei sudditi da sfruttare, impedirono ogni migrazione da parte delle popolazioni sottomesse. Nel caso europeo, [[Alani]], [[Gepidi]], [[Sciri]], [[Rugi]], [[Sarmati]], [[Slavi]] e specialmente le tribù [[goti]]che, vennero tutti uniti sotto la supremazia militare della famiglia degli Unni. Guidati dai re [[Rua]], [[Attila]] e [[Bleda]], gli Unni si rafforzarono molto. Attila (406-453) apparteneva alla famiglia reale. Nel [[432]] gli Unni avevano un tale potere che lo zio di Attila, il re Rua, riceveva un consistente tributo dall'impero. Ottennero la supremazia sui loro rivali, molti dei quali altamente civilizzati, grazie alla loro abilità militare, mobilità e ad armi come l'[[arco unno]].
 
Negli anni 430 furono impiegati come mercenari dal ''[[magister militum]]'' [[Flavio Ezio|Ezio]] per le sue campagne in Gallia, ottenendo, in cambio del loro appoggio, parte della [[Pannonia]]; grazie al sostegno degli Unni, Ezio riuscì a vincere nel 436 i [[Burgundi]], massacrati dall'esercito romano-unno di Ezio, ridotti all'obbedienza e insediati come ''foederati'' intorno al lago di Ginevra; gli Unni risultarono poi decisivi anche nella repressione della rivolta dei [[bagaudi]] in Armorica e nelle vittorie contro i Visigoti ad [[battaglia di Arles|Arelate]], e [[battaglia di Narbona (436)|a Narbona]],<ref>{{cita|Heather|pp. 350-351}}.</ref> grazie alle quali nel 439 i Visigoti accettarono la pace alle stesse condizioni del 418. La scelta di Ezio di impiegare gli Unni trovò però l'opposizione di taluni, come il vescovo di [[Marsiglia]] [[Salviano di Marsiglia|Salviano]], autore del ''De gubernatione dei'' ("Il governo di Dio"),<ref>{{cita|Kelly|pp. 95-96}}.</ref> secondo cui l'impiego dei pagani Unni contro i cristiani (seppur [[Arianesimo|ariani]]) Visigoti non avrebbe fatto altro che provocare la perdita della protezione di Dio, perché i Romani «avevano avuto la presunzione di riporre la loro speranza negli Unni, essi invece che in Dio». Si narra che nel 439 [[Litorio]], arrivato ormai alle porte della capitale visigota [[Tolosa]], che intendeva conquistare annientando completamente i Visigoti, permettesse agli Unni di compiere sacrifici alle loro divinità e di predire il futuro attraverso la [[scapulomanzia]], suscitando lo sdegno e la condanna di scrittori cristiani come Prospero Tirone e Salviano, che si lamentarono anche per i saccheggi degli Unni contro gli stessi cittadini che erano tenuti a difendere. Litorio poi perse la battaglia decisiva contro i Visigoti e fu giustiziato. Secondo Salviano, la sconfitta degli arroganti Romani, adoratori degli Unni, contro i pazienti Goti, timorati di Dio, oltre a costituire una giusta punizione per Litorio, confermava il passo del [[Nuovo Testamento]], secondo cui «chiunque si esalta sarà umiliato, e chiunque si umilia sarà esaltato.»<ref>Salviano, ''De gubernatione Dei'', [http://www.tertullian.org/fathers/salvian_gov_07_book7.htm VII, 9].</ref>
 
==== Campagne balcaniche di Attila ====
{{vedi anche|Campagne balcaniche di Attila}}
[[File:Ulpiano Checa La invasión de los bárbaros.jpg|thumb|upright=1.7|Gli Unni all'attacco.]]
La situazione cambiò drasticamente quando a capo degli Unni salì [[Attila]] nel [[445]], la cui ferocia è rimasta leggendaria. Questi, già nel 441-442, quando condivideva ancora il governo con il fratello Bleda, attaccò i territori dell'Impero romano d'Oriente approfittando dello sguarnimento del fronte danubiano dovuto all'invio di una potente flotta da parte dell'Impero d'Oriente nel tentativo di recuperare Cartagine ai Vandali. Gli Unni espugnarono rapidamente Vidimacium, Margus e Naissus, costringendo l'Impero d'Oriente a rinunciare alla guerra contro i Vandali, richiamando la flotta, e poco tempo dopo, a comprare la pace accettando di pagare un tributo di 1.400 libbre d'oro all'anno.<ref>{{cita|Heather|pp. 372-373}}.</ref> Teodosio II, però, ritornata la flotta, smise di pagare il tributo agli Unni, nella speranza che con i Balcani non sguarniti di truppe e con il potenziamento delle difese, sarebbe riuscito a respingere gli attacchi unni. Quando gli arretrati raggiunsero le 6.000 libbre d'oro, nel 447, Attila protestò, e al rifiuto dell'Imperatore di sborsare le 6.000 libbre d'oro in questione, il re unno reagì con la guerra.<ref>{{cita|Heather|pp. 374-375}}.</ref> Nell'invasione del 447, Attila sconfisse più volte gli eserciti romano-orientali, non riuscendo ad espugnare Costantinopoli, ma devastando gli interi Balcani Orientali e costringendo l'Impero romano d'Oriente ad accettare una pace umiliante:
{{Citazione|[Tutti] i fuggiaschi dovettero essere riconsegnati agli Unni, e bisognò versare 6.000 libbre d'oro per le rate arretrate del tributo; e di lì in avanti il tributo stesso sarebbe stato di 2.100 libbre d'oro all'anno; per ogni prigioniero di guerra romano [preso dagli Unni] che fosse scappato e riuscito a tornare in patria senza [che per lui fosse pagato alcun] riscatto, si sarebbero versati dodici solidi ... e ... i Romani non avrebbero dovuto accogliere gli Unni fuggiaschi.|Prisco, ''Storie''.}}
Inoltre l'Impero d'Oriente dovette evacuare la zona a sud del Danubio «larga cinque giorni di viaggio».<ref>{{cita|Heather|p. 380}}.</ref>
 
==== Campagne occidentali di Attila ====
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Forte di un esercito che si diceva potesse contare oltre 500.000 uomini, il più grande in Europa da duecento anni a quella parte, Attila attraversò la [[Gallia]] settentrionale provocando morte e distruzione. Conquistò molte delle grandi città europee, tra cui [[Reims]], [[Strasburgo]], [[Treviri]], [[Colonia (Germania)|Colonia]], ma fu sconfitto contro le armate dei [[Visigoti]], dei [[Franchi]] e dei [[Burgundi]] comandati dal generale [[Flavio Ezio|Ezio]] nella [[Battaglia dei Campi Catalaunici]].
[[File:Leoattila-Raphael.jpg|upright=1.4|thumb|left|''Incontro tra Leone il Grande e Attila'', Affresco, 1514, Stanza di Eliodoro, Palazzi Pontifici, Vaticano. L'affresco fu completato durante il pontificato di Leone X (papa dal 1513 al 1521). Secondo la leggenda, la miracolosa apparizione dei Santi Pietro e Paolo armati con spade durante l'incontro tra Papa Leone e Attila (452) avrebbe spinto il re degli Unni a ritirarsi, rinunciando al sacco di Roma.]]
Attila tornò in Italia nel [[452]] per reclamare nuovamente le sue nozze con Onoria. Gli Unni cinsero d'assedio per tre mesi [[Aquileia romana|Aquileia]], e, secondo la leggenda, proprio mentre erano sul punto di ritirarsi, da una torre delle mura si levò in volo una cicogna bianca che abbandonò la città con il piccolo sul dorso; il superstizioso Attila a quella vista ordinò al suo esercito di rimanere: poco dopo crollò la parte delle mura dove si trovava la torre lasciata dalla [[cicogna]]. Attila conquistò poi Milano e si stabilì per qualche tempo nel [[palazzo Reale di Milano|palazzo reale]]. Famoso è rimasto il modo singolare con cui affermò la propria superiorità su Roma: nel palazzo reale c'era un dipinto in cui erano raffigurati i Cesari seduti in trono e ai loro piedi i principi sciti. Attila, colpito dal dipinto, lo fece modificare: i Cesari vennero raffigurati nell'atto di vuotare supplici borse d'oro davanti al trono dello stesso Attila. Attila si fermò finalmente sul [[Mincio]], dove incontrò un'ambasciata formata dal [[Prefetto (storia romana)|prefetto]] [[Trigezio]], il [[Console (storia romana)|console]] Avienno e [[papa Leone I]] (la leggenda vuole che il papa gli mostrò il crocifisso e Attila gli vide al seguito una schiera di angeli, e spaventato tornò indietro). Dopo l'incontro Attila tornò indietro con le sue truppe senza pretese né sulla mano di Onoria, né sulle terre in precedenza reclamate. Sono state date diverse interpretazioni della sua azione. La fame e le malattie che accompagnavano la sua invasione (in [[Italia]], infatti, stava infuriando un'epidemia di [[colera]] e di [[malaria]] e la [[Pianura padana]] non era in grado di dar sostentamento all'orda<ref>La parola ''orda'' viene spesso riferita agli Unni con una valenza semantica decisamente ma è interessante sapere che il sostantivo è perfettamente adeguato, significano ''ordu'' in [[lingua turca]] "esercito".</ref> barbarica) potrebbero aver ridotto la sua armata allo stremo, oppure mentre [[Marciano (imperatore)|Marciano]] mandò delle truppe oltre il Danubio, l’armata di Ezio era discesa dalla Francia e si trovava in Liguria diretta verso Attila per braccarlo, e questi potrebbero avergli dato ragione di retrocedere. La "favola che è stata rappresentata dalla matita di [[Raffaello Sanzio|Raffaello]] e dallo scalpello di [[Alessandro Algardi|Algardi]]" (come l'ha chiamata [[Edward Gibbon]]) di [[Prospero d'Aquitania]] dice che il papa, aiutato da [[Pietro apostolo]] e [[Paolo di Tarso]], lo convinse a girare al largo della città. Vari storici hanno supposto che l'ambasciata portasse un'ingente quantità d'oro al leader unno e che lo abbia persuaso ad abbandonare la sua campagna,<ref>{{cita|Luttwak|p. 62}}.</ref> e questo sarebbe stato perfettamente in accordo con la linea politica generalmente seguita da Attila, cioè di chiedere un riscatto per evitare le incursioni unne nei territori minacciati.
 
Quali che fossero le sue ragioni, Attila lasciò l'Italia e ritornò al suo palazzo attraverso il Danubio. Da lì pianificò di attaccare nuovamente Costantinopoli e reclamare il tributo che Marciano aveva tagliato. Morì, invece, nei primi mesi del [[453]]; la tradizione, secondo Prisco, dice che la notte dopo un banchetto che celebrava il suo ultimo matrimonio (con una principessa [[goti|gota]] di nome [[Krimhilda]], poi abbreviato con [[Ildikó]]), egli ebbe una copiosa [[epistassi]] e morì soffocato. I suoi guerrieri, dopo aver scoperto la sua morte, si tagliarono i capelli e si sfregiarono con le loro spade in segno di lutto così che, dice [[Giordane]], "il più grande di tutti i guerrieri dovette essere pianto senza lamenti femminili e senza lacrime, ma con il sangue degli uomini". La causa del decesso pare esser attribuibile ad un'[[emorragia cerebrale]] (in base a quanto attestato dai cronisti del tempo, ripresi dal goto [[Giordane]] ([[500]] - [[570]]), Attila era soggetto a sanguinamenti), occorsa durante la notte in cui sposò Krimhilda. Venne sepolto un paio di giorni dopo non lontano dalla capitale del suo regno (in realtà un campo trincerato in legno) nella pianura ungherese. Il suo corpo venne posto in tre sarcofagi: il più interno in legno, racchiuso da un secondo in argento puro e da un terzo in oro massiccio. Lo seguirono nella tomba tutte le sue ricchezze, il suo cavallo,<ref>Le sepolture di guerrieri con il loro cavallo era pratica usuale in numerose popolazioni nomadi, fra cui gli [[Avari]].</ref> le mogli, i servi ed anche gli schiavi che scavarono la fossa, per precauzione, in modo che nessuno fosse in grado di rivelare il luogo esatto della sepoltura (... "Ed un silenzio di morte avvolse il sepolcro la notte medesima, accomunando allo stesso tempo il morto e i becchini", ebbe a scrivere Giordane) [http://users.libero.it/riccardo.zelioli/jordanes.htm].
 
==== Collasso dell'impero di Attila ====
Le lotte per la successione, seguite alla morte di Attila, dissolsero la potenza degli Unni. Dopo il suo decesso, l'Impero unno si disgregò rapidamente: infatti i tre figli di Attila ([[Dengizico|Dengizich]], [[Ellac]] e [[Ernakh|Ernac]]) non riuscirono a sedare le rivolte per l'indipendenza dei sudditi degli Unni, portando alla rapida caduta dell'Impero unno. Il primo gruppo ad ottenere l'indipendenza fu quello dei [[Gepidi]], guidati da re [[Ardarico]], che sconfissero nel 453-454 l'esercito unno nella [[Battaglia del fiume Nedao]] ([[454]]), costringendo gli Unni a riconoscere loro l'indipendenza.<ref>{{cita|Heather|p. 426}}.</ref> Negli anni successivi tutti gli altri gruppi (come Sciri, Rugi, Eruli, Longobardi, Ostrogoti) ottennero gradualmente l'indipendenza dagli Unni, e nel 468 gli Unni persero la propria indipendenza, finendo per essere arruolati come mercenari dall'Impero romano d'Oriente.
 
La memoria dell'invasione degli Unni è stata trasmessa oralmente fra le [[tribù germaniche]], ed è una componente importante nella [[Völsunga Saga]] e [[Hervarar Saga]], in [[norvegese antico]], e nel [[Nibelungenlied]], in [[antico germanico]]. Tutte ritraggono gli eventi di questo periodo di migrazioni, avvenute circa un millennio prima della loro trascrizione. Nella ''Hervar Saga'', i Goti hanno i loro primi contatti con gli arcieri unni, e si incontrano in un'epica battaglia sulle rive del [[Danubio]]. Nella Völsunga Saga e in Nibelungenlied, re Attila (''Atli'' in Norvegese e ''Etzel'' in Germanico) sconfigge il re [[Franchi|franco]] [[Sigisberto I]] (''Sigurðr'' o ''Siegfried'') e il re [[Burgundi|burgundo]] [[Gontran I]] (''Gunnar'' or ''Gunther'') ma è successivamente assassinato dalla regina [[Gudrun (mitologia)|Crimilde]] (''Gudrun'' o ''Kriemhild''), sorella di quest'ultimo e moglie di Attila.